Alla fine di novembre, una proposta di legge che legalizzerebbe il suicidio assistito per i malati terminali in Inghilterra e Galles ha superato la seconda lettura alla Camera dei Comuni britannica, con 330 voti a favore e 275 contrari. Sebbene la proposta di legge debba ancora superare diversi ostacoli prima di essere promulgata, nessun’altra proposta di legge sull’argomento è mai arrivata a questo punto.
I membri del Parlamento sono stati liberi di votare secondo coscienza, invece di attenersi alla posizione del proprio partito, e i ministri dell’attuale governo laburista hanno votato su entrambi i fronti della questione. Anche se l’esito del voto è stato tragico, la qualità del dibattito è stata sorprendente. In particolare, vi è stato un serio impegno a riflettere sulla questione se la disponibilità del suicidio assistito potesse o meno portare a pressioni sui pazienti affinché scegliessero di morire per non essere un peso per le loro famiglie e i loro cari.
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Il dibattito in Gran Bretagna si è spesso incentrato sulla questione se le tutele previste dalla legge fossero sufficienti o se fossero disponibili cure palliative adeguate per far sì che il suicidio fosse davvero scelto liberamente da un paziente. Le protezioni previste dalla legge proposta sono significative: solo i pazienti con meno di sei mesi di vita sarebbero idonei; le loro decisioni dovrebbero essere approvate da due medici e da un giudice; sarebbe necessario un periodo di attesa prima di procedere; e la persona morente dovrebbe autosomministrarsi la dose letale di farmaci.
Certamente, queste sono condizioni molto più severe di quelle applicate in Canada, dove la “assistenza medica nel morire” (MAID) ha rappresentato più del 4% di tutti i decessi nel 2022, secondo l’ultimo rapporto del governo. Quest’anno, il Canada ha ritardato l’attuazione di una legge che avrebbe reso ammissibili al suicidio assistito le persone affette esclusivamente da malattie mentali; l’entrata in vigore di tale legge è ora prevista per il 2027. Parte del ragionamento che ha portato al ritardo è stato quello di migliorare l’offerta di servizi di salute mentale per ridurre il rischio che le persone scelgano la morte perché non possono accedere alle cure.
C’è un parallelo impressionante tra questi dibattiti: la questione di quando si può dire che un sistema sanitario fornisca abbastanza assistenza da rendere “sicura” la scelta di uccidersi senza correre il rischio che le persone lo facciano per le ragioni sbagliate.
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L’assurdità di questa domanda, una volta posta in termini chiari, dovrebbe rivelare la crisi morale dell’intera idea del suicidio assistito. Ma ci sono enormi pressioni, che coinvolgono la nostra compassione per coloro che soffrono alla fine della vita e la nostra stessa paura della morte e della perdita di controllo, che offuscano la nostra visione quando consideriamo tali questioni.
Alcune persone possono cercare di risolvere l’assurdità di questa domanda rifiutando l’idea che ci siano “ragioni sbagliate” per voler morire. Il New York Times ha recentemente pubblicato un’intervista con Ellen Wiebe, un medico canadese che ha eseguito centinaia di procedure MAID. La dottoressa ha descritto il suo impegno a favore della capacità dei pazienti di scegliere di morire in termini di diritti umani.
In modo agghiacciante, ha anche raccontato la storia di un uomo, costretto in un letto di un ospizio, che ha chiesto la MAID per evitare di essere un peso per la sua famiglia. “Mi dispiace”, ha risposto la dottoressa, “ma questa non è una ragione sufficiente”.
Ma proprio quando un lettore potrebbe pensare che le salvaguardie del sistema abbiano funzionato, la dottoressa spiega che “era anche molto angosciato dal fatto che era stato una persona che si era presa cura della sua famiglia e ora doveva avere persone che si prendevano cura di lui, ed era insopportabile per lui trovarsi in questo stato e non stesse migliorando. Quindi ho dovuto stabilire che la sua sofferenza comprendeva anche questo”. Una volta fatta questa determinazione, la dottoressa lo ha ritenuto idoneo a chiedere la propria morte.
