Il 28 febbraio a Roma, nell’Auditorium di via della Conciliazione 4, si svolge un evento importante e aperto alla partecipazione del vasto pubblico. Ci sarà la firma di una «Call», una dichiarazione di impegno sull’etica nell’Intelligenza Artificiale.
Un testo non lungo, concreto, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, presieduta da mons. Vincenzo Paglia, che vede come primi due firmatari il Presidente di Microsoft, Brad Smith, e il Vice presidente di Ibm, John Kelly III.
È «una Call – spiega mons. Paglia –, cioè una dichiarazione di intenti, una chiamata all’impegno in campo etico perché, senza una prospettiva umanistica ed etica, le nuove tecnologie possono introdurre cambiamenti così radicali da mettere in forse la stessa dimensione umana».
Un ethos per l’Intelligenza artificiale
Ma perché il Vaticano si occupa di Intelligenza Artificiale? Mons. Paglia non ha dubbi in proposito. «Abbiamo sentito l’obbligo di entrare in questo contesto, salire su questa macchina che sta muovendo non solo più i primi passi ma è già in una prospettiva di forte avanzamento. E, tenendo conto che il progresso della tecnologia è molto più veloce di quello della politica, dell’economia, dell’etica e della dimensione umanistica, si comprende il perché bisogna intervenire e dialogare immediatamente con i responsabili all’interno di queste nuove frontiere».
Frontiere che incidono in maniera profonda sull’umano e richiedono anche una «algor-etica», per evitare che, attraverso la tecnologia, si riproducano discriminazioni contro gruppi sociali o intere popolazioni.
In cerca di umanesimo
«Sono state le aziende a chiamarci: Microsoft e Ibm comprendono quanto sia importante la consapevolezza di chi ha in mano le redini di questi strumenti. E, di fronte ad una possibile dittatura degli algoritmi, una ‘algo-crazia’, c’è bisogno di una nuova ambizione umanistica e morale».
Per l’Intelligenza Artificiale la sfida è epocale: partecipare alla giornata del 28 vuol dire cominciare a porre le basi per un dibattito ampio. Tutti noi utilizziamo strumenti elettronici da cui riceviamo informazioni e ai quali facciamo richieste. Dobbiamo chiederci che uso viene fatto dalle aziende dei nostri dati, che tipo di società vogliamo, affinché il progresso sia democratico e per tutti, non per pochi.
La «Call» coinvolge tre grandi ambiti: etico, educativo e giuridico, impegna coloro che la firmano a rispettare la prospettiva umanistica nella costruzione e messa in commercio di prodotti collegati all’intelligenza artificiale.
L’obiettivo è ambizioso. «Mi auguro – spiega mons. Paglia – una sorta di tavolo ideale attorno a cui si radunano governi, economisti, moralisti, filosofi, religiosi e chiunque abbia a cuore il benessere dell’umanità, per fare della carta una sorta di stella polare che aiuta il progresso, non il regresso umano».
Vita: sostantivo concreto
Per il presidente della Pontificia Accademia «la vita non è un concetto astratto», «ma comprende tutta la famiglia umana che abita questa terra». Si tratta di avere «una visione dove la dimensione inclusiva prevale su quella dello scarto».
Al termine degli interventi di mons. Paglia, di Brad Smith e di John Kelly III – ma c’è da dire che partecipano anche il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e il direttore generale della Fao Dongyu Qu, a ribadire l’attenzione di due grandi istituzioni su un tema così centrale –, il documento viene portato al papa.
E, contestualmente, papa Francesco si rivolgerà alla Pontificia Accademia per la Vita, che con la giornata del 28 termina la plenaria iniziata mercoledì 26.
Sarà interessante ascoltare (o leggere) cosa avrà da dire il papa. Non è la prima volta che interviene sull’Intelligenza Artificiale e sugli sviluppi tecnologici. Ma sarà la prima volta a farlo avendo davanti un concreto impegno promosso da un ente della Santa Sede.