La premier Giorgia Meloni a Budapest ha ridefinito e rilanciato le idee-guida della propria azione politico-culturale: l’identità nazionale, legata a quella religiosa, e il sostegno alla natalità, come strumento per contrastare l’integrazione degli immigrati e il meticciato. Quando il supporto alle mamme e alle famiglie andrebbe pensato e praticato al fine di promuovere la libertà di scelta per ognuna/o e, dunque, la possibilità concreta di far crescere nel migliore dei modi le bambine e i bambini.
Già, il meticciato: i fatti, la storia mostrano come siamo tutti meticci. Basterebbe ricostruire l’albero genealogico di ciascuno di noi per comprendere come, attraverso le generazioni, ci caratterizziamo per gli spostamenti, i connubi fra diversi, i trasferimenti da un’area geografica all’altra, non solo italiana, la con-fusione di dialetti e idiomi. Siamo tutte e tutti sradicate/i e trapiantate/i. Il risultato di “contaminazioni” ed erranze. Tutti ci smarriamo, anche geograficamente, e ci ritroviamo.
La mobilità si è accentuata nel corso delle ultime generazioni, ma è depositata nel nostro Dna e nella nostra lingua da secoli e millenni. Idealizzare la purezza etnica e culturale rappresenta un formidabile autoinganno; una delle più potenti e soporifere suggestioni concepibili a discapito della realtà.
La stessa pluralità delle presenze religiose è spesso legata all’emigrazione, per lo più in Nord-America, e al ritorno nelle terre d’origine, arricchiti da altri vissuti di fede e da altre pratiche devozionali. Non a caso proprio Meloni e Fratelli d’Italia, in questo rigurgito neo-identitario, accolgono altre confessioni e denominazioni religiose, oltre alla cattolica, purché cristiane. Non più l’Italia “una d’altare”, pur respingendo le religioni diverse dalla cristiana.
Ecco un altro momento gravido di contraddizioni: il messaggio cristiano è universale, infrange per definizione le barriere linguistiche, sociali, economiche, geopolitiche, di sesso e di genere. Gesù non teme il sangue mestruale, non teme “l’impurità”, elogia i Samaritani. Nulla di più contrastante rispetto al mito dell’uniformità e della purezza.
L’essere umano è eccentrico e “spurio” per definizione; la non coincidenza con se stesso ne costituisce l’essenza. E, dunque, la pulsione identitaria di Giorgia Meloni è illusione e bluff.
In questi giorni ricordiamo la lotta delle ragazze e dell’intero popolo iraniano al fine di liberarsi dal giogo teocratico e totalitario: Donna, Vita, Libertà. Una battaglia contro una visione monoculare della storia e del mondo. Una visione analoga, pur con tutte le profonde differenze, a quella della destra illiberale italiana ed europea.
Anche io credo che fare da paravento a queste gravi stupidaggini non sia opportuno. Occorre smarcarsi con chiarezza.
Sarebbe forse opportuno che questi blasfemi tentativi di appropriarsi di Dio in nome di biechi interessi politici e ideologici trovassero una definitiva e inequivocabile condanna da parte della Chiesa cattolica. Senza più ambiguità e timori. Perché lo spettacolo a cui stiamo assistendo e il discorso identitario che lo accompagba (“difendiamo Dio”) sono osceni