Non sono uno storico e men che mai un esperto di cinema. Comunque il film Napoleon, basandosi molto sulla corrispondenza epistolare fra Bonaparte e Giuseppina, è riuscito a mostrare con delicatezza e sensibilità il tipo di relazione che univa i due, fino alla morte di lei. Non una passione travolgente e neppure un connubio di interessi.
Un sentimento, piuttosto, che non manca di procurare a entrambi subbugli emotivi, lacrime, incomprensioni, screzi. Ma che, a dispetto della durezza dei tempi e dell’androcentrismo, preserva il rapporto da una violenza eccessiva, persino in occasione dello scioglimento del matrimonio.
Il tutto in nome di una tenerezza di fondo: i due, conversando e scrivendosi, considerano la partner o il partner e l’interlocutrice o l’interlocutore come l’amica o l’amico. Un’amicizia amorosa era la cifra della loro relazione, a me sembra. Un’amicizia intima non priva di prove e di sussulti, di equivoci e tradimenti.
E se fosse questa una delle chiavi per mutare il rapporto fra uomini e donne? Un po’ tutti abbiamo contribuito a porre dei confini troppo rigidi fra amore e amicizia, fino a concepirli come opposti. Certo, di solito nell’amicizia non c’è il desiderio di intimità proprio dell’amore.
Ma dovremmo forse imparare a concepire l’amicizia stessa come un attributo essenziale della relazione erotica. Lo dico con la mente e il cuore rivolti alla povera Giulia.