Il chimico Vincenzo Balzani, docente emerito presso l’Università di Bologna, tiene una rubrica quindicinale dove affronta brevemente questioni legate al mondo della scienza e del suo ruolo nella società. Riprendiamo quella dedicata alla tenacia, anche in ambito ecclesiale, del «negazionismo climatico» pubblicata il 15 ottobre su Bologna7, inserto del quotidiano Avvenire
Il cambiamento climatico è uno degli argomenti più discussi nei congressi scientifici e nei dibattiti pubblici. I punti controversi sono tre: 1) negli ultimi decenni c’è stato un cambiamento climatico? 2) Se sì, è un fenomeno generato dall’attività umana? 3) Se sì, è controllabile?
Transizione lenta
La scienza ha dato risposte chiare a questi interrogativi: è in atto un progressivo cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra generati dall’uso dei combustibili fossili e, quindi, per contrastarlo è necessario abbandonarli e utilizzare l’energia delle fonti rinnovabili: sole, vento e acqua.
Questa transizione energetica è tecnicamente possibile e già avviata, ma procede lentamente perché è ostacolata da forti interessi economici e politici.
Col progredire delle conoscenze scientifiche, che dimostrano la necessità della transizione energetica, si è sviluppata una forte campagna «negazionista» volta a difendere gli interessi e le posizioni ideologiche che si sentono minacciate. Accade così che un fenomeno scientifico come il cambiamento climatico è diventato un tema di propaganda politica, in cui vengono messi in discussione i risultati della scienza e introdotti nella discussione argomenti non pertinenti e informazioni non veritiere.
Narrazioni e confutazioni
I negazionisti sostengono che il dibattito sul cambiamento climatico è ancora in corso; in realtà, il 98% degli scienziati lo considera concluso. Il graduale aumento della temperatura del globo è attribuito dalla scienza all’«effetto serra» causato dalla CO2 prodotta in seguito al crescente uso dei combustibili fossili, mentre per i negazionisti è un fenomeno naturale connesso all’energia che ci viene dal Sole.
Questa interpretazione è facilmente confutabile, dal momento che dal 1960 la temperatura del globo continua ad aumentare nonostante l’irradianza del Sole continui a diminuire.
I negazionisti affermano che i combustibili fossili portano ricchezza e benessere, dimenticando di dire che il cambiamento climatico e l’inquinamento causano danni alla salute e provocano solo in Italia circa 60.000 morti premature ogni anno. Insistono, inoltre, sul fatto che la transizione energetica è costosa, mentre gli esperti delle istituzioni economiche concordano nel valutare che i benefici della transizione saranno molto maggiori dei costi necessari per portarla a termine.
È negazionismo anche il «greenwashing», cioè l’enfasi data dalle industrie petrolifere alla loro trascurabile attività nel campo delle energie rinnovabili al fine di nascondere il loro sempre maggiore impegno nell’estrarre i combustibili fossili.
Tenacia
Secondo i negazionisti, per risolvere il problema dell’ipotetico cambiamento climatico sono sufficienti la crescita economica, lo sviluppo tecnologico e la sostituzione parziale dei combustibili fossili con l’energia nucleare.
In conclusione, mescolando vero e falso, usando dati manipolati e argomenti ideologici difficili da districare, i negazionisti propongono una narrazione falsamente ottimista del cambiamento climatico, in contrasto con quella preoccupata e consapevole degli scienziati.
Il confronto tra tesi opposte, tipico delle discussioni che avvengono nei talk show, su temi come il cambiamento climatico ha l’effetto di fare da megafono alla disinformazione.
Bugie. Bugie. Bugie
può anche fare un commento con scritto ‘bugie’ 100 volte, ma le cose scritte in questo articolo continueranno ad avere evidenze a supporto
Pace e bene