Intervento di Giovanni Bachelet nell’Aula del Senato della Repubblica, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice.
Ringrazio la Presidente del Senato per l’invito e saluto i Parlamentari e le Autorità presenti, a cominciare dal Presidente della Repubblica, e gli altri familiari delle vittime.
Come per molti italiani, che fra il 1980 e il 1981 hanno perso qualcuno dei propri cari in attentati terroristici, il 2021 segna per me il quarantennale di una drammatica scoperta. 40 anni fa (la notizia mi raggiunse in USA) divennero pubblici gli elenchi della loggia P2. Mi crollò il mondo addosso. Nelle liste c’era la quasi totalità del comitato di crisi del sequestro Moro.
Dalle carte P2 emergeva anche che il vicepresidente del CSM, subentrato a mio padre nel febbraio 1980 per effetto della sua morte, si era pochi mesi dopo dato da fare per la restituzione del passaporto a Roberto Calvi (relazione commissione P2, comunicata alle Camere il 12/7/1984, pagina 112). Ma allora?
La morte di Moro, di mio padre, di tanti altri, era dovuta non solo a sicari della mia età, oggettivamente delinquenti e soggettivamente convinti di fare la rivoluzione proletaria, ma anche alla loggia P2? Aveva ragione chi ai tempi del rapimento Moro o della morte di mio padre si dichiarava “né con lo Stato né con le BR”? Aveva torto Sandro Pertini, definito dalle BR un “vecchio rimbambito che scambia i corridoi del Quirinale con le trincee della Resistenza”? Aveva torto mio padre, definito nel comunicato di rivendicazione del suo assassinio un “culo di pietra” che merita un “cuore di piombo”?
No, non avevano torto né gli scettici né gli eroi e i martiri della Repubblica. Non completamente, almeno. Gli unici ad avere completamente torto erano quelli che, non riuscendo a vincere libere elezioni, cercavano il potere con la forza, il volto coperto da un passamontagna o da un cappuccio nero.
Ma non ci sono riusciti, e in questi quarant’anni sono stati scoperti e messi in condizione di non nuocere. Il merito è di magistrati, avvocati, forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti, imprenditori, amministratori, ministri, parlamentari. Impossibile elencarli.
Per tutti esprimo un grazie al Sen. Sergio Flamigni e un commosso ricordo dell’On. Tina Anselmi. Sono pochi gli eversori ancora vivi, sconosciuti e a piede libero. Forse, oppressi dal rimorso, usciranno allo scoperto, fornendo gli ultimi tasselli del puzzle delle bombe e degli attentati degli anni 70 e 80. Forse sono invece attivamente impegnati a sistemare i loro nipotini nei partiti, nelle redazioni, nelle istituzioni di oggi. Chissà.
Grano e zizzania convivono sempre, dai tempi del terrorismo a quelli della pandemia. Non dobbiamo scoraggiarci. Andiamo avanti con mente robusta e cuore tenero, come diceva la studentessa Sophie Scholl della Rosa Bianca, che oggi compirebbe 100 anni. Senza illusioni e senza tentennamenti, teniamoci caro il metodo democratico e lo stato di diritto.