Il 6 aprile 2016 l’Assemblea nazionale francese ha adottato, dopo sei anni di dibattiti e due anni e mezzo di “battaglie” parlamentari, una nuova legge avente l’obiettivo di rafforzare la lotta contro il sistema prostituzionale.[1] Una legge di portata storica che modifica ben nove codici legislativi, che innova – come mai è successo dal 1946 – l’insieme delle politiche francesi in materia e che è fondata su tre ferme convinzioni:
– la prostituzione è una violenza nei confronti delle donna,
– è un ostacolo all’attuazione del principio repubblicano di eguaglianza donna-uomo,
– è un attentato alla dignità umana.
Per la prima volta nella storia della Francia, la legge proibisce l’acquisto di prestazioni sessuali, depenalizza le persone che si prostituiscono e costruisce un insieme di strategie e programmi di intervento per sostenerle efficacemente nella fuoriuscita dalla prostituzione.
Siamo in presenza di una legge che rifiuta l’idea che un rapporto sessuale possa essere imposto per potere, forza o denaro. Un rapporto imposto dal denaro, dal sopruso o dalla violenza non ha nulla a che fare con la libertà sessuale. Se ogni persona deve poter disporre del proprio corpo, nessuno ha il diritto di disporre del corpo altrui.
Perfezionando una normativa abolizionista già severa in materia di lotta all’induzione-favoreggiamento-sfruttamento della prostituzione e alla tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, la nuova legge mira a perseguire tre grandi e ambiziosi obiettivi:
a) prevenire e arginare, nell’intento di sradicare, i flussi di entrata nella prostituzione, che coinvolgono principalmente le persone più vulnerabili, soprattutto donne;
b) sostenere con misure concrete ed efficaci le persone coinvolte in essa e desiderose di fuoriuscirne;
c) contribuire a liberare la sessualità dalla logica del mercato, sanzionando il cliente, con l’intento non di criminalizzarlo ma di aiutarlo a maturare una concezione umanizzante della sessualità.
Un primo bilancio
Ad un anno dall’entrata in vigore della nuova legge è possibile un primo bilancio.
Già a partire dall’aprile 2016, l’inversione delle responsabilità penali – viola la legge non chi vende ma chi acquista atti sessuali – è stata prontamente applicata. Prima della nuova legge, ogni anno più di 1.500 persone nella prostituzione venivano incriminate e arrestate per il reato di “adescamento”. Dopo l’entrata in vigore della legge, cioè dal 14 aprile 2016, nessun arresto è stato effettuato a tale titolo.
La legge ha introdotto un aggravio di pena in caso di violenze fisiche e sessuali commesse nei confronti delle persone che si prostituiscono. Una disposizione già utilizzata in numerosi processi che, associata all’abrogazione del reato di adescamento, ricorda a tutti, ma in particolare alle forze dell’ordine e ai magistrati, che le persone che esercitano la prostituzione sono vittime e non delinquenti.
Un nuovo articolo del Codice dell’educazione stabilisce che nelle scuole secondarie dovranno essere fornite a ragazzi e ragazze, tenendo conto delle diverse fasce di età, informazioni puntuali sulla realtà della prostituzione e sui danni legati alla commercializzazione del corpo umano.
Contrariamente a ciò che lasciavano intendere i detrattori della legge, poliziotti e magistrati francesi non hanno riscontrato alcuna difficoltà tecnica a sanzionare l’acquisto di atti sessuali. Ad oggi – maggio 2017 – i clienti multati risultano essere un migliaio. Nella quasi totalità essi hanno riconosciuto le loro responsabilità, pagando senza indugio l’ammenda di 1.500 euro che, in caso di recidiva, è elevata a 3.500 euro.
Disposizioni attuative
I cinque decreti previsti sono stati tutti emanati nei dodici mesi successivi all’entrata in vigore della legge. Due circolari esplicative sono state pubblicate, con il coinvolgimento di quattro differenti ministeri.
Un decreto del 28 ottobre 2016 definisce i percorsi di uscita dalla prostituzione e di reinserimento sociale e professionale delle vittime e fissa i criteri per la costituzione di commissioni dipartimentali (composte da magistrati, prefetture, forze dell’ordine, servizi educativi e sanitari, associazioni accreditate) che avranno il compito di monitorare l’applicazione della legge a livello locale e, soprattutto, di ricevere e deliberare sulle richieste di fuoriuscire dalla prostituzione, nonché di coordinare il lavoro delle associazioni accreditate e autorizzate a gestirne i relativi programmi.
Una corposa circolare del 31 gennaio 2017 del Ministero dei diritti delle donne definisce dettagliatamente le modalità operative che dovranno essere adottate dalle associazioni incaricate di gestire i percorsi di uscita dalla prostituzione, individua i compiti delle commissioni locali che coordineranno le azioni in favore delle vittime della prostituzione, dello sfruttamento sessuale e della tratta di esseri umani, precisa i contenuti dei percorsi di fuoriuscita dalla prostituzione.
