Il 28 gennaio 1969 l’esplosione della piattaforma petrolifera Platform A della Union Oil, situata a circa 10 km dalle coste di Santa Barbara, in California, provocò il riversamento in mare, per undici giorni consecutivi, di milioni di litri di petrolio e di fanghi di risulta.
L’onda nera raggiunse le coste, deturpando 50 km di spiaggia e causando la moria di migliaia di pesci e di uccelli marini.
Ci è voluto un disastro ambientale
Il disastro ambientale ebbe un forte impatto a livello mediatico. I cittadini di Santa Barbara diedero vita in brevissimo tempo al movimento GOO! (Get Oil Out!), che organizzò manifestazioni di protesta e di boicottaggio nei confronti della compagnia petrolifera, chiedendo la cessazione delle trivellazioni del fondale marino e portando la questione della salvaguardia dell’ambiente all’attenzione di un vasto pubblico.
Erano gli anni delle proteste contro la guerra in Vietnam e delle lotte per i diritti civili delle donne e delle minoranze. Gli anni della guerra fredda, che vedevano le due superpotenze Usa e Urss impegnate a sperimentare in modo indiscriminato, nel poligono nucleare di Bikini e con la Bomba Zar, il proprio potenziale bellico attraverso test nucleari che tenevano desto, nella memoria collettiva, il ricordo delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki.
Erano gli anni in cui articoli e studi di carattere scientifico venivano mettendo in luce le nefaste conseguenze delle azioni dell’uomo sul meraviglioso e fragile equilibrio del nostro pianeta, e parole come ecologia e tutela dell’ambiente cominciavano ad entrare a far parte del lessico dei politici e della gente comune mentre, seppur in modo frammentario, andava prendendo forma una coscienza ambientalista condivisa.
Primavera silenziosa
Una spinta decisiva in questa direzione era stata data da un libro pubblicato nel settembre del 1962 e divenuto in poco tempo un best-seller internazionale, grazie anche all’immediatezza della sua scrittura, capace di coniugare un fortissimo amore per la natura e una straordinaria precisione documentaria: Primavera silenziosa di Rachel Carson.
Nata in una famiglia rurale della Pennsylvania nel 1907, Carson intrecciò fin da bambina nella sua biografia l’amore per la natura e la passione per la letteratura. Laureatasi in zoologia nel 1932, nel 1936 fu assunta come biologa marina dal Dipartimento Statunitense per la Pesca, evento del tutto inconsueto per una donna, a quei tempi.
Proprio alle dipendenze del Dipartimento iniziò a scrivere articoli di carattere divulgativo dedicati alla vita negli ambienti marini. La qualità della sua scrittura la segnalò ben presto all’attenzione di alcune case editrici e i suoi articoli vennero pubblicati in volume: nel 1941 Under the Sea Wind, seguito da The Sea Around Us (Il mare intorno a noi) che, nel 1952, le valse il National Book Award.
La decisione di scrivere Primavera silenziosa le venne da una lettera dell’amica Olga Owens Huckins, del gennaio 1958. Olga, che abitava nel Massachusetts, le parlava «della sua amara esperienza d’un piccolo mondo ormai privo di vita»: le azioni governative volte alla disinfestazione dalle zanzare avevano previsto che coltivazioni e centri abitati fossero irrorati con miscele di DDT dagli aeroplani. E, mentre gli uccelli erano morti a centinaia, per ironia della sorte le zanzare erano più numerose di prima.
Dal mare alle campagne
Sollecitata da questa lettera, Rachel volge il suo sguardo dal mare alle campagne e decide di scrivere un libro spiegando perché «tacciono le voci della primavera in innumerevoli contrade d’America».
Quando Carson inizia la sua battaglia, la tossicità degli insetticidi è ancora tutta da dimostrare. Ci vorranno quattro anni prima che Primavera silenziosa venga pubblicata, quattro anni intensi di studi e di ricerche.
Le prime anticipazioni escono sul New Yorker, a puntate, all’inizio del 1962 e le reazioni sono immediate. I produttori di pesticidi si avventano contro Rachel, scatenando una campagna di discredito nei confronti delle sue competenze scientifiche. Ma il presidente Kennedy istituisce una commissione d’inchiesta per esaminare le conclusioni presentate nel libro e i dati del documento finale, esposti nel 1963, le danno pienamente ragione.
Ammalatasi di tumore al seno proprio mentre si stava occupando dei capitoli del libro dedicati al legame tra sostanze chimiche e insorgenza del cancro, Rachel Carson morì il 14 aprile 1964.
Nel frattempo, una nuova consapevolezza iniziava a diffondersi a livello politico e fra le gente comune: nel 1970 venne fondata l’EPA, Environmental Protection Agency (Agenzia del governo federale preposta alla protezione dell’ambiente e della salute umana) e nel 1972 si ebbe la messa al bando del DDT come insetticida ad uso agricolo (in Italia il provvedimento legislativo si avrà nel 1978).
Guerra e ambiente
La coscienza critica promossa da Primavera silenziosa e il movimento ambientalista nato dal disastro ecologico di Santa Barbara, tragicamente replicatosi nel 2015,[1] sono alla base delle iniziative che portarono, il 22 aprile 1970, alla celebrazione della prima Giornata della Terra.
Nata come iniziativa studentesca in ambito universitario, sancita poi dal Segretariato Generale delle Nazioni Unite, l’Earth Day si è andata nel tempo confermando come occasione importante di promozione di iniziative educative e formative che aiutino a mettere a tema la questione ambientale come questione imprescindibile per il presente e il futuro del nostro pianeta.
Anche quest’anno, sullo sfondo tragico delle guerre che continuano ad insanguinare l’umanità, celebrare la Giornata della Terra può essere l’occasione per tornare a meditare le parole di Rachel Carson: «Parallelamente all’eventualità della totale estinzione del genere umano in una guerra atomica, l’altro fondamentale problema della nostra epoca consiste nella contaminazione dell’ambiente in cui viviamo ad opera di sostanze con un incredibile potenziale di devastazione – sostanze che si accumulano nei tessuti delle piante e degli animali e penetrano anche nelle cellule germinali per distruggere o alterare i fattori dai quali dipende l’eredità e, in ultima istanza, la sorte stessa dell’umanità».[2]
[1] Nel maggio 2015 l’incidente ad un oleodotto ha provocato la fuoriuscita nell’Oceano Pacifico di migliaia di litri di petrolio che con la loro onda nera hanno raggiunto le spiagge di Santa Barbara.
[2] Rachel Carson, Primavera silenziosa, Feltrinelli 2022, pag. 29.