Daniele Taurino è esponente del Movimento Nonviolento che ha promosso, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, la Campagna italiana di «Obiezione alla guerra» e partecipa alla mobilitazione internazionale #ObjectWar. In occasione della Giornata internazionale dell’Obiezione di coscienza − 15 maggio − gli abbiamo chiesto di illustrare le iniziative per la pace e la nonviolenza al tempo della guerra in Ucraina: quelle già realizzate e quelle in corso di realizzazione, assieme ad altre associazioni e ONG. L’intervista è di Giordano Cavallari.
- Daniele, quali sono ora gli obiettivi fondamentali della Campagna di “Obiezione alla guerra”, dopo le iniziative in Italia di cui ci avevi parlato a febbraio (qui)?
L’obiettivo fondamentale è raggiungere il rispetto dei diritti degli obiettori di coscienza, dei disertori, dei renitenti alla leva e dei pacifisti in tutti i Paesi. Chiaramente la mobilitazione – in questo tempo che dura dal 25 febbraio dell’anno scorso – va soprattutto verso la Russia, l’Ucraina e la Bielorussia.
Con l’azione congiunta delle due Campagne stiamo chiedendo alle istituzioni nazionali ed europee di operare per garantire la protezione e l’asilo agli attivisti che provengono da quei Paesi e di fare tutto il possibile perché i loro diritti siano salvaguardati nei rispettivi Paesi.
Siamo a fianco delle organizzazioni e degli attivisti che, coraggiosamente, sia in Russia, che in Ucraina, che in Bielorussia, stanno lavorando per la pace e non vogliono collaborare al male della guerra.
Tra il 14 e il 16 scorso – a cavallo della Giornata per l’Obiezione di coscienza – la Campagna internazionale ha organizzato flash mob in diverse città europee. A Roma ha avuto luogo una Conferenza stampa al Senato a cui hanno partecipato, oltre al Movimento Nonviolento, Un Ponte Per, MIR, Giuristi Democratici, Pax Christi, Pressenza, Centro Studi Sereno Regis, Caritas, Cnesc. È stato ricordato l’articolo 11 della Costituzione in cui si dice che la guerra è ripudiata.
- Puoi fare un esempio delle concrete azioni realizzate?
In maniera simbolica – ma neppure tanto – abbiamo raccolto alcune cartoline di precettazione degli obiettori perseguiti in Russia, Ucraina e Bielorussia e, a Roma, le abbiamo depositate – con tre distinti flash mob – nelle cassette della posta delle ambasciate. Abbiamo voluto mostrare agli ambasciatori che nessun obiettore e nessuna pacifista russa, ucraina e bielorussa è lasciata sola dal movimento internazionale.
Ricordo i nomi delle tre ragazze che a febbraio hanno realizzato con noi il tour di sensibilizzazione in Italia: Darya russa, Kateryna ucraina, Olga bielorussa.
Con un pool di avvocati – tra cui l’italiano Nicola Canestrini, figlio del Sandro che difese tanti obiettori – stiamo assistendo legalmente le persone perseguite nei loro Paesi. L’azione legale si è intensificata negli ultimi mesi in Ucraina con risultati importanti (qui).
Nel mentre continua sia la raccolta di firme italiane per l’obiezione alla guerra, di cui una prima quota già consegnata alla Camera dei deputati a dicembre, sia quella a livello europeo per esercitare la maggiore pressione della opinione pubblica sulle istituzioni dell’U.E. (per firmare: qui). Con la seconda fase della Campagna ci impegniamo a consegnare migliaia di firme alle nostre Istituzioni.
- Riuscite a parlare con le istituzioni?
Con la Commissione europea – a cui abbiamo inviato tempo fa una lettera aperta – è stata avviata una interlocuzione diretta. Il diritto di Obiezione di coscienza all’uso delle armi e al servizio militare è riconosciuto dal diritto europeo, oltre che dall’ONU.
Nei contatti che abbiamo avuto, abbiamo ricordato come, nella guerra dei Balcani degli anni ’90, sia stato garantito il diritto d’asilo nei Paesi europei agli obiettori. Stiamo parlando anche con i parlamentari europei che si stanno mostrando sensibili alle nostre istanze, sia sulle posizioni della Obiezione di coscienza, sia sulla produzione e sulla esportazione delle armi che alimentano il conflitto. Anche con parlamentari italiani stiamo facendo lo stesso lavoro.
- Quali riscontri state ottenendo?
Incontriamo interessi ma anche, naturalmente, contrasti: devo dire in maniera trasversale ai gruppi politici. Sappiamo quale sia il clima generale. Costatiamo, ad esempio, come gli obiettori di coscienza russi risultino immediatamente più “simpatici” degli ucraini: dentro queste reazioni ci sono le solite idee per cui gli obiettori si sottrarrebbero al dovere di difendere la patria. Ci sentiamo chiedere: «ma questi sono obiettori o traditori?».
- Perché parlate anche dei bielorussi?
È fondamentale parlarne. Il Movimento Nonviolento sta insistendo molto su quanto sta avvenendo in Bielorussia, tanto che il numero in uscita della nostra rivista Azione nonviolenta dedica un intero dossier alla Bielorussia (qui): è fondamentale capire cosa sta accadendo sotto la dittatura di Lukashenko, con condanne a morte degli obiettori – considerati solo disertori dal regime – e col pericolo che dalla Bielorussia viene per potenziali sviluppi infausti della guerra, per lo più trascurati dai media.
- Il fisico Carlo Rovelli è assurto alla cronaca per le sue posizioni pacifiste e l’adesione alla Campagna del Movimento Nonviolento. È così?
Carlo è stato un obiettore al servizio militare in Italia ed è sempre stato un amico del Movimento. Ora – a fronte di questa guerra – sta dando un contributo molto concreto e attivo alla Campagna (qui). Lui crede fermamente ad una diversa modalità di risoluzione del conflitto.
- Quali prossime mosse sono in vista?
Dell’azione di assistenza legale in Ucraina ho detto: questa proseguirà senz’altro. Stiamo preparando un’analoga azione anche in Russia, ma di più non posso dire, se non che anche questa ci sarà.
Per l’autunno prossimo stiamo preparando un nuovo tour di testimoni in Italia. Siamo sempre in relazione con Darya (che si trova in Georgia) e il Movimento degli Obietti di Coscienza in Russia, con Olga (che si trova in Lituania) e la sua organizzazione Our House e con il Movimento Pacifista Ucraino.
- Anche papa Francesco si è ricordato della Giornata della Obiezione di coscienza, giusto?
Lui torna spesso al discorso fatto per i giovani europei in conferenza a Praga l’anno scorso: in quel discorso – quale caso personale luminoso di obiezione di coscienza in grado di mettere in crisi la guerra – ha ricordato la figura del giovane austriaco Franz Jägerstätter (proclamato Beato da papa Benedetto XVI), che «fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra», pagando, quindi, con la vita la sua scelta coraggiosa di opposizione al nazismo e alla guerra. Solo Franz, allora, ha fatto quella scelta.
Se anziché “uno solo” fossero stati in “mille”? Forse le cose sarebbero andate in maniera diversa. Anche ora possono andare in maniera diversa.