In questi giorni gli italiani, volenti o nolenti, sono stati coinvolti nelle cerimonie di cordoglio per la scomparsa del più volte Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Molto si è discusso sull’opportunità di determinate scelte a livello nazionale, un dibattito che tra l’altro ha contribuito ad allargare in modo spropositato gli spazi informativi dei mass-media su tale evento.
Da parte mia non c’è alcuna intenzione di ritornare sul tema, ma piuttosto di concentrarmi su ciò che, nel frattempo, è stato lasciato deliberatamente in ombra.
Nelle prime ore di mercoledì 14 giugno, è accaduta una terribile tragedia: una nave carica di centinaia di migranti, tra cui molti bambini, è naufragata al largo delle coste greche, con decine e decine di persone annegate.
Naturalmente, il giorno successivo mi attendevo di trovare la notizia e le relative riflessioni nell’edizione digitale del quotidiano nazionale a cui sono abbonato. E infatti queste erano presenti: ma collocate dove?
Una gigantesca immagine e l’articolo di apertura della prima pagina sono stati dedicati all’«applauso d’addio» del defunto Presidente, con il seguito di titoli riferiti ad articoli sullo stesso tema sviluppati nelle pagine interne.
Sempre in prima pagina, ma sul fondo, compresso tra altri titoli, tra una vignetta e due inserti pubblicitari, si poteva leggere il titolo «Migranti, naufragio e strage». Giustamente si parlava già di strage, visto che la stima delle persone coinvolte varia tra le 500 e 700.
Ma dove trovare, nel quotidiano nazionale, le relative informazioni? Occorreva sfogliarlo sino alle pagine 18 e 19. Diciotto e diciannove.
Se ai risvolti politici ed economico-finanziari della scomparsa dell’ex Presidente del Consiglio sono state dedicate le prime quindici pagine di un quotidiano nazionale, comprendendo in questo calcolo articoli e pubblicità, la strage di centinaia di migranti è stata archiviata alle pagine 18 e 19.
Prima e più ancora di porci la domanda se il Presidente abbia avuto un ruolo positivo o negativo nella storia della nostra nazione, non è forse il caso di chiederci quale ruolo assumano i nostri più autorevoli mass-media in ordine a un’informazione che dia il giusto peso ai fatti?
A un’informazione che dimostri una umana pietas nei confronti dei più derelitti anche con il rispetto di una gerarchia morale delle notizie? Un’informazione che sappia operare da stimolo nel lettore a sentirsi coinvolto nei drammi che, seppur non lo toccano da vicino, assumono però un significato immenso in ordine alla sua stessa umanità?
Venerdì 16 giugno, in prima pagina, apparivano due gigantesche fotografie dedicate alla «strage dei bimbi sul barcone». Ciò vale da conferma che l’evento è davvero importante. Rimane però la domanda: secondo quali criteri nell’edizione del giorno precedente era relegato in diciottesima e diciannovesima pagina, mentre il giorno successivo la notizia è ritenuta degna di balzare nella prima?