Le disuguaglianze e la salute

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Si è svolto sabato 11 maggio, presso l’Aula magna del seminario, il terzo incontro di Democrazia è Partecipazione, il ciclo di conferenze organizzato dalla Diocesi di Mantova. All’appuntamento, dal titolo Disuguaglianze in crescita e diritti in calo. I rischi per la tenuta della democrazia, hanno partecipato Nicoletta Dentico e Davide Boldrini.

Nicoletta Dentico, giornalista e scrittrice, è esperta di cooperazione internazionale e di diritti umani. Ha coordinato in Italia la Campagna per la messa al bando delle mine, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 1997, e diretto in Italia Medici Senza Frontiere con un ruolo importante nel lancio della Campagna per l’Accesso ai farmaci essenziali. È stata cofondatrice dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale; ha lavorato a Ginevra per Drugs for Neglected Diseases e poi per l’OMS. Dal 2013 al 2019 è stata consigliera di amministrazione di Banca Popolare Etica. Dirige il programma di salute globale di Society for International Development.

Davide Boldrini è responsabile dell’Osservatorio per le povertà della Diocesi di Mantova e direttore di Agape, associazione che, in seguito alla crisi innescata dalla pandemia, dà supporto, attraverso il servizio Proximis, alle famiglie in difficoltà.

La guarigione dello storpio

L’intervento dei due ospiti è stato preceduto dalla riflessione sul passo di Atti degli Apostoli 3, 1-9 che racconta il primo miracolo compiuto dagli apostoli: la guarigione dello storpio.

La comunità cristiana è in fase di costruzione e Pietro e Giovanni, ebrei ancora osservanti, si stanno dirigendo al tempio di Gerusalemme per la preghiera delle tre del pomeriggio. Proprio qui, alla porta detta Bella, ogni giorno, un uomo storpio dalla nascita viene portato per chiedere l’elemosina.

Tutto il passo è giocato su un intreccio di sguardi: lo sguardo dello storpio rivolto a Pietro e Giovanni al fine di ottenere qualche spicciolo e quello di Pietro che, «fissando lo sguardo su di lui», risponde: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do nel nome di Gesù Cristo». Il dono splendido che Pietro offre allo storpio è racchiuso in quell’«alzati e cammina», che riabilita definitivamente l’emarginato riconsegnandogli non solo l’uso dei piedi – «di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono» – ma anche l’agilità dei movimenti perché, «balzato in piedi» e «saltando», entra con loro nel tempio per lodare Dio.

L’intervento miracoloso di Pietro che, con un diverso sguardo, vede nello storpio l’uomo, è strumento non solo di guarigione ma di affrancamento dallo stigma di una disabilità colpevole e per questo emarginante.

Povertà: i dati

Prendendo spunto dalle sollecitazioni del passo biblico, Nicoletta Dentico osserva che il Covid è stato, a livello globale, uno spartiacque: le ricche società dell’Occidente hanno dovuto, improvvisamente, gestire un’emergenza sanitaria, foriera di una crisi economica senza precedenti dalla fine della Seconda guerra mondiale.

A livello internazionale, le nazioni europee, e non solo, si sono interrogate a più riprese, sul caso Lombardia; ai loro occhi, risultava inspiegabile come, in una delle regioni più ricche del mondo, l’azione del virus fosse stata così devastante e i mezzi adoperati per fronteggiarla si fossero dimostrati inadeguati.

Da allora il caso Lombardia è oggetto di studio a livello europeo per comprendere che cosa, in termini di politiche e di Welfare, sia venuto meno nel corso dei decenni.

Due conflitti mondiali e due olocausti avevano convinto i sopravvissuti a rifondare le nazioni sui diritti, in primis sul diritto alla salute. Di qui l’art.32 della nostra Costituzione, che affida alla Repubblica la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e della collettività.

Cosa ne è stato di questo diritto, se una delle regioni più prospere del mondo non è riuscita a garantirlo? E di tutti gli altri diritti che, all’indomani della fine delle guerre, sembravano inalienabili e acquisiti come bene comune?

