Dopo il G7 nuove consapevolezze

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intellettuali

«Apprezziamo gli scambi e i contributi provenienti dai gruppi di coinvolgimento del G7. Siamo grati, inoltre per il prezioso contributo dei direttori dell’AfDB, del FMI, dell’OCSE, dell’ONU e della Banca Mondiale, che si sono uniti a noi in Puglia». In attesa dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi, non senza l’auspicio – finora inascoltato – di una tregua olimpica, si è chiusa la riunione del G7 con l’Apulia G7 Leaders’ Communiqué.[1]

A conclusione della tre giorni del vertice (13-15 giugno 2024), svoltosi a Borgo Egnazia (nel comune di Fasano in Puglia, di cui è stato ben proposto al mondo lo sforzo ambientale e turistico), abbiamo con piacere visto il coinvolgimento dei Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri.

Ora sono disponibili le ben 36 pagine conclusive del Forum informale, nato nel 1973 come piattaforma di cooperazione economica e finanziaria in risposta alla crisi energetica del 1973. Com’è noto, il Forum riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, con la partecipazione dell’Unione Europea.

Certo, il G7, anche quando ha invitato il santo Padre – com’è accaduto per la prima volta di un papa in un Gruppo di studio –, non è l’ONU, né è il Consiglio europeo o la Commissione europea, bensì solamente un Forum.

In esso, però, i Paesi membri non soltanto si autodefiniscono “Gruppo” (si potrebbe anche interpretarli come “Gruppo dei Grandi”), ma assumono degli impegni finanziari ed economici rilevanti per il mondo intero.

Soprattutto, essi sviluppano accordi e collaborazioni attive con vari partner del settore pubblico e privato, sia all’interno che all’esterno del G7.

Spunti per l’etica sociale e la dottrina sociale della Chiesa dal “Communiqué” conclusivo del G7

Alcuni nodi propositivi del Communiqué – che ora vorremmo prendere in esame dal punto di vista dell’etica sociale – sono stati, peraltro, unanimemente condivisi e sottoscritti dai leaders, anche se subito contestati su alcuni punti delicati: per esempio, dalla Cina e dall’URSS relativamente alle considerazioni circa le guerre in atto nel corso di quella che papa Francesco ha più volte definito guerra mondiale come a pezzi; oppure da movimenti d’opinione, come per esempio gli attivisti LGBTQI+, che hanno riscontrato nel Documento scarse affermazioni sul genere e la promozione della donna, come si voleva anche fino al sostegno delle pratiche abortive.

Al di là del legittimo dibattito e dei distinguo, resta comunque il fatto, ci sembra, che il Communiqué – sottoscritto in lingua inglese – presenti più di uno spunto utile per un più ampio dibattito ecclesiale e per il risveglio dell’opinione pubblica nella Chiesa.

A fronte – come ha già osservato Lorenzo Prezzi su Settimana news del 17 giugno 2024 – di una certa incapacità di parola delle comunità cristiane nel contesto mediale, se si decida di porsi, dal punto di vista dell’etica sociale e della dottrina sociale della Chiesa, in un processo sinodale sui temi evidenziati a Egnazia, si rimane almeno colpiti da alcuni nodi che esigono ritorni formativi e perfino catechistici.

Colpisce, nel testo dei Leaders del G7, il continuo ribadire la volontà comune di sinergie, collaborazioni e strategie, anche con i paesi non appartenenti. S’insiste, ad esempio, sul dialogo intenso con Fondo Monetario Internazionale, Gruppo della Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Consiglio per la Stabilità finanziaria, nonché con altri diversi Organismi, allo scopo condiviso d’identificare, monitorare e affrontare le tante vulnerabilità che si evidenziano nell’attuale sistema finanziario.

