Come già sappiamo, circa l’80% del fabbisogno mondiale di energia è soddisfatto dalle fonti non rinnovabili: carbone, petrolio, gas, uranio per la fissione nucleare. Le principali fonti rinnovabili sono: l’idroelettrico, che sfrutta l’energia di caduta dell’acqua per ottenere energia elettrica; l’eolico, che utilizza l’energia del vento per ricavare energia elettrica; il fotovoltaico, che consente la conversione diretta dell’energia solare in energia elettrica; il solare termico, che trasforma l’energia del sole in calore; le biomasse, che permettono di ottenere calore mediante un processo di combustione di scarti vegetali e animali. Le rinnovabili possono garantire al mondo una fornitura di energia per lungo tempo.
Consumi mondiali di energia, distinti per fonti energetiche, dal 1880 ad oggi (BP Stats Review 2020).
Il problema della scelta delle fonti energetiche è ben presente nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.
Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare (n. 22).
Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione (n. 26).
L’Agenda 2030 dell’ONU, tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che il mondo dovrebbe raggiungere entro il 2030, fissa il seguente: Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti.
Le fonti rinnovabili
Perché occorre sviluppare le fonti rinnovabili che dovrebbero sostituire, in tempi relativamente brevi, quelle non rinnovabili, realizzando così la cosiddetta transizione energetica?
Le ragioni sono tante. Cercherò di indicare quelle che mi sembrano decisive.
(1) La disponibilità delle fonti non rinnovabili è limitata: con l’attuale ritmo di consumo si stimano riserve di petrolio e di gas per 50 anni e di carbone per ancora 100 anni; per l’uranio si parla di una disponibilità valutata intorno ai 70 anni. Le riserve attuali sono inoltre meno facilmente raggiungibili rispetto al passato: spesso per arrivare ai giacimenti di petrolio occorre fare perforazioni molto profonde del terreno iniettando nel sottosuolo ingenti quantità d’acqua (tecnica del fracking).
(2) Le fonti fossili non sono equamente distribuite nel mondo: l’84% dei giacimenti di petrolio si trova in mano a 9 nazioni (il territorio dell’Europa occidentale ha solo lo 0,8% del petrolio mondiale); il 76% delle riserve di carbone è dislocato in 5 nazioni e il 76% di quelle di gas in 9 nazioni (BP, Statistical Review of World Energy, 2020). Analogo discorso vale per i giacimenti di uranio. La concentrazione delle riserve in pochi paesi e lo sfruttamento delle fonti fossili da parte di poche compagnie (Saudi Aramco, Gazprom, PetroChina, National Iran Oil Company) rendono instabile il prezzo dei combustibili e la loro disponibilità. Ragioni di mercato e ragioni politiche condizionano i prezzi e l’approvvigionamento di queste materie prime.
(3) L’impiego dei combustibili fossili su larga scala produce un notevole impatto ambientale: devasta il suolo e il sottosuolo; inquina l’aria, l’acqua e il terreno. Ciò avviene a monte, nei luoghi di estrazione, ma soprattutto a valle, con le operazioni di trasporto, di raffinazione e di trasformazione energetica nelle centrali termiche che utilizzano tali combustibili. Per quanto riguarda il nucleare da fissione, l’uranio utlizzato nei reattori crea non pochi problemi ambientali in caso di incidenti e per lo smaltimento delle scorie radioattive, come la storia di questi ultimi decenni ci insegna.
(4) I combustibili fossili sono tra i maggiori imputati della alterazione del clima terrestre, con le gravi conseguenze che stiamo ormai constatando in modo crescente: scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari, aumento di fenomeni climatici estremi (siccità, alluvioni, uragani), perdita della biodivesità ed estinzioni su larga scala di specie animali e vegetali.
Bisogna correre ai ripari al più presto possibile, prima che i processi di degradazione degli ecosistemi diventino irreversibili. Ci ricorda papa Francesco nella Laudato si’:
Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l’alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica (n. 165).
