Pubblichiamo qui un commento che dialoga con la riflessione – sul medesimo testo “In bilico” – di Dino Cocchianella (qui). Ci pare, infatti, che valga la pena continuare ad interrogare i contesti – sociali e umani – liminali per la loro capacità di interrogare il vivere sociale, gli assetti politici, la vita della Chiesa e delle coscienze sensibili.
La ricerca sulle traiettorie di vita, l’intreccio di relazioni e la cultura sapiente del lavoro che danno vita e senso alla cooperativa sociale Sammartini operante da trent’anni a Bologna, è l’occasione per gettare uno sguardo su un “tesoro nascosto”, in quanto è così difficile oggi per le cooperative sociali non cedere alla logica economicistica del profitto, alla burocratizzazione imperante e alla coazione a competere per rincorrere appalti e servizi.
La lunga durata della sua presenza, la rinuncia al gigantismo e uno stile di sobrietà che rifugge da pubblicità e marketing hanno indotto i ricercatori di Insight a indirizzare uno sguardo approfondito sulla sua attività, partecipando dall’interno alla quotidianità dei suoi ritmi e del suo lavoro.
La ricerca dunque rifugge da ogni presunzione e norma di neutralità e di oggettività asettica e tuttavia è rigorosa, dettagliata, attenta a non sovrapporre punti di vista troppo soggettivi, ma soprattutto è traboccante di sensibilità e passione, orientata a cogliere le motivazioni profonde che sorreggono la quotidianità di chi ci lavora, anche nelle fasi più difficili e problematiche.
La povertà come legge di natura
C’è un filo rosso che attraversa queste pagine ed è l’interrogativo che oggi nessuno più si pone, data l’evidenza apparente della risposta: i poveri li avremo sempre con noi?
È possibile, in altri termini, una società che accolga il pungolo della Costituzione italiana a mettere in atto tutto ciò che può contrastare ingiustizie e disuguaglianze? Il sentimento che anima le pagine della ricerca e, penso, il vissuto stesso dei ricercatori è che questa tensione alla giustizia costituisca il necessario respiro di una convivenza destinata altrimenti alla stagnazione etica e politica e alla depressione personale.
È un sentimento decisamente controcorrente in questa stagione in cui è stata ampiamente interiorizzata la naturalità di una società diseguale e competitiva ed è stata resa pacificamente strutturale. Dovrebbe pure fare riflettere – lo cito come semplice esempio – la concomitanza tra l’esplosione numerica del reddito di cittadinanza e l’affanno disperato dei servizi sociali e la situazione spesso disastrosa dei SERT e dei servizi psichiatrici.
Non emerge forse l’accettazione di una “società dei vincenti” rassegnata a una “zavorra” di perdenti che pure vanno sfamati e soprattutto controllati, senza la preoccupazione di una cura attenta e personalizzata?
In bilico
Forse perché abbiamo interiorizzato il doppio binario inclusi/esclusi, ricchi/poveri, forti/deboli, sani/malati, e lo abbiamo reso istituzione mentale e sociale tendiamo a eludere quell’inquietante espressione che è il titolo del libro.
In bilico, infatti, ci sono certamente le vite faticose raccontate nel libro con rispetto e pudore, ma in bilico – e questo lo si coglie in ogni pagina del libro – ci siamo un po’ tutti e la stessa integrità fisica, psichica, spirituale di chi cerca di dare aiuto è essa stessa in bilico e ogni giorno va alimentata e custodita.
L’essere in bilico è, forse, la postura esistenziale del nostro tempo e a questo fragile equilibrio non si sottrae certo la nostra convivenza sociale, la nostra economia e la stessa costellazione di valori celebrati come orientativi del nostro vivere.
Un suggerimento evangelico
E poiché in bilico c’è pure la forma storica della testimonianza evangelica, l’esperienza narrata e raccolta nel libro, proprio perché nasce e vive nel cuore di una comunità che ha posto l’ascolto e la pratica dell’evangelo a fondamento del suo essere, può proporsi come un suggerimento di una strada da percorrere, al di là degli stili e dei linguaggi sacrali, per “una presenza che può divenire più reticolare e meno imponente, ma non per questo meno evangelica e significativa” (p. 127) e per “reinterrogare i vangeli a partire dalle domande appuntite della storia quotidiana” (pag. 126).
Su questi “suggerimenti”, Fabrizio Mandreoli e Giorgio Marcello hanno scritto, nel loro contributo, pagine di grande densità e bellezza, da leggere e da meditare con attenzione e speranza.