Alcuni valori “comuni” del Documento di Egnazia di Bari

Il lettore constata altresì, con piacere, la ri-affermazione di valori comuni e condivisi da parte dei Paesi aderenti al G7: principi democratici, società libere, diritti umani universali, progresso sociale, rispetto del multilateralismo e dello Stato di diritto; perseguimento di una prosperità condivisa; rafforzamento delle regole e delle norme internazionali a beneficio di tutti gli esseri umani. In sintesi, si tratta dei valori moderni, andatisi a coagulare nei cosiddetti diritti umani, la cui lista è oggi in continuo incremento.[2]

Il lavoro attuale dei Leaders del G7 si basa, come viene ri-affermato nel Communiqué, sul comune impegno a rispettare la Carta delle Nazioni Unite, salvaguardare la pace internazionale e la sicurezza, sostenere un ordine internazionale libero e aperto, basato su chiare e condivise regole.

Il tutto viene ribadito nell’attuale orizzonte di un mondo descritto come in cambiamento. Avremmo preferito leggere cambiamento vertiginoso, o, come ha scritto papa Francesco nel Discorso ufficiale per il gruppo di studio sull’AI del G7, «un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali… La portata di queste complesse trasformazioni è ovviamente legata al rapido sviluppo tecnologico dell’intelligenza artificiale stessa».

Il lavoro comune si traduce in sostegno, da parte dei responsabili delle Nazioni economicamente più potenti del mondo occidentale, ad una governance globale che viene auspicata come efficace, inclusiva ed equa. In merito, si legge di partenariato equo e strategico, sviluppo sostenibile e crescita industriale alle popolazioni, investimenti in infrastrutture sostenibili, per la riduzione della povertà e la lotta alle sfide globali, per la sicurezza alimentare globale e per il miglioramento della resilienza climatica.

Non è un caso che anche nel testo ufficiale del suo intervento integrale, papa Francesco parli di «un contesto plurale e globale, in cui si mostrano anche sensibilità diverse e gerarchie plurali nelle scale dei valori» e di «una relazione con l’ambiente mediata dagli strumenti che via via produceva», di nuovo criticando il rischio di una «più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”».[3]

La particolare attenzione del Communiqué ai paesi africani, e precisamente all’Africa e al suo sviluppo sostenibile (secondo le linee dell’Agenda Africa 2063 dell’Unione Africana), si evidenzia in uno specifico paragrafo, dove, oltre all’impegno di realizzare gli obiettivi del G7 entro il 2024, si legge dell’allargamento delle presenze africane nel G20 e dell’appoggio al cosiddetto Piano Mattei per l’Africa: una proposta italiana di sviluppo e alta formazione per nuovi progetti, con l’obiettivo di portare un effettivo valore aggiunto alla popolazione locale.

Le sfide ritenute più urgenti, anche a motivo delle guerre in corso

L’attenzione prevalente alla solidarietà e al sostegno alla lotta dell’Ucraina per la libertà e la sua ricostruzione, nonché alla proposta di un cessate il fuoco immediato a Gaza (con la soluzione dei due Stati) si legge nelle battute di esordio del Documento di Egnazia.

Circa l’Ucraina, si riafferma nel Communiqué, rispetto a quella che viene testualmente indicata come “aggressione russa”, un fermo sostegno. Viene anzi lanciata un’accelerazione straordinaria delle entrate (ERA), di cui sono incaricati ministri e funzionari degli Stati G7, per ulteriori prestiti, anche attingendo ad entrate straordinarie derivanti dall’immobilizzazione dei beni sovrani russi detenuti nell’Unione Europea.

I leaders appaiono determinati a continuare a fornire servizi militari, di bilancio, umanitari e, soprattutto, sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina e del suo popolo, nella convinzione che la Russia debba porre fine alla guerra – definita illegale di aggressione –, pagando anche per i danni (che superano ormai i 486 miliardi di dollari).

Quanto a Gaza, viene riconfermata la ferma condanna dei brutali attacchi terroristici condotti da Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023; pur nell’esercizio del suo riconosciuto diritto a difendersi, si afferma il dovere di Israele di rispettare pienamente i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale in tutti i suoi aspetti e circostanze.