La pandemia, gestita in modo solo emergenziale con soluzioni improvvide, ha ingenerato una grave crisi economica che si è abbattuta sulle fasce più deboli della popolazione, avviando quel processo di fragilizzazione della società che le agenzie di solidarietà vanno registrando in maniera sempre più preoccupante.

Boaventura de Sousa Santos, nel suo libro La crudele pedagogia del virus, parlando di come il virus ci abbia istruito, sottolinea le gravi responsabilità del ricco Occidente in ordine alla difesa dei diritti e allo scivolamento verso il basso di classi sociali prima benestanti e ora bisognose di presentarsi come si dice nel brano degli Atti – a una porta Bella.

La superficialità delle politiche che si sono susseguite negli ultimi decenni ha permesso che il patogeno – in sé benefico, perché di virus e di batteri è formato il nostro corpo, tanto da essere invocato nei riti propiziatori dagli indigeni del sud America – fosse devastante proprio laddove si pensava di possedere risorse etiche e materiali sufficienti ad affrontarlo.

Nel breve giro di un paio d’anni ci si è trovati a fare i conti, da una parte con presidi sanitari inadeguati e dall’altra con l’aumento esponenziale delle povertà, dovuto all’arresto del sistema produttivo. Una recente indagine, condotta dall’UE sui diritti richiesti dalla popolazione, ha registrato al primo posto il diritto al lavoro e in seguito quelli della salute e dell’ambiente.

Per nulla sembra essere garantito il diritto al lavoro, nel senso di lavoro degno, se è vero che, pur lavorando, la maggioranza delle persone non riesce a procurare alla famiglia i beni essenziali. Contro chi è disoccupato si accaniscono, inoltre, una burocrazia e un’informatizzazione impietose che obbligano alla dipendenza onerosa di esperti, gli unici a sapersi destreggiare all’interno della selva di leggi e vincoli.

Per questo papa Francesco parteciperà al G7 sull’Intelligenza Artificiale, avendo compreso quanto l’imporsi della tecnologia sia causa per troppi di nuova emarginazione.

Anche il diritto alla salute è compromesso da mezzi di sussistenza sempre più insufficienti che, inducendo i più indigenti ad una alimentazione povera, ingenerano la spirale viziosa della cattiva salute e dell’incremento di assistenza medica a cui una sanità sempre più ridimensionata non consente l’accesso.

A questo stato di cose si sono aggiunte politiche populiste che, per ottenere consenso, hanno, per esempio, incluso nei bonus offerti alle famiglie per l’acquisto di materiale scolastico anche il «pacchetto merendine», assai nocivo alle fasce di popolazione in età scolare. Nel cibo industriale trionfa una particolare trinità – così la definisce Dentico – quella del sale, dello zucchero e dei grassi, ingredienti insidiosi per la salute e per la dipendenza che ingenerano.

Con una povertà che – secondo l’ISTAT – tocca il 30% della popolazione, un tasso di fertilità diminuito del 50%, non sufficientemente surrogato da un’immigrazione attestata al 9%, il PIL risulta fortemente deficitario e non in grado di dare sostegno e speranza di vita a 1.300.000 persone sotto la soglia della sopravvivenza. Infatti, bastano una vecchiaia supportata da pensioni inadeguate, un divorzio, una malattia, un disabile in famiglia, e subito anche oggi si scivola – come lo storpio degli Atti – alla porta Bella, privi di indipendenza economica, in condizione del bisogno.

Se la politica attuale non modifica il suo sguardo, vale a dire, se non introduce autentiche iniziative di sostegno, tali da permettere a chi è nel bisogno di rialzarsi e camminare, il rischio è dipendere dall’elemosina del populista di turno e permanere nella condizione umiliante dell’emarginazione, con il risultato che anche le basi della democrazia saranno compromesse.

L’altro lato della forbice

Dal crack della Lehman Brothers nel 2008 i due lati della forbice hanno cominciato ad allargarsi ed ora i dati dicono che dalla parte fortunata sta il 5% della popolazione, detentrice del 60% delle ricchezze.