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Forse le garanzie più severe proposte dalla Gran Bretagna potrebbero evitare un simile esito, o almeno renderlo meno probabile. Ma nessun parapetto, per quanto alto, può riuscire a distinguere completamente la nostra sofferenza da quella di coloro che ci amano e condividono il nostro dolore, e il peso che potremmo voler risparmiare loro alla fine.
Dobbiamo invece riconoscere che la sofferenza e la compassione non sono solo inevitabilmente intrecciate, ma di fatto interdipendenti. Non possiamo essere veramente compassionevoli se non siamo disposti a condividere la sofferenza degli altri e a lasciare che gli altri condividano la nostra.
Il suicidio assistito si presenta come una risposta compassionevole e una via d’uscita dalla sofferenza, ma l’obiettivo che persegue non è la compassione, bensì l’illusione dell’autonomia finale: possiamo e dobbiamo controllare completamente le nostre vite, anche quando le stiamo perdendo.
Non importa quante regole e procedure ci mettiamo intorno, questo non potrà mai essere un modo sicuro o compassionevole di relazionarsi con gli altri esseri umani.
La verità è che le nostre vite non sono mai state esclusivamente nostre. Dalla nostra prima dipendenza dai genitori fino all’ultima dipendenza da coloro che ci amano e si prendono cura di noi, la dignità umana è nobilitata, piuttosto che degradata, dal nostro bisogno di cure da parte degli altri.
- Pubblicato sulla rivista America.
Sawyer e’ un pro-life americano e quindi repubblicano e seguace di Donald Trump. Cosa ne pensera’ delle deportazioni di massa dei migranti clandestini? E dei progetti disumanizzanti di Elon Musk? Sarebbe interessante chiedere se l’America vorra’ esportare la sua nuova ideologia…. Circa Dio e l’inferno penso che dall’inizio dei tempi sono passate su questo pianeta circa cento undici miliardi di vite umane che, approssimativamente, all’87.15% non si sono comportate proprio bene. E se dopo la morte c’e’ questa cosa del giudizio e della collocazione delle anime nei tre livelli famosi allora in quello infernale ci deve essere proprio un bel casotto! Magari Dio e’ impegnato nelle vertenze sobdacali della turba demoniaca e sta pensando a modificare una cosmogonia post mortem troppo onerosa. Quindi credo che togliersi la vita da soli lo scocci molto. Gia’ sono troppi quelli che si ammazzano reciprocamente figurarsi se ci si mettono pure i suicidi!!!!
Conosco Sam e l’equazione fatta tra il suo essere pro-life e quindi repubblicano seguace di Trump non è solo avventata, ma anche sbagliata.
Mi stupisce e addolora sentire giudizi trancianti su situazioni di vita, di sofferenze che si conoscono solo se provate o se vissute da vicino…Bisogna aver rispetto della sofferenza, della mancata dignità della persona umana, bisogna fermarsi…non giudicare (questo non ci è stato insegnato?)imparare ad avere rispetto per una vita se non la si sente come vita. Gentile Signora Marina Umbra io conosco il Dio della Misericordia e non quello della condanna e del castigo, è un Dio diverso dal suo? E mi scusi ,non capisco cosa centrano le sette erotiche?…
Io conosco il Dio della Misericordia per chi si pente e segue la Sua Legge ed il Dio della condanna e del castigo se ci ribelliamo alla Sua Legge. E’ il Dio adorato da 2000 anni nella Chiesa Cattolica e che mon è mai cambiato. E’ l’uomo moderno superbo e ribelle ed una Gerarchia apostata e compiacente con il peccato che è cambiata. Quanto alla mia supposta crudeltà nel dire la Verità….sarà Dio a giudicarmi. Io non lo rinnego perchè la mentalità comune è cambiata. Il suidicio è e sarà sempre peccato mortale. Recrimini con il buon Dio.
