Dai maestri del liberalsocialismo al socialdemocratico Giuseppe Saragat, molti, nel corso del Novecento, ci hanno insegnato che non vi è giustizia sociale senza libertà. Eppure è proprio con Sandro Pertini, al Quirinale dal 1978 al 1985, che l’intero popolo di sinistra e quasi tutti gli italiani imparano davvero che libertà e giustizia sociale formano un binomio inscindibile: “preferisco la peggiore delle democrazie alla più perfetta delle dittature” e “combatto la tua idea, ma sarei pronto a morire affinché tu la possa sostenere”.
E soprattutto: “la giustizia sociale senza libertà è tirannide, la libertà senza giustizia sociale è un privilegio per pochi”. Insomma: è con il grande ligure, non di rado polemico, in precedenza, da socialista, con gli ex azionisti, che il socialismo democratico e liberale diviene da noi davvero popolare e di massa. È stata questa la sua rivoluzione. Società e individuo non si contraddicono, anzi; si presuppongono.
E ora è tempo di affiancare a quel binomio un altro: libertà e desiderio.
Accanto a un “eros” sordo e cieco, maschile-neutro primitivo e indifferenziato, e accanto all’amore asessuato (agápe senza eros), vi è la tenerezza (filótes), un amore, insieme, carnale e spirituale. “Questa definizione dell’amore – sostiene Luce Irigaray – vuole che i sessi siano chiaramente differenziati, che una distanza li separi fra di loro e dal cosmo, che non siano ridotti a copulazione costante né ad un accoppiamento il cui solo scopo sia la procreazione”.
In tal modo proprio Afrodite finisce per divenire l’incarnazione dell’amore come libertà e desiderio umano. Appunto: desiderio e libertà come binomio inscindibile. Desiderio senza libertà comporta, al contrario, la negazione dei due universi differenziati, quello maschile e quello femminile, e la sopraffazione da parte del “maschile primitivo”.
Il desiderio senza libertà, spinto alle estreme conseguenze, ha portato alla negazione della vita di Giulia. Per Giulia e per tante, troppe donne, la negazione della libertà coincide con la fine della vita. Capita soprattutto, e non solo, in questa parte del globo che le ragazze si sentano, e talora siano, più libere. E proprio ciò scatena la furia cieca e sorda, la violenza distruttiva, fino all’omicidio, di tanti maschi, feriti quasi per “lesa maestà”, incapaci di coniugare il proprio desiderio con la libertà e il desiderio dell’altra. Incapaci di amare. Inclini a confondere l’eros con il possesso.
La sensibilità di molti, donne e uomini, è scossa dalla morte violenta di Giulia, più che per altri fatti simili. Per un insieme di motivi. L’auspicio e, soprattutto, l’impegno, ora, sono che quel sangue versato, quella vita calpestata proprio mentre sbocciava rendano un’acquisizione diffusa e di massa tutto ciò, proprio come avvenne con Pertini per la libertà e la giustizia.