Il 10 agosto è stata proclamata dall’Opera internazionale missionaria Missio di Aachen Giornata internazionale contro la caccia alle streghe. Quando si parla di streghe, si pensa sempre ai secoli passati. Forse pochi sanno che la “caccia alle streghe” è una realtà molto diffusa anche oggi in tante parti del mondo, come si può vedere dal prospetto qui sotto. I continenti in cui il fenomeno è ancora molto presente sono l’Africa, il Sud-est asiatico e l’America Latina, dove si contano numerose vittime, spesso uccise con la tortura. Le cause del persistere di questo fenomeno sono in genere – sottolinea Missio – la superstizione, ma anche la povertà, l’indigenza, le epidemie, le crisi sociali e la mancanza di istruzione. Il panorama tracciato nel prospetto è dello scorso mese di giugno. Si basa sui dati dell’UNHCR, del Witchcraft and Human Rights Information Network e anche sulle ricerche e le informazioni raccolte dalla stessa Opera Missio.
Di seguito presentiamo un articolo di carattere storico pubblicato su katholisch.de il 2 luglio scorso, in cui Josef Bordat descrive il fenomeno della caccia alle streghe in Europa nei secoli passati, dagli inizi dell’Epoca moderna fino al 18° secolo, quando fu abolita. In questo articolo Josef Bordat smonta la manipolazione storica e la narrativa corrente che per anni ha pervaso i libri scolastici, facendo emergere la realtà e la verità dei fatti. Josef Bordat ha studiato ingegneria industriale, sociologia e filosofia con il relativo dottorato. Attualmente lavora come pubblicista freelance a Berlino (Antonio Dall’Osto).
Il negativo e la magia
Europa centrale, inizio dei tempi moderni. Il cambiamento climatico colpisce duramente la gente. Qualcuno dev’essere colpevole dei cattivi raccolti e degli inverni lunghi e rigidi. Il capro espiatorio è presto trovato: le streghe e i maghi che, secondo l’immaginazione popolare, attraverso la magìa del maltempo, avrebbero provocato eventi climatici estremi e distrutto l’ordine delle cose.
Il potere per questi interventi negativi verrebbe direttamente dal demonio; così riteneva la superstizione che circolava tra la gente la quale, per proteggersi da questi eventi dannosi, chiedeva la caccia a presunte streghe e maghi, quando addirittura non si faceva giustizia da sé.
Magìa del maltempo, patto col diavolo, sortilegi…, tutto ciò è ovviamente un’assurdità. Così come lo sono le tante cose che fino ad oggi si possono ascoltare e leggere sulla caccia alle streghe. Infatti, come furono sbagliati allora i presunti nessi agghiaccianti con la superstizione, così altrettanto sbagliate sono molte insinuazioni sulla Chiesa cattolica romana.
Essa avrebbe promosso la caccia alle streghe volendo in tal modo opprimere “donne sagge”. In realtà, nella caccia alle streghe e ai maghi la Chiesa cattolica e l’Inquisizione da essa creata hanno avuto solo una piccola parte.
Streghe e maghi
Anzitutto, un’osservazione preliminare in termini di uguaglianza di genere: la maggior parte delle vittime della “caccia alle streghe” in Germania erano in effetti donne. Tuttavia, il rapporto di genere era numericamente piuttosto equilibrato. In alcuni luoghi erano gli uomini in maggioranza: in Islanda il 90 % e in Estonia il 60% delle vittime non erano streghe” ma “stregoni”, perciò si dovrebbe in realtà parlare di caccia alle “streghe” e ai “maghi”.
Il «genocidio», lo «sterminio di donne sagge con conoscenze occulte circa la procreazione e la contraccezione»: questo l’intento della caccia alle streghe. Tuttavia – secondo Wolfgang Behringer –, è errata l’interpretazione secondo la quale la caccia alle streghe è stata una «cospirazione contro le donne».
La teologia cattolica respinge la credenza popolare nella stregoneria
Veniamo al ruolo della Chiesa. La teologia cattolica ha definito la credenza popolare nella stregoneria e nella magìa falsità e superstizione. Già nel secolo 10° il Canon episcopi disapprovava la credenza nelle streghe come fantasia ispirata dal demonio. Le falsità e la superstizione furono favorite nel popolo attraverso idee pagane; le esperienze riportate (per es., il “volo delle streghe”) non hanno fondamento nella realtà.
Questa è stata per secoli la posizione vincolante della Chiesa. La paura dei demoni e i vaneggiamenti della magìa non hanno avuto in essa alcuna possibilità di essere accolti sul serio o addirittura di essere perseguiti.