Senza alternativa
Il ricorso alle fonti rinnovabili sembra l’unica soluzione sostenibile per il nostro ecosistema. Perché?
- Le fonti rinnovabili offrono un’ampia disponibilità nel tempo, non sono soggette ad esaurirsi nell’arco di un secolo come le fonti fossili.
- Le fonti rinnovabili sono ampiamente distribuite sul pianeta. Con l’aumento della loro diffusione cala il loro prezzo di mercato.
- Le fonti rinnovabili hanno un impatto ambientale molto meno devastante di quelle fossili. Producono modeste quantità di inquinanti, e di gas serra responsabili del cambiamento climatico.
La transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili è già iniziata, anche perché l’energia elettrica «pulita» sta diventando ormai conveniente come quella ottenuta da fonti fossili. Ma occorre continuare e fare di più. L’obiettivo che si pone la comunità europea è quello di portare le fonti rinnovabili dall’attuale 20% al 32% entro il 2030.
Migliorare l’efficienza
Ma già, da subito, possiamo intraprendere azioni importanti per salvaguardare il nostro ambiente.
Bisogna innanzitutto migliorare l’efficienza energetica dei nostri apparecchi e delle nostre abitazioni. Ad esempio, per l’illuminazione, sostituendo le lampade a incandescenza con quelle a LED, si ottiene un’efficienza 20 volte superiore. Passando agli edifici, una casa di classe A+ consuma annualmente 2 m³ di gas metano per ogni m² di superficie, mentre una di classe G consuma 18 m³. Se per le auto a benzina l’efficienza è inferiore al 20%, per quelle elettriche sale ad oltre il 50%. Bisogna investire di più nella ricerca in materia energetica per ottenere soluzioni maggiormente sostenibili.
Interessante è la creazione e la crescita di cooperative per la produzione locale e la vendita di energia elettrica da fonti rinnovabili.
In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti. Questi valori hanno radici molto profonde nelle popolazioni aborigene. (Laudato si’, n. 179).
Contenere i consumi
Un’altra azione fondamentale da perseguire è quella di contenere i consumi energetici, adottando la sobrietà come stile di vita. La nostra è una civiltà consumistica basata sullo spreco. Spreco di risorse e di energie. Non possiamo pensare che basterà sostituire alcune fonti energetiche con altre, per assicurare un futuro alle nuove generazioni. Anche gli impianti di fonti rinnovabili hanno dei costi per i materiali che vengono impiegati, per le fasi industriali di costruzione, per il trasporto e la manutenzione.
Occorre quindi consumare meno e meglio. Dobbiamo pensare, ad esempio, a soluzioni radicalmente diverse per la mobilità, favorendo il trasporto pubblico rispetto a quello privato, sviluppando il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma. Anche l’edilizia deve adattarsi alle esigenze di contenimento dei consumi e le soluzioni ci sono già, come abitazioni autosufficienti sul piano energetico.
Ognuno di noi può dare il suo contributo nel quotidiano, scegliendo le azioni più sostenibili: usare il meno possibile i mezzi di trasporto privati a motore, evitare acquisti di beni di consumo inutili, recuperare e riciclare il più possibile gli oggetti. Ma è anche indispensabile che ognuno di noi riscopra lo spirito di stupore e di contemplazione del creato che aveva animato san Francesco d’Assisi.
Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio (Laudato si’, n. 11).
Luigi Togliani, laureato in Matematica all’Università di Bologna, è stato docente di Matematica e Fisica in un Liceo scientifico di Mantova. È attualmente membro dell’Accademia Nazionale Virgiliana e presidente della sezione mantovana della società Mathesis. È autore di oltre 30 pubblicazioni di carattere scientifico e di articoli sul settimanale diocesano mantovano. A conclusione dell’anno anniversario dell’enciclica Laudato si’ (2015-2020) ha scritto tre contributi per SettimanaNews a partire da alcuni aspetti scientifici, per un’etica ambientale diffusa.