Sono a ringraziare la Camera penale di Bologna unitamente al suo osservatorio carcere nella persona della dottoressa Minutello e dell’avvocato Bricola che, ancora una volta, hanno voluto e saputo organizzare una necessaria e urgente intera mattinata per il continuo e crescente stillicidio di suicidi in carcere anche nella nostra Emilia-Romagna. 54 fino ad oggi, agenti di custodia compresi.
Mi rendo conto del tema estremamente divisivo (che, al contrario, dovrebbe unire per natura i detenuti e ogni persona degna di questo nome); capisco che il panorama cittadino, e peggio ancora mondiale, sia spostato, come avviene ormai da tempo, sul metodo della “sostituzione italiana”: avanti la cronaca, notizia passata, avanti un’altra.
Ma almeno, per l’evento di lunedì, avere un po’ più di attenzione e maggiore rispetto per l’argomento tortura, diritti, violenza e “impreparazione” da parte dello Stato in primis, sarebbe stato giusto doveroso e civile averlo.
Non mi stupisco più della “politica”, dei “partiti” (nei confronti di chi se ne è andato per sempre seguito da chissà quanti altri ancora), dei “governi” a cui abbiamo lasciato ogni delega quasi in bianco, perché tutto questo continui; sono più perplesso nel vedere paginate di giornali non interessarsi al momento che la Camera ha dedicato al tema carcere e morte, non nominando nemmeno a latere, per esempio Ernest, presente con la sua storia “dal vivo” (incarcerato ingiustamente e vicinissimo a togliersi la vita se qualcosa non si fosse mosso in extremis).
È la stampa, bellezza? No la bellezza è stato vedere lì qualcuno che non è “partito” per l’altro mondo ma pensava a narrare come cambiarlo, come ci si sente, cosa si può fare, insieme a tutti noi presenti, come il cappellano della Dozza e altri in prima linea tutti i diavoli giorni.
Poche righe su tutta questa bellezza (un semplice “regionali a parte”… Regionali? Ma ieri si faceva propaganda elettorale?).
Titoloni sulla neo-candidatura della dottoressa Elena Ugolini che – e me ne scuso – conosco pochissimo e che certamente è persona di ottima volontà.
Regionali, presidenti uscenti entranti, coalizioni, movimento civico (ormai siamo tutti postini in cerca di un numero dove recapitare una raccomandata). Ma un secondo, un minuto di “raccoglimento” di scuse (da porgere a questi invisibili non da trovare per dire che siamo meglio di noi, nessuno meglio noi di altri)? Un soffio di vergogna per far sentire il nostro respiro all’unisono con chi l’ha perso per sempre?
L’idea sarebbe quella di ravvicinare i detenuti alla politica? Di “uscire dagli schemi”? (cito testualmente) mentre 60.000 soffocano nella “normalità”? Decideranno le candidature i “vertici nazionali”?
Vedo pianure, fossi e fosse: si dovrebbe ravvicinare la politica ai cittadini, specialmente quelli reclusi pur se rei, in un luogo di tortura connivente a cui siamo assuefatti da sempre, anche noi adesso rei.
Non una parola sugli sforzi che l’avvocatura, i volontari, le Chiese, certi magistrati, mille associazioni fanno per dirci che quello che manca è un’anima politica (ma può esistere un sole spento, un mare fermo, un naso senza narici?
Messaggio ricevuto.
Avanti un altro. C’è posto per tutti e per ogni migliore intenzione, escluso abolire la detenzione e investire soldi (nostri?) in tutto e per tutto, ma non per i cattivi, che non meritano case, alternative, lavoro, come i buoni, è che in più, di massima, non votano però sono votati: votati al sacrificio, causa vendetta, a cui ogni Stato al mondo li obbliga con l’alibi di una pena che pena non è.
E dovere di sofferenza mai diritto di conoscenza.
È obbligo nostro di universale coscienza.
Vinca il migliore nelle regionali nelle infinite coalizioni dell’immutabile.