Così potrebbe essere visto l’interrogatorio dell’Inquisizione
Arnold Angenendt afferma in questo contesto che il cristianesimo, «fedele al suo principio della non violenza», respinge «la caccia alle streghe e l’eliminazione fisica». Per gli antichi Germani pagani, al contrario, bruciare i presunti “maghi” era una pratica rituale. Tale ricordo è ben radicato nel popolo.
Il cristianesimo, ossia la Chiesa medievale, ha cercato di porre fine a questa pratica, anche se la possibilità della magìa nella tradizione teologica è ammessa (per esempio in s. Agostino o in s. Tommaso d’Aquino). Tuttavia, per la Chiesa di trattava soprattutto di provocare dei cambiamenti di mentalità, cioè «essa voleva punire solo spiritualmente, ossia chiarire e rieducare – scrive Angenendt –. L’idea di perseguire penalmente gli atti superstiziosi era completamente estranea alla Chiesa».
L’Inquisizione ebbe un effetto calmierante
Il ruolo dell’Inquisizione è spesso del tutto frainteso in questo contesto. L’Inquisizione fu coinvolta solo in alcuni processi alle streghe, cosa che portò a ridurre in questi casi la probabilità di una condanna dopo la celebrazione di un processo molto più accurato; la quota di assoluzione dei processi dell’Inquisizione fu di circa il 98%.
Un imputato di magìa e un’accusata di stregoneria avevano perciò fortuna (nella sfortuna) se a celebrare il processo era la Chiesa, anche perché le condizioni carcerarie nelle sue prigioni erano significativamente migliori.
I processi alle streghe si svolgevano sostanzialmente davanti a tribunali secolari che poi emettevano un verdetto di colpevolezza, molto superiore al 90% dei casi. Non esisteva alcun processo nel senso attuale, le confessioni (come le denunce) venivano spesso estorte con la tortura.
Nella Spagna cattolica non ci fu alcuna caccia alle streghe a causa dell’Inquisizione; proprio nell’anno in cui Lutero tenne la sua “predica sulle streghe” (1526), l’inquisizione spagnola (di Stato) condannò la credenza nelle streghe impedendo – come ha potuto dimostrare Behringer – la caccia alle streghe nelle regioni di sua competenza.
Anche in Italia l’Inquisizione romana (ecclesiastica) contrastò la caccia alle streghe: a Roma – presunto centro dell’orrore – furono bruciate solo poche streghe e pochi maghi, il più recente nel 1572 proprio nell’anno in cui il principe elettore protestante della Sassonia creò la base giuridica a questo riguardo – le Costituzioni della Sassonia – così che la caccia alle streghe poté veramente scatenarsi.
I papi rimasero inorriditi per la caccia alle streghe e ai maghi che si diffuse a nord delle Alpi nei decenni successivi.
Il “Martello delle streghe” non è un libro cattolico
Il Martello delle streghe (Malleus maleficarum, 1487), spesso citato per puntualizzare la responsabilità della Chiesa cattolica, era in pratica un “manuale di caccia alle streghe”, che nel 1520 ebbe una diffusione complessiva di 10.000 copie. Il Martello delle streghe non fu né commissionato dalla Chiesa né fu autorizzata in alcun modo la sua distribuzione.
Il Martello delle streghe era stato scritto dal pluri-incriminato domenicano Heinrich Kramer (Institoris) il quale, dopo aver intentato senza successo un processo alle streghe a Innsbruck, fu poco dopo espulso dal paese dal vescovo titolare Georg Golser. Il Martello delle streghe fu una reazione a questa espulsione.
Nel libro, Kramer si riferiva alla Bolla Summis desiderantes affectibus (1484) di papa Innocenzo VIII e a una perizia della Facoltà di Teologia di Colonia. Ma manipolò a tal punto i due scritti da dare al suo progetto l’autorità necessaria. Diede così l’impressione – sbagliata – che la Chiesa fosse dalla sua parte.
La cosiddetta Bolla delle streghe (Summis desiderantes affectibus) conteneva l’invito a esaminare seriamente le persone sospettate e, se il risultato fosse stato affermativo, di rimproverarle, arrestarle e punirle – ma non di bruciarle. In pratica, ciò ha piuttosto diminuito che non promosso la credenza nelle streghe.
In termini di diritto canonico, la Bolla delle streghe non ha mai avuto alcun peso; normativo invece è sempre stato il Canon episcopi che – come ricordato – respingeva come fantasia la credenza nelle streghe e fino alla riforma del Codice di diritto canonico del 1917 fu contenuto nel normativo Corpus Iuris Canonici; al contrario, Summis desiderantes affectibus non compare in nessun catalogo.
