Il 14 dicembre 2020 la CEI e il Ministero dell’Istruzione hanno stipulato l’Intesa secondo quanto previsto dall’articolo 1/bis della L. 20 dicembre 2019, n. 159 che convertiva, con modificazioni, il DL 29 ottobre 2019, n. 126, per la realizzazione di un bando di concorso per la copertura di posti per l’insegnamento della religione cattolica che si rendono vacanti e disponibili nel triennio scolastico successivo all’emanazione del bando.
Secondo il cardinale Bassetti tale concorso sarebbe un passaggio importante per la stabilizzazione dei docenti di religione verso i quali i vescovi italiani rinnovano la stima e la vicinanza, riconoscendone la passione e la competenza, nell’accompagnamento del cammino di crescita dei ragazzi e delle ragazze di oggi.
L’allora ministro Azzolina affermava che tale concorso aveva come obiettivo la tutela delle aspirazioni degli insegnati di religione cattolica, che lavorano alacremente, in sinergia e in armonia con tutto il personale scolastico e con l’immissione in ruolo avrebbero proseguito il loro percorso professionale con maggior stabilità.
Le parole del presidente della Conferenza episcopale italiana e quelle del ministro dell’Istruzione, sottoscrittori dell’Intesa, dimostravano stima, vicinanza e riconoscimento della professionalità degli insegnanti di religione, riconoscendone il diritto a vedere un percorso di stabilizzazione, a 17 anni di distanza dal concorso bandito nel febbraio 2004 secondo quanto previsto dalla Legge 18 luglio 2003, n. 186.
Accanto a queste dimostrazioni, che presentavano al corpo docente un’“opportunità”, nei mesi scorsi tuttavia abbiamo avuto ennesimi segnali che mettono in dubbio il senso e l’attualità dell’insegnamento e finanche la stessa professionalità dei docenti formati per impartirlo.
Nel maggio scorso abbiamo ascoltato le esternazioni delle senatrici Bianca Laura Granato e Luisa Angrisani di “L’Alternativa c’è” manifestate con una certa confusione, dato che attaccavano i docenti di religione e l’insegnamento in seguito alla proposta di accesso a varie classi di concorso di cui sarebbero titolari non i docenti in oggetto, ma i laureati in possesso della laurea statale LM64 in Scienze delle Religioni.
Due settimane fa è stato pubblicato sul blog de Il Fatto Quotidiano l’articolo del maestro e giornalista Alex Corlazzoli che si domanda se non sia il tempo di sostituire l’insegnamento di religione cattolica con un insegnamento di “Storia delle Religioni” gestito dallo Stato in quanto a formazione e indirizzi.
A queste esternazioni abbiamo puntualmente risposto, con le dovute chiarificazioni nel merito.
Torniamo ora all’Intesa, al DPCM del 20 luglio 2021 che autorizza il Ministero dell’Istruzione ad emettere il bando per la realizzazione del Concorso per l’insegnamento della religione cattolica e alla Nota pubblicata dalla CEI il 18 agosto 2021.
In essa i vescovi, manifestando ancora una volta “profonda stima” nei docenti di religione cattolica, si dicono attenti, preoccupati, vicini e solidali agli stessi; tuttavia, non possiamo non commentare come l’insegnamento della religione cattolica, alla luce di questo concorso ordinario, si presenti più come “martirio” che come “ricompensa”.
Come parte sindacale, sono anni che chiediamo di aprire percorsi di stabilizzazione attraverso procedure non selettive che tengano conto di titoli e servizio.
Ancora una volta dunque oggi facciamo un appello ai vescovi affinché diano ascolto e risposte complete ai docenti verso cui affermano rinnovate attestazioni di stima e riconoscimento di professionalità e di abnegazione perché, dopo la L 159/2019, l’Intesa sottoscritta dal cardinale Bassetti e il ministro Azzolina il 14 dicembre 2020 e il DPCM 20 luglio 2021, l’emissione di un bando concorsuale ordinario per 5.116 posti risulterebbe fortemente penalizzante per gli attuali insegnanti di religione e rischierebbe di mettere in mezzo a una strada due docenti di religione su tre (e le loro famiglie), secondo quello che le proiezioni dei dati affermano.
- Alessandro Manfridi è referente nazionale ANIEF IRC.
Grazie Alessandro,
mi auguro che chi sta ai vertici si renda conto dell’immane tragedia che si consumerebbe se questo concorso andasse in porto. Io sono per uno straordinario con sola prova scritta ( come i concorsi straordinari che sono stati espletati quest’anno) a precari con almeno 4 anni di servizio ( come per il concorso del 2004.