A seguito di un decreto del 12 dicembre 2016, sono stati istituiti i corsi di responsabilizzazione dei clienti.
Coerentemente con lo spirito della legge, essi mirano a:
- informare e sensibilizzare il cliente su che cos’è – nella realtà e non nella fantasia – il mondo della prostituzione e sulle conseguenze derivanti dalla riduzione del corpo umano a oggetto di compravendita;
- fargli prendere coscienza della sua responsabilità nel sistema prostituzionale del quale egli è un attore a tutti gli effetti;
- illustrare la legge e la sanzione introdotta.
Moduli e contenuti dei corsi di formazione dovranno essere elaborati con il contributo delle istituzioni e dei privati che operano a favore delle vittime della prostituzione. Il primo corso del genere è stato organizzato, il 31 marzo 2017, nella regione di Essonne.
Dire no alla prostituzione è dire no alla violenza di genere
In Francia, come in Italia, non sempre le leggi approvate dal Parlamento vengono prontamente applicate a causa della lentezza nell’approntare i relativi provvedimenti attuativi. Va preso atto che così non è successo per la legge n. 2016-444. In meno di un anno essa è diventata operativa a tutti gli effetti, e i primi positivi risultati cominciano a vedersi. Ciò significa che, quando vuole, il legislatore sa essere sollecito, determinato ed efficiente.
Ma vi è di più. Come è stato evidenziato in più sedi dagli organismi statali che hanno la funzione di far applicare le leggi, la prevenzione e la lotta contro la prostituzione costituiscono oggi per la Francia una questione che rientra a pieno titolo tra le politiche pubbliche contro le violenze nei confronti delle donne. Tant’è vero che la tematica è stata inserita nel Quinto piano interministeriale di mobilitazione e di lotta contro tutte le forme di violenza perpetrate nei confronti delle donne che istituzioni e privati devono declinare a livello locale nel periodo 2017-2019.
Tre gli obiettivi della sezione del “Piano” dedicata al “che fare” per far fronte alla violenza di genere legata alla prostituzione e da raggiungere entro il 2019:
a) implementare l’operatività dei percorsi di fuoriuscita dalla prostituzione e di reinserimento sociale;
b) avviare e realizzare un’ampia campagna per limitare drasticamente la domanda di sesso mercenario;
c) condannare chi acquista prestazioni sessuali.
Di rilievo e di grande interesse le azioni da avviare per raggiungere entro il 2019 i suddetti obiettivi:
- mobilitare l’intero territorio francese per l’avviamento dei percorsi di fuoriuscita dalla prostituzione e dei progetti di presa di incarico delle beneficiarie;
- sostenere finanziariamente le associazioni abilitate a gestire detti percorsi, rafforzando contemporaneamente il partenariato Stato-Associazioni;
- mobilitare le strutture idonee a fornire, in caso di necessità, sistemazioni abitative a chi decide di abbandonare la prostituzione;
- predisporre le modalità di protezione delle persone minacciate dagli sfruttatori e dalle organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento sessuale;
- individuare specifiche modalità di presa in carico e accompagnamento di minorenni che fuoriescono dalla prostituzione;
- realizzare azioni mirate per ridurre i rischi di malattie sessualmente trasmissibili;
- avviare iniziative e campagne di informazione per rendere edotta la cittadinanza sul divieto di acquisto di prestazioni sessuali;
- promovere il modello abolizionista della Francia in tutte le sedi nazionali, europee e internazionali;
- mobilitare le Procure della Repubblica perché facciano quanto di loro competenza per far capire che la responsabilizzazione del cliente va considerata una priorità nell’ambito della politica penale francese;
- avviare su tutto il territorio nazionale i corsi di sensibilizzazione alla lotta contro l’acquisto dell’atto sessuale, quali sanzioni aggiuntive a carico di chi reitera la violazione del divieto di acquisto di atti sessuali.
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[1] Si tratta della legge n. 2016–444 del 13 aprile 2016 “visant à renforcer la lutte contre le système prostitutionel et à accompagner les personnes prostituées”, pubblicata sul Journal officiel de la République française del 14 aprile 2016. Cf. www.SettimanaNews.it n. 11/2016 (dal 7 al 13 marzo) e n. 15 (dal 4 al 10 aprile).
Il proibizionismo, anche solo della domanda in questione, è l’acqua del pesce Mafia, visto che se la relativa attività finisce nel sommerso, la criminalità organizzata riesce a sfruttare meglio la medesima. Di conseguenza, è facile credere che tale sistema non possa funzionare.
Non è proibizionismo, è legge etica, morale e sociale; è legge, che se ben applicata, non porta ma toglie acqua al pesce Mafia.