La Commissione di Studio delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia per i problemi etici posti dalla scienza ha di recente elaborato un nuovo documento: La gestazione per altri. Una prospettiva etico-teologica.
Si badi bene: non è la posizione “ufficiale” di quelle chiese o un’espressione del loro “magistero”. È piuttosto una riflessione ad alta voce di un gruppo di donne e di uomini con diverse competenze, dalla ricerca in campo biologico alla filosofia e alla teologia. Donne e uomini che si sono confrontati e che, su alcuni punti, neppure hanno trovato un accordo. Ecco, è proprio la laicità dell’approccio a opera di persone di fede che suscita il