Accadeva a Trento la settimana scorsa nei pressi di una chiesa in centro città. Sul selciato di porfido un mendicante chiede l’elemosina in silenzio, al suo fianco un bel pastore tedesco, forse l’unica creatura che allevia un’infinita solitudine.
Una signora di mezza età si avvicina gridando: “Ma non può lasciare lì per terra quel povero animale! Gli metta almeno sotto una coperta perché lì sulla pietra rischia di prendersi i reumatismi, povera bestia!”. E si è allontanata continuando a inveire sulla scarsa intelligenza delle persone e il mancato amore verso gli animali (!!??).
Cosa ci siamo persi nella nostra Trento che sta (anche troppo) bene?
Una coperta, magari anche una bella cuccia, non l’avrebbe disdegnata quel cane (che peraltro sarebbe in grado di lavorare sulla neve in una squadra di soccorso), ma… il suo padrone?
Tutti gli animali fanno parte del creato, dono di Dio che siamo chiamati a custodire come il resto del pianeta: un gesto di responsabilità verso l’umanità e soprattutto le generazioni future, scrive Bergoglio nella Laudato si’.
Ma ogni uomo non è forse creato a sua immagine, figlio di Dio? Abbiamo talmente sovvertito la nostra scala di valori da preoccuparci della (presunta) salute di una bestia, ignorando l’esistenza stessa di una persona? Restare indifferenti al volto di un fratello?
La mano tesa di un povero verso di noi è un invito ad uscire dalle nostre sicurezze, ci ricorda il papa, perché il pane che si chiede nella preghiera è plurale, “nostro”. Quindi da condividere. (corsivo pubblicato sul settimanale diocesano di Trento, Vita Trentina, n. 45)