Il successo del Martello delle streghe rimase circoscritto in ambiti ristretti in termini di insegnamento della Chiesa. Wolfgang Behringer e Günter Jerouschek giungono alla conclusione che lo scritto «rifletteva l’umore di ampie fasce della popolazione, ma era in netto contrasto con la tradizione teologica», così che – secondo Angenendt – «alla fine uno si chiede se è da considerare veramente un libro ecclesiastico o persino cattolico».
Il Martello delle streghe ebbe un rilancio nelle regioni protestanti molto tempo dopo che era stato respinto dalla Chiesa cattolica, in particolare dall’Inquisizione – e fu conseguentemente accolto in maniera positiva nelle Costituzioni della Sassonia.
Il numero di vittime
La caccia alle streghe e dei maghi ebbe luogo principalmente agli inizi dell’età moderna (1430-1780) nell’Europa centrale e settentrionale, e ciò sta a dire che si trattava essenzialmente di una questione dei protestanti, non dei cattolici, meno ancora della Chiesa cattolica o addirittura del Vaticano.
La metà delle circa 50.000 vittime, secondo l’attuale ricerca, viveva nell’area del Sacro Romano Impero della nazione germanica. Nel Nord Europa l’influenza della Chiesa cattolica romana dalla metà del sec. 16° era molto ridotta, per cui le 25.000 vittime non possono essere accreditate ad essa.
Se, a motivo delle diverse vedute teologiche tra Lutero e Calvino da una parte, e Roma dall’altra, si continua a partire dal fatto che anche le 25.000 vittime “tedesche” dalla metà del sec. 16° erano numericamente ripartite in maniera diseguale tra le regioni protestanti e quelle dell’impero cattolico (es. Baviera) a spese di quelle protestanti, allora la Chiesa cattolica è responsabile di un massimo di 10.000 vittime.
L’analisi quantitativa non deve dare l’impressione che si voglia minimizzare la sorte ingiusta e crudele delle persone. Siccome proprio sul numero delle vittime si è creato uno stato d’animo speciale, è importante dare la parola alla ricerca seria. Non si è trattato, infatti, di «nove milioni di vittime» come sosteneva la propaganda nazista, riferendosi a un calcolo grottesco del 18° secolo, anche se uno studio commissionato personalmente da Himmler verificò nel Reich tedesco l’esistenza di soltanto 25.000 vittime, sorprendentemente vicino alla verità storica, tenuta allora segreta perché minava lo scopo della ricerca nazista che mirava a danneggiare la Chiesa cattolica.
Ironia della sorte, gli storici hanno utilizzato dagli anni ’80 del secolo scorso proprio lo “schedario delle streghe” compilato sotto Himmler e così si giunse alla pubblicazione di numeri vicini alla realtà. Secondo lo stato attuale della ricerca, ci fu un totale di circa 40.000/ 50.000 vittime (Brady, 1995), o 50.000 (Henningsen, 2003), con una forbice inferiore di 30.000 (Behringer, 1998) e una superiore di 60.000 (Levack, 1987).
La resistenza cristiana
La caccia alle streghe terminò nel 18° secolo, nell’età dell’Illuminismo. Ma non per la filosofia dell’Illuminismo, bensì per l’operato di teologi critici di ambedue le confessioni nel sec. 17°. Uno di questi fu il gesuita Friedrich Spee von Langenfeld. Nel 1631 apparve la sua opera principale Cautio criminalis seu de processibus contro Sagas Liber. In questa sua opera epocale, Spee smaschera i processi alle streghe definendoli una farsa e chiamando omicidi l’esecuzione delle sentenze, mentre solo pochi decenni prima il giurista critico della religione e teorico dello Stato, Jean Bodin, aveva sostenuto la caccia alle streghe non da ultimo facendo ricorso al Martello delle streghe.
Si dimostra così che «i critici più credibili provenivano dal campo ecclesiastico e non da quello secolare, una scoperta – afferma Angenendt – che sorprende ancora oggi».
Al centro della critica di Spee sta l’uso della tortura utilizzata allora per “scoprire la verità”. Spee considera la tortura moralmente riprovevole e soprattutto proceduralmente inadeguata. Una valutazione condivisa a Roma dall’Inquisizione papale, la quale aveva già riconosciuto all’inizio del 17° secolo che la tortura porta a giudizi errati e quindi fu de facto abolita.
Questa valutazione nel secolo 21° dovrebbe indurre a orientare la cosiddetta “tortura per la salvezza” nella giusta direzione: la tortura non è mai un mezzo appropriato, nemmeno per un fine buono.
il satanismo purtroppo esiste
Resta il fatto che l’inquisizione ha operato per il controllo della anime. Quindi si voleva non solo il controllo dei corpi ma anche quello dell’anima. Che si potessero bruciare i protestanti e gli omosessuali in Italia e in Spagna ma le streghe no beh… non mi migliora l’umore.