Vi è la condanna, insomma, per Hamas a motivo del suo continuo utilizzo delle infrastrutture civili in ordine alle attività militari; ma vi è anche deplorazione di tutte le perdite di vite civili, a motivo delle successive risposte di Israele.

In merito, i Leaders appoggiano pienamente e sostengono l’accordo globale delineato dal presidente Biden, che dovrebbe portare a un cessate il fuoco immediato a Gaza, nonché al rilascio di tutti gli ostaggi e a un aumento del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza, garantendo contestualmente gli interessi di sicurezza di Israele e la sicurezza dei civili palestinesi a Gaza. Viene ribadito, altresì, l’appello ad Hamas affinché accetti e attui inequivocabilmente la proposta di cessate il fuoco.

Profondamente preoccupati per le conseguenze sulla popolazione civile a seguito della possibilità di un’offensiva militare, minacciata da Israele su vasta scala, con conseguenze ancora più disastrose, i sottoscrittori del Documento di Egnazia stanziano fondi per mantenere la stabilità economica in Cisgiordania, non aggravandone la situazione economica; e soprattutto favoriscono la soluzione a due Stati in cui, cioè, due Stati democratici, Israele e Palestina, possano convivere fianco a fianco in pace. Basterà tutto questo per costruire le basi necessarie in vista di una pace israelo-palestinese negoziata e duratura.

Alcuni impegni riaffermati dal G7

Proseguendo nell’analisi degli spunti emersi dal G7, si evidenza come, in prima istanza, i Leaders ri-affermino la parità di genere, anche mediante lo sblocco – insieme a International Financial – di investimenti per almeno 20 miliardi di dollari in tre anni, stanziati soprattutto allo scopo di rilanciare l’emancipazione delle donne.

Si parla, poi, di altre crisi da affrontare con progetti anche ambiziosi.

In primo luogo, la crisi del cambiamento climatico, dell’inquinamento (rispetto a cui si chiede di preservare le foreste e gli oceani e porre fine all’inquinamento causato dalla plastica), insieme con la sfida della biodiversità.

Inoltre, si parla di cooperazione rafforzata per affrontare la questione delle migrazioni: in collaborazione con i paesi di origine e di transito – attraverso anche la cosiddetta Coalizione del G7 –. si vuole frenare la migrazione irregolare, migliorare le frontiere, contenere la criminalità organizzata transnazionale.

Sulla migrazione ritorna, non a caso, dopo le battute iniziali del Documento, uno specifico paragrafo, dove viene ri-affermato l’impegno collettivo ad affrontare la migrazione quale fenomeno globale (quindi, insieme di sfide e opportunità a livello globale), preferendo soluzioni sostenibili e inclusive per gestirlo efficacemente a vantaggio di tutti. Dunque, comune spirito d’impegno e corresponsabilità, anche se restano in piedi tutte le domande connesse: come garantire una governance sempre più efficace e sostenibile nel quadro dell’internazionalità mediante, come pure si dichiara, obblighi, trattati e convenzioni pertinenti? Come assicurare il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, indipendentemente dalla provenienza? Come ribadire il diritto di ognuno, se perseguitato, a chiedere asilo e cercare protezione internazionale ai sensi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati?

L’approccio del G7, in vista di una coalizione per prevenire e contrastare il fenomeno, in espansione, del traffico di migranti, oggi gestito dalla criminalità organizzata transnazionale, ripropone una triplicità di azione: partenariato (anche mediante finanziamenti ad hoc) con i paesi di origine e di transito (laddove esistono fenomeni di sfollamenti forzati a causa di conflitti, instabilità politica, povertà, criminalità, corruzione, abusi dei diritti), in vista di politiche strutturali di lungo termine; miglioramento della gestione delle frontiere (soprattutto contenendo la criminalità organizzata transnazionale; percorsi migratori sicuri e regolari, anche sostenendo il ritorno sicuro e dignitoso nei paesi di origine.

