L’American Psychiatric Association (APA) è un’organizzazione professionale di psichiatri fondata nell’ottobre1844, i cui soci sono medici che operano negli Stati Uniti d’America o in altre nazioni. È la più grande associazione professionale fra psichiatri nel mondo, con circa 38.800 membri.
L’APA dal 1952 redige il DSM – sigla dell’inglese Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders – un sistema nosografico che classifica le malattie psichiatriche in base alla loro sintomatologia; i sintomi sono raggruppati in base alla loro frequenza nelle singole patologie. Nella redazione del DSM, l’APA tiene in particolare considerazione lo stato dello sviluppo e i risultati della ricerca psicologica e psichiatrica, modificando e introducendo, nel succedersi delle versioni, nuove definizioni dei disturbi mentali. La prima versione (DSM I) risale al 1952 ed è stata continuamente riveduta e aggiornata. Attualmente è in vigore il DSM V-TR del 2022. Il DSM è usato dagli psichiatri in tutto il mondo, anche in Italia.
Era necessaria la premessa per capire il peso di quanto si rammenta nel numero di giugno 2024 della rivista World Psychiatry, in cui si celebrano i 50 anni trascorsi da quando, nell’aprile 1974, l’APA, dopo un referendum interno, tolse l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali del DSM, decidendo che l’omosessualità non è da considerarsi una patologia di interesse psichiatrico e neppure una patologia in sé.
Per avere un’idea di come la questione fosse trattata ancora negli anni del secondo dopoguerra, cito il Trattato Italiano di Bini e Bazzi, edizione 1967, volume II, che rifacendosi a una folta bibliografia di psichiatri tedeschi, francesi, oltre che italiani, alle pagine da 281 a 304 elencava i «comportamenti sessuali abnormi», in particolare «feticismo», «sadismo», «masochismo», che avrebbero condizionato la vita erotica e sentimentale della persona, con riflessi sulle prestazioni e le condotte sociali. Le perversioni erano ritenute di rilevanza psicopatologica: deviazioni dall’istinto sessuale “normale”.
Le sindromi omosessuali erano classificate in occasionali, costituzionali, neurotiche e psicotiche: fra queste ultime il masochismo, il sadismo, il trasvestitismo, il transessualismo, l’esibizionismo.
Quella dell’APA fu quindi una decisione molto importante, forse la più importante nella storia della psichiatria moderna, frutto dell’opera di molte persone, a partire dagli attivisti dei movimenti gay. Il regista e l’architetto del cambiamento fu Robert Leopold Spitzer (1932-2015), professore di psichiatria alla Columbia University di New York, che maturò la convinzione che l’omosessualità non rientri nei criteri che portano alla diagnosi di disturbo mentale in quanto di per sé non causa sofferenza e non è associata a problemi nel funzionamento sociale della persona. Se sofferenza vi è, essa è dovuta al peso del pregiudizio e a giudizi di valore nei contesti di vita quotidiana.
Per Spitzer non è importante che il/la partner siano dello stesso sesso, mentre è importante essere capaci di una soddisfacente vita sessuale personale e di buone relazioni emotive con il/la partner.