Inquinamento: la terra che verrà

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Intervista al prof. Roberto Battiston, ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento. È autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche. Editorialista de La Stampa (cf. qui) e de L’Adige, svolge attività di divulgazione anche su Repubblica, Civiltà delle macchine, Le Scienze e “Pianeta 2030” del Corriere della Sera (cf. qui). Per Rizzoli ha pubblicato La prima alba del cosmo (2019) e L’alfabeto della Natura (2022). Luigi Togliani lo ha intervistato per SettimanaNews su temi ambientali. Per approfondire si consiglia la lettura del libro L’alfabeto della Natura.

  • Dal punto di vista energetico, su cosa si regge la vita sulla Terra?

Noi diamo per scontata e per dovuta l’energia che sostiene la nostra vita. Mentre l’Universo ha una temperatura media di circa 2-3 K (-270°C), incompatibile con la vita. La Terra è un luogo incredibilmente ospitale, con una temperatura globale media di 15°C. E questo grazie ad una sorgente, il Sole, che ci offre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno. L’energia che arriva dal Sole se ne va quasi tutta via dalla Terra: solo una piccola parte è trattenuta dai vegetali.

Viviamo in un mondo naturale caratterizzato da uno straordinario equilibrio, adatto alla vita, che si è mantenuto sostanzialmente inalterato per oltre 10˙000 anni, dopo l’ultima era glaciale. Questo equilibrio ha determinato la trasformazione dell’uomo da nomade a stanziale e ha prodotto lo sviluppo delle grandi civilizzazioni dell’antichità.

  • Da cosa sono prodotti i cambiamenti climatici e quali sono le conseguenze?

Già a fine ‘800 il chimico e fisico svedese Svante Arrhenius (1859-1927) aveva osservato che l’anidride carbonica CO2 (al pari di altri gas quali il metano CH4) produce l’immagazzinamento nell’atmosfera terrestre di una parte del calore ricevuto dal Sole (effetto serra).

Questo fenomeno naturale rende possibile mantenere costante la temperatura media globale intorno ai 15°C. Tuttavia, dalla fine dell’800 a oggi, e soprattutto negli ultimi decenni, il nostro sistema economico e industriale ha determinato un notevole aumento della CO2 riversata in atmosfera, che è passata da 3 parti per 10˙000 a 4 parti per 10˙000, con un conseguente aumento di oltre 1°C della temperatura media globale.

La CO2 antropica è aumentata di un fattore mille rispetto all’inizio dell’era industriale per effetto della combustione dei fossili (carbone, petrolio, gas). Questo riscaldamento globale ha effetti sul clima, i cui cambiamenti sono già visibili da diversi anni. Le conseguenze sono molto pesanti: innalzamento del livello dei mari, con isole che scompaiono, eventi meteo estremi sempre più frequenti, inaridimento e desertificazione, aumento delle migrazioni.

  • Oltre l’80% del fabbisogno energetico mondiale si basa su fonti fossili. È possibile, in pochi anni, riuscire a sostituire le fossili con le rinnovabili? È veramente raggiungibile l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio da attività umane in atmosfera entro il 2050?

Le società del XX secolo e di questo inizio del XXI hanno prosperato e prosperano grazie all’uso dell’energia fossile, ampiamente diffusa in tutti i Paesi, perché economica e disponibile. Ma continuando così si va verso una catastrofe climatica. È quindi necessaria una transizione, la più rapida possibile, verso le energie rinnovabili per poter azzerare le emissioni di carbonio in tempi brevi.

Ci sono speranze che la transizione energetica, già in atto, si realizzi completamente per semplici ragioni economiche. Oggi produrre energia elettrica col fotovoltaico è molto conveniente: costa circa 1/3 di quello che costa produrla bruciando carbone e costa addirittura 1/5 di quanto si spende col nucleare da fissione. E in un prossimo futuro sarà ancora più conveniente. Inoltre, l’energia solare è fruibile ovunque, ed è alla portata di tutti.

Non a caso anche Paesi come l’Arabia o la Cina, grandi produttori di fossili, investono moltissimo nel fotovoltaico. Per l’industria e nel settore dei trasporti pesanti (camion, aerei, navi, treni) è utile impiegare come vettore energetico l’idrogeno verde, ottenuto con l’uso delle rinnovabili. È difficile stabilire se riusciremo a raggiungere zero emissioni entro il 2050.

  • Oltre a ridurre le emissioni di gas serra è possibile e conveniente catturare la CO2 già presente in atmosfera?

Attualmente la cattura e il sequestro della CO2 presente in atmosfera è un processo possibile, ma ancora molto costoso. Si può renderlo più economico usando, anche in questo caso, le rinnovabili. Si tratta di un passaggio necessario.

Non basta ridurre e quindi azzerare le emissioni di gas climalteranti, bisogna anche togliere il più possibile i gas serra già presenti: ogni tonnellata di CO2 sottratta all’atmosfera dà un beneficio immediato, anche se non ne abbiamo un immediato tornaconto. Togliere CO2 dall’atmosfera è come tornare indietro nel tempo, per riportare il nostro ecosistema alla situazione climatica di anni fa. Bisogna pensare di istallare impianti diffusi per la cattura diretta della CO2: la tecnologia necessaria è già disponibile.

  • Quali misure individuali e sociali occorre adottare da subito per invertire la rotta? È ormai troppo tardi?

Tante iniziative possono essere sviluppate nelle nostre società. Per esempio, se si rivestisse di pannelli fotovoltaici solo 1/15 di tutte le aree industriali dismesse presenti in Italia, che occupano 9000 km² di suolo già consumato, si otterrebbe energia elettrica pari al fabbisogno del nostro Paese, che richiede una potenza media di 36 GW. Sempre in Italia abbiamo una superficie di 1˙000 km² di garage per auto: se la si rivestisse di pannelli FV otterremmo quasi il doppio dell’energia elettrica necessaria all’intero Paese.

La Francia, l’anno scorso, ha approvato una legge che, entro il 2028, obbliga a ricoprire di pannelli fotovoltaici almeno il 50% dei parcheggi destinati a più di 80 auto: in questo modo questo Paese otterrà una produzione elettrica che uguaglia quella di 10 centrali nucleari! Non dimentichiamo che il Sole ci offre energia pari a 10˙000 volte il necessario per le nostre esigenze. Certo, occorrono anche miglioramenti sul piano dell’accumulo dell’energia prodotta da rinnovabili e bisogna sviluppare e ampliare la rete elettrica, ma la strada da percorrere è questa. La Scienza, se presa in considerazione dai governi, può dare un contributo decisivo per affrontare l’emergenza climatica.

Ma un apporto altrettanto importante lo può dare tutta l’umanità, in particolare con le nuove generazioni che saranno le più coinvolte dalla crisi ambientale. Occorre impegnarsi e investire nella formazione e nell’educazione di tutti, in particolare dei ragazzi, perché possano affrontare in modo consapevole e documentato questo problema decisivo per la vita sul pianeta, contro ogni forma di negazionismo. La sfida è molto impegnativa, ma possiamo farcela.

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