Tracciati economici

Essendovi in atto dei tentativi o vere e proprie minacce di trasformare l’economia in un’arma, il Documento di Egnazia si sofferma sul comune intento di agire insieme, per promuovere la cosiddetta resilienza economica, contrastare le politiche e le pratiche di mercato che minano la parità di condizioni e la sicurezza economica. La convinzione esplicitata è che solo il coordinamento permetterà di affrontare le sfide globali legate alla sovra-capacità economiche e finanziarie.

D’altra parte, si nota la consapevolezza comune verso le crescenti politiche e le pratiche non di mercato (ad esempio, sussidi industriali pervasivi, opachi e dannosi, pratiche distorsive del mercato da parte delle imprese statali e tutte le loro forme dei trasferimenti tecnologici forzati) che non solo minano la libertà e un ordine economico internazionale basato su regole eque, ma sono anche in grado di esacerbare le dipendenze strategiche e la vulnerabilità, ostacolando lo sviluppo sostenibile dei paesi emergenti e in via di sviluppo.

La transizione verso il digitale e l’energia pulita viene più volte ri-affermata, ma unitamente all’impegno per rafforzare il sistema commerciale multilaterale basato su regole; per attuare un sistema fiscale internazionale più stabile ed equo; soprattutto per governare – un paragrafo specifico viene a questo dedicato – l’economia globale: se essa mostra una resilienza maggiore del previsto, non diminuiscono i rischi derivanti dalle tensioni geopolitiche, dalla rinnovata volatilità dei prezzi dell’energia e da ulteriori interruzioni del buon funzionamento delle catene di approvvigionamento. Di qui gli sforzi politici per la promozione dell’innovazione, delle giuste transizioni verde e digitale, della crescita della produttività.

L’auspicio comune resta quello di rimanere uniti nell’impegno per un mondo basato su regole, libero ed equo, equo e trasparente, con al centro l’Organizzazione mondiale del commercio. In ogni caso – si afferma – è necessaria un’ulteriore cooperazione per colmare il divario di investimenti per l’energia pulita e la transizione energetica per ridurne il costo a livello mondiale.

Uno specifico paragrafo viene dedicato a resilienza economica e sicurezza economica: si vanno, infatti, costruendo economie e catene di fornitura resilienti, per meglio rispondere alle pratiche dannose e salvaguardare gli aspetti critici e il governo della tecnologia emergente, che potrebbe essere utilizzata per minacciare la pace e la sicurezza internazionale.

Gli obiettivi ri-affermati sono quelli della riduzione del rischio (attraverso la diversificazione e la riduzione delle dipendenze critiche, comprese quelle derivanti dalla sovraccapacità), dell’implementazione di catene di approvvigionamento resilienti e affidabili, nonché di trasparenza, diversificazione, sicurezza, sostenibilità, affidabilità). Come ha detto anche papa Francesco nel suo intervento integrale, occorre riconoscere l’«importanza della “sana politica” per guardare con speranza e fiducia al nostro avvenire».

Dopo la pandemia: politiche per la salute globale

I diritti sessuali e riproduttivi per tutti, la salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale; soprattutto la salute di coloro che si trovano in circostanze vulnerabili, restano anch’essi nel “mirino” dell’attenzione del G7.

Del resto, la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento, avvenuta soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, richiede davvero interventi urgenti.

Continua, da parte del G7, l’approccio One Health (prevenzione e sistemi sanitari), in vista del raggiungimento della copertura sanitaria universale (UHC) e di un accesso equo a servizi sanitari di qualità e contromisure mediche essenziali (MCM).

L’obiettivo è garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età. Sono ancora classificate come minacce per la salute pubblica: HIV, tubercolosi, malaria e alle altre malattie tropicali trascurate, poliomielite, il recente colera e le epidemie di dengue.

