Pubblichiamo la seconda parte del testo di Luigi Benevelli dedicato al genocidio nazista dei disabili. La prima parte è stata pubblicata su SettimanaNews lo scorso 9 luglio.
La Lettera contro l’eutanasia nazista è una lettera pastorale dei vescovi cattolici tedeschi del 26 giugno 1941, letta in tutte le chiese cattoliche la domenica del 6 luglio seguente. In essa, tra le altre cose, si condannava – sebbene non in modo diretto ed esplicito – il programma di eutanasia Aktion T4.
Come la precedente enciclica papale di Pio XI contro il nazismo Mit Brennerder Sorge del 1937 e la successiva lettera pastorale olandese contro le segregazioni e le deportazioni degli ebrei Viviamo in un tempo di grande sofferenza del 1942, anche la lettera contro l’eutanasia causò reazioni contrarie alla Chiesa Cattolica.
Diversamente dalle precedenti, però, sortì l’effetto voluto grazie anche alle energiche omelie del citato vescovo von Galen, portando alla chiusura – ufficialmente – di Aktion T4, il programma di eugenetica che mirava all’eliminazione dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile o disabili psichici (ma non fisici, se non in casi gravi) ed all’eutanasia degli adulti ricoverati portatori di malformazioni congenite.
Nella lettera pastorale ogni parola appare soppesata con estrema prudenza, comprensibile se si tiene conto della situazione della Chiesa cattolica sotto il regime nazista.
Non vengono esplicitamente condannati né Hitler, né il partito nazista o il Reich tedesco, e neppure la guerra, anche se di questa viene rilevata la sofferenza che stava causando, in primo luogo al popolo tedesco.
Larga parte del testo tratta del contributo – forzato – che il popolo cattolico tedesco dava allo sforzo bellico, con edifici requisiti e con religiose, religiosi, cappellani, infermieri, seminaristi e novizi e fedeli coscritti; la lettera tratta anche delle restrizioni che la vita della Chiesa stava subendo a motivo delle scelte del regime, in particolare riguardo alla libertà di culto e all’educazione religiosa dei bambini e dei ragazzi, alle quali era chiamata a supplire la famiglia, quale «Chiesa domestica».
La condanna dell’eutanasia, intesa come uccisione di un innocente al di fuori della legittima difesa, è inclusa all’interno di un breve elenco di precetti, esplicitamente ricondotti non solo alla morale religiosa cattolica, ma a quella ritenuta «naturale»: non bestemmiare, non odiare il prossimo, non commettere adulterio, non mentire.
La condanna esplicita dell’eutanasia è contenuta in una sola frase, verso la fine del testo: un uomo «mai può uccidere un innocente al di fuori della guerra e della legittima difesa» (nie darf er außerhalb des Krieges und der gerechten Notwehr einen Unschuldigen töten.