Se Dio è così poteva anche fare a meno di farsi uomo e morire in croce, e mandarci automaticamente all’inferno, visto che abbiamo tutti peccato e violato la Legge, e il salario del peccato è la morte.
Meglio una morte dignitosa a una vita che di vita non ha più nulla, ma soltanto sofferenza senza alcuna speranza di guarigione o di ritorno a una vita degna di questo nome. Tante persone in queste condizioni chiedono aiuto per porre fine alle loro sofferenze perché da sole non lo possono fare ed è giusto che uno Stato civile venga incontro alle loro esigenze. Il suicidio assistito è un atto di grande umanità.
Ovvio se siamo solo carne e dopo la morte non c’è niente..chi scrive i commenti su questo blog è nella gran parte dei casi diversamente cattolico…cioè non loè ..continuate così…state certi che Dio “non smetterà di giudicarci”. Tanti auguri!!!
Curioso assembramento di giudizi il suo. Gli altri non sono cattolici come lei, “Dio ci giudicherà statene certi” (qui c’è anche un intento terrorizzante), “se dopo la morte non c’è nulla” come se qualcuno dei commentanti lo avesse effettivamente sostenuto.
Questi “ugualmente cattolici” che si muovono dentro alle vite altrui come elefanti in gioielleria ahimè passano il messaggio di un Dio insensibile che certamente potrebbe essere soggetto, questo sì, a giudizio finale. Auguri a lei!
Il suicidio è un peccato mortale. PUNTO. Dio ci giudicherà (me compresa se tacessi la Verita) PUNTO L ‘Inferno esiste e ci vanno quelli che muoiono in peccato mortale PUNTO. Sana Dottrina Cattolica…se non piace ..ci sono tante sette erotiche a cui rivolgersi.
Il suo messaggio è una contro testimonianza. Il suo cristianesimo violento fa vergogna.
E’ quello della Chiesa Cattolica. “Chi si vergognerà di me davanti agli uomini anche io lo rinneggerò davanti al Padre”. Preferisco il suo disprezzo a quello del mio Dio che è morto in croce per amor mio e per colpa mia.
Scusi, ma non si rende minimamente conto che una persona che vuole suicidarsi forse, ma solo forse, ha bisogno di empatia e comprensione e non di giudizi netti?
Posto che io considero il suicidio un gesto grave da evitare, crede veramente che dire a una persona che sta pensando di suicidarsi perché magari sta soffrendo molto ‘non farlo perché sennò vai all’inferno!’ sia sempre appropriato?
Penso che, purtroppo, rischiamo di farle sembrare i cristiani gente mostruosa e sadica, e non mostrarle il Dio che ha tanto amato il mondo da dare Gesù affinché non perisse.
Per dissuadere una persona dal suicidarsi ci sono molti altri argomenti, come la scia di dolore che questo gesto lascia nelle persone a noi vicine
Ovvio che Lei non crede all’inferno io sì così come Gesù. A me quello che pensa la gente riguardo alla Legge di Dio poco importa. Ho un’unico Giudice….e non è lei….
Scusi, lei dicendo così a una persona non solo rischia di non dissuaderla dal suicidio, ma anche di farla apostatare o tranciare ulteriormente i legami con la Chiesa.
E penso che Dio ci giudicherà anche per questo…
Perché è vero che alle persone bisogna dire la Verità, ma è bene farlo in modo opportuno ed empatico.
Onestamente credo che la dignità sia un valore per ogni donna ed ogni uomo : morire nel dolore fisico e nel degrado di sè è una sofferenza per la persona umana , tentare di conservare la dignità dovrebbe essere permesso a tutti. Forse dovremmo imparare a fermarci sulla soglia delle vita altrui , e smettere di giudicare e discutere su esperienze personali che non ci appartengono.
La madre di un mio amico gravemente depressa si è uccisa buttandosi dalla finestra. Lui, parlando dell’accaduto, mi disse: avrei preferito si fosse potuta uccidere dignitosamente senza gettarsi dalla finestra. Ammetto che non me la sono sentita di dargli torto.