Le domande, foriere di dibattiti anche in ambito ecclesiale, sulla scia delle prese di posizione sull’etica sanitaria e della Settimana sociale dei cattolici, saranno almeno le seguenti: come rafforzare l’Architettura Sanitaria Globale (GHA), in dialogo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non senza finanziamenti pubblici e privati, anche in vista di iniziative regionali di produzione di vaccini? Come diffondere, a livello globale, la pratica degli antibiotici?

Intelligenza artificiale

Anche in omaggio al papa – a cui si esprime una gratitudine non di maniera in quanto, per la prima volta, un pontefice ha partecipato ai lavori del consesso economico e politico internazionale – il Documento finale si propone di approfondire la cooperazione e sfruttare i vantaggi e la gestione comune dei rischi dell’intelligenza artificiale (AI).

Ecco un piano d’azione sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, un brand per farlo, un Codice di condotta internazionale per le organizzazioni in via di sviluppo anche mediante il ricorso a sistemi di intelligenza artificiale avanzati.

Ad Artificial Intelligence, Science, Technology, and Innovation viene, perciò, dedicato un lungo e specifico paragrafo, che riprende alcuni spunti, già sottolineati da papa Francesco, il quale, com’è noto, si è mosso a Egnazia nell’ottica del potenziale creativo che Dio ha posto nelle mani umane.

In tale ottica, il papa ha riletto il fenomeno dell’AI nella logica dell’uso etico degli utensili e della strumentazione creata da parte della persona umana, manifestando la condivisibile convinzione che si è di fronte a «una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali».

Essa richiede, pertanto, non soltanto di tener conto di uno strumento sui generis, in quanto algoritmico, essendo un «utensile disegnato per la risoluzione di un problema e funziona per mezzo di un concatenamento logico di operazioni algebriche, effettuato su categorie di dati, che sono raffrontati per scoprire delle correlazioni, migliorandone il valore statistico, grazie a un processo di auto-apprendimento, basato sulla ricerca di ulteriori dati e sull’auto-modifica delle sue procedure di calcolo»; ma impone anche la sua precisa curvatura a fini antropici, particolarmente «in questa stagione in cui i programmi di intelligenza artificiale interrogano l’essere umano e il suo agire», allorché, cioè, «proprio la debolezza dell’ethos connesso alla percezione del valore e della dignità della persona umana rischia di essere il più grande vulnus nell’implementazione e nello sviluppo di questi sistemi».

È questa, a nostro avviso, la parte più interessante nell’ottica dell’etica sociale, anche a motivo dell’intervento specifico di papa Francesco sul tema, di cui il G7 ribadisce, in ogni caso, le enormi potenzialità.

La comune consapevolezza, affermata in varie parti del Documento di Egnazia, è che le tecnologie in evoluzione presentino tante opportunità, ma anche tanti rischi.

Detto altrimenti, i progressi stanno cambiando la natura stessa di questa tecnologia a duplice uso, evidenziando delle lacune soprattutto nel cosiddetto ecosistema di protezione delle tecnologie a duplice uso: se non può essere fermato il rapido sviluppo delle nuove tecnologie digitali, informatiche e robotiche, occorre evitare indebite restrizioni al commercio e agli investimenti internazionali, nell’interesse comune di prevenire un insieme ristretto di progressi tecnologici, comunque considerati fondamentali.

L’AI, come riconosciuto a Egnazia, può svolgere un ruolo cruciale nel promuovere il progresso e lo sviluppo delle nostre società, particolarmente nel campo sanitario, come si può leggere nello specifico paragrafo sulla salute globale, dove si parla testualmente di uso etico dell’AI (per sviluppare nuovi trattamenti e terapie, migliorare gli strumenti diagnostici e tecnologie, affrontare le sfide sanitarie esistenti ed emergenti, garantendo al contempo la privacy e promuovendo la cosiddetta interoperabilità).