Credit Suisse denuncia che il 96% della popolazione usufruisce del solo 17% delle risorse, mentre l’accesso a tutte le risorse è riservato – come riferisce con amara ironia Dentico – ad un paradossale 0,0% di eletti. È un postfeudalesimo, quello di cui parla la relatrice, e i nuovi feudatari, camuffati da filantropi, sono i super ricchi come Bill Gates che finanziano attraverso donazioni miliardarie iniziative di sostegno a livello globale, sedendo ai tavoli delle decisioni.

È anche l’era non provvida né provvidenziale dei soluzionismi, dice Dentico con scetticismo, se questa comporta che a un Bill Gates sia consentito di partecipare a Ginevra alla stesura del Trattato pandemico e di promuovere l’abolizione di istituzioni pubbliche come l’OMS. Infatti, le iniziative in campo agricolo, messe in atto in Africa, nascondono, sotto il velame di una pelosa generosità, imbarazzanti interessi privati.

Ma a scatenare la pandemia nel 2020, mettendo in ginocchio tutta la parte ricca del mondo, è stata l’assenza di regole nel commercio globale. Come le classi nobiliari dell’antica Roma hanno contaminato la vita sobria delle origini per il desiderio di circondarsi di oggetti lussuosi, così oggi le classi più abbienti hanno contratto un inspiegabile desiderio di possedere animali selvatici, rendendo in questo modo prossimi all’uomo i patogeni di cui essi sono portatori.

Nella recente pandemia questa nuova lussuria delle classi ricche ha giocato un ruolo fondamentale: secondo le statistiche la domanda di specie selvatiche occupa il primo posto nella graduatoria dei beni di importazione e questo all’insaputa di una collettività mai doverosamente informata.

Scioperi e manifestazioni di protesta da parte di operatori del sistema sanitario, con la richiesta di maggiori tutele e garanzie, sono esplose in tutta Europa negli ultimi mesi. In Italia nulla di tutto questo.

A questo punto – dice Dentico – il conflitto è giusto e sacrosanta è la protesta dei giovani, insofferenti verso una società che sembra sotto sorveglianza. One health è il motto e il principio guida senza il quale, a trovarsi alla porta Bella a mendicare, saranno sempre più larghi strati di popolazione.

Povertà nel territorio mantovano

Ad aggiornare i partecipanti al convegno sull’incremento delle povertà nel mantovano è Davide Boldrini, responsabile della Caritas diocesana.

Negli ultimi anni le persone che si avvalgono dei centri di solidarietà sono tante e non si tratta solo di anziani, ma appartengono a tutte le fasce di età: i risparmi, che hanno caratterizzato la società italiana e sostenuto fino ad ora i ceti medio-bassi, sono stati corrosi dalle crisi economiche, mentre il possesso della casa è più un onere che una garanzia.

Lo spostamento dalle periferie alla città di famiglie alla ricerca del supporto dei centri di solidarietà è diventato in pochi anni sempre più massiccio e per questo già ben delineati e a conoscenza degli operatori e dei servizi sociali, nonché dell’assessorato, sono i quartieri e addirittura i condomini abitati da famiglie indigenti.

Anche i tre plessi scolastici presenti nella città selezionano in maniera diversa utenti appartenenti ai due lati della forbice.

Per bypassare l’umiliante pratica dell’elemosina attraverso la distribuzione di cibo e di vestiario, la Caritas diocesana, animata da uno sguardo attento e sensibile, ha introdotto anche a Mantova la formula del microcredito, già sperimentata in Nepal dall’economista, premio Nobel, Muhammad Yunus.

Non sembrano avere lo stesso sguardo i politici attuali: parlare di autonomia differenziata delle regioni significa, inevitabilmente, allargare l’ampiezza della forbice. All’orizzonte, dunque, nessun novello Pietro che, illuminato e dotato di paterna bontà, sia in grado di riabilitare concretamente gli svantaggiati, restituendo loro visibilità e dignità.

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