Armando vittima di sé stesso… e della TV

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Nei giorni 11, 12 e 13 aprile, una vivace polemica ha caratterizzato la trasmissione «Uomini e donne», in onda su Canale5 il primo pomeriggio. Il programma va in onda dal 1996; è condotto da Maria De Filippi ed è dating show dal 2001.

Semplice, in apparenza: vuole far incontrare persone in cerca di una relazione stabile e così presenta un parterre dove, da una parte, abbiamo signori adulti, di età diverse e, dall’altra, parte troviamo signore adulte, di diverse età, tutte e tutti, a quanto pare, alla ricerca dell’anima gemella in TV in quanto scarseggerebbe nella vita reale.

Una “sottosezione” riguarda il “trono” dei giovani: qui giovani, uomini e donne, vanno alla ricerca secondo il canone del più classico corteggiamento, rivisto e riletto in formato televisivo.

In cerca di notorietà?

Concentriamoci sul gruppo degli e delle over. Nei giorni citati, il protagonista assoluto è stato Armando Incarnato, un vivace quarantenne napoletano, in trasmissione da alcuni anni, con una peculiarità tutta sua: quando interviene lo fa per “smascherare” – a suo dire – comportamenti che avvengono fuori dalla trasmissione da parte di alcuni o alcune e che dimostrerebbero il loro desiderio di non cercare un partner stabile ma solo di sfruttare la visibilità offerta dalla trasmissione. Il tutto condito da un italiano precario, strepiti, accuse reciproche, pianti, ire funeste che passano dopo poco, interventi pungenti pro o contro qualcuno o qualcuna da parte degli opinionisti, Gianni Sperti e Tina Cipollari, veri comprimari della De Filippi.

Parte integrante della presenza in televisione di queste signore e signori è l’indotto che vive sui social media: su Facebook e su Instagram in modo particolare.

Alcune delle persone in trasmissione si muovono nel mondo della moda, dell’estetica, dell’intrattenimento, forse traendo dalla pubblicità delle risorse per la loro quotidianità. Negli anni, e con il fatto che alcuni sono in trasmissione da anni, a volte sembra che lo scopo primario sia la visibilità mediatica e non la ricerca dell’anima gemella.

Dov’è allora la questione? Perché SettimanaNews si occupa di «Uomini e donne»? Intanto, perché una trasmissione così longeva è un fatto di costume. Poi, perché il connubio tra TV e social media produce aspetti nuovi che giorno dopo giorno modificano la mentalità corrente.

Finzione o realtà?

Ad esempio, la vivace polemica che ha per protagonista Armando Incarnato ci fa vedere all’opera un fatto interessante: qualcuno facilmente diventa vittima dello stesso meccanismo che ha avviato, perché non lo padroneggia e perché non possiede la forza di carattere necessaria per non soccombere nel pettegolezzo e nelle cattiverie che pure ha avviato e cerca di cavalcare.

Armando (oramai è familiarmente chiamato così) nei giorni citati, si è alterato al punto da minacciare di lasciare la trasmissione quando ha scoperto che su di lui i social media dicono di tutto. Lo dipingono come uno che approfitta della trasmissione per fare provini, è seguito da uno o più manager, partecipa a eventi (feste private!) e forse viene pagato; addirittura avrebbe una relazione stabile nascosta che a Napoli tutti conoscono ma non lo ammette per non lasciare il programma. E via dicendo.

Tuttavia Armando ha un profilo Instagram con 275 mila follower. Non è poco. Solo leggere i commenti è un lavoro a tempo pieno. Tanto può l’apparizione televisiva, in termini di visibilità, fino a dare alla testa. Lui stesso dice che in molti gli mandano foto e informazioni su altre persone del parterre. E lui le riporta in trasmissione, giudicando le soffiate alla stregua di “fatti” e dicendo di avere “prove” di comportamenti non consoni alla vera ricerca di un partner. E ne è convinto.

Poi, però, ci tiene − e tanto − a quella che chiama la sua “onorabilità”. «Non mi sporcate dicendo cose false su di me», afferma spesso su Instagram e in trasmissione. E aggiunge che, avendo una figlia, tiene alla sua immagine di persona onesta e “pulita”, che non si approfitta di niente e nessuno.

In questa sede, ovviamente, la buona fede di Armando la lasciamo giudicare ai lettori. Importa però – e questo è lo snodo della questione – che stiamo davanti a un meccanismo consolidato. La persona che crede di essere protagonista e operare in buona fede cade vittima dello stesso meccanismo da lui avviato. Lui riporta nel programma voci e dicerie ricevute via social media da chiunque e gli basta riceverle per pensare che siano vere.

Quando, però, riceve lo stesso trattamento e su di lui si dicono voci e dicerie, allora casca il mondo: strepita, si offende, si sente calunniato, si preoccupa di cosa penserà sua figlia (una bambina), si altera, si commuove, piange, non si sente compreso nella sua autentica e genuina ricerca di una verità interiore. Il prodotto creato dalla TV viene annientato psicologicamente dalla stessa TV.

Il corto-circuito su sé stesso non viene affatto percepito da Armando. E la direzione della trasmissione (De Filippi e la “redazione”) utilizza benissimo l’alimentazione via social media, che vive di molti fans club a favore o contro che rilanciano qualsiasi diceria, basandosi sul «basta che se ne parli». E più si urla in trasmissione, meglio è. Più si urla al di fuori sui social, più se ne parla, più l’intero meccanismo ne guadagna.

Alcuni interrogativi

Resterebbero diverse domande che si potrebbero fare gli esperti di mass media o i teologi moralisti, qualora questi ultimi fossero interessati al mondo che c’è al di fuori dei manuali. Ad esempio, si potrebbe riflettere sul tipo di rapporti interpersonali che viene presentato al pubblico. Perché sappiamo tutti che è una trasmissione, quindi TV, quindi finzione, che però nei momenti migliori ha tre milioni di telespettatori in fascia pomeridiana. Non è poco.

Oppure potremmo farci delle domande sul tipo di «fama» che viene veicolata e sul pettegolezzo come sistema. Sarebbe poi da chiedersi quale star system viene proposto ai più giovani e quali possano essere i veri criteri di scelta dei partecipanti: c’è un numero di telefono e una selezione ma, guarda caso, le persone in studio hanno sempre qualcosa a che fare con moda, pubblicità di marchi o aziende e relazioni pubbliche.

Vogliamo, infine, parlare della lite e dei pianti come modus operandi? Al pubblico più ampio, al di là del teleschermo, arriva un messaggio quantomeno ambiguo: si tratta infatti di finzione, però spesso il palcoscenico viene confuso con la realtà.

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