Ma i rischi connessi esigono altresì di promuovere una corale governance per un’AI sicura, protetta e affidabile, perseguita con approccio inclusivo (in grado di aiutare e non escludere) e sostenibile, centrato sull’essere umano, secondo un bilanciamento tra benefici e rischi, comunque mantenendosi in linea con i valori democratici condivisi, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Tra i paesi e le organizzazioni esterne al G7, di cui si dichiara di accogliere con favore il sostegno, vi è anche la Sede apostolica.

Certo, gli strumenti politici possono variare tra i membri del G7, ma tutti s’impegnano a promuovere maggiore certezza, trasparenza e responsabilità. L’obiettivo, ri-affermato anche dal papa, di un’AI sicura, protetta e affidabile, con attenzione ai paesi emergenti e al divario digitale, in vista di una realtà sempre più sicura, protetta e affidabile, richiede di accogliere con favore l’estensione dell’Accademia virtuale del G7 a coloro che non appartengono al G7 e che, tuttavia, la pensano allo stesso modo per condividere le migliori pratiche e le politiche sulla sicurezza e l’integrità della ricerca.

Ovviamente, sono numerosi gli ambiti che possiamo definire “sensibili”, per esempio quello dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul campo militare, che evidenzia la necessità di un quadro responsabile di sviluppo e di utilizzo. Ancora: oltre a rafforzare il diritto internazionale alla sicurezza (uso pacifico dello spazio extraatmosferico, mitigazione e bonifica dei detriti spaziali orbitali, sostenibilità spaziale, coordinamento per affrontare le sfide globali), bisogna far conoscere di più gli impatti derivanti dall’implementazione dell’IA nel settore della salute e della giustizia, ribadendo che l’utilizzo dei sistemi di IA non dovrebbe interferire con il potere decisionale dei giudici personali, né degli organi giudiziari indipendenti.

Il che apre, come si legge in un interessante paragrafo specifico sulla cibersicurezza, alla comune consapevolezza che la sicurezza delle nostre società dipenderà sempre più da un sistema aperto, interoperabile, sicuro, protetto, resiliente, rispettoso dei diritti umani e dal rispetto all’uso del cyberspazio.

Non sarà sufficiente l’applicazione del diritto internazionale; né lo saranno le misure efficaci di rafforzamento della fiducia e rafforzamento mirato delle capacità basate su un approccio multistakeholder, per esempio i programmi d’azione e le discussioni sulla sicurezza informatica già programmate presso le Nazioni Unite dal 2025 in poi.

Lo scambio capillare e il coordinamento delle informazioni vanno finalizzati a una resilienza collettiva mondiale, che si otterrà soltanto con un’educazione e formazione di lungo termine. Certo, occorre contrastare le attività informatiche dannose nel cyberspazio; migliorare la sicurezza informatica, anche nel settore privato; sviluppare e utilizzare strumenti per scoraggiare e rispondere a comportamenti dannosi e ai crimini informatici.

Ma tutto questo dipenderà dalla formazione di nuove e vecchie generazioni, nella consapevolezza che non è sufficiente redigere leggi e atti; ma occorre riprendere e approfondire l’educazione di ogni persona umana ai valori personali e, perché no, anche cristiani.


[1] https://www.g7italy.it/wp–content/uploads/Apulia–G7–Leaders–Communique.pdf [18.6.2024].

[2] Nella più recente letteratura anglofona, cf. J. Donnelly–D. J. Whelan, International Human Rights, Routledge, New York–London 2020: cf anche S. Fontana, Per una politica dei doveri: dopo il fallimento della stagione dei diritti, Cantagalli, Siena 2006.

[3] Testo integrale del Discorso del santo Padre Francesco, Borgo Egnazia (Puglia), venerdì, 14 giugno 2024:

https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2024/june/documents/20240614–g7–intelligenza–artificiale.html [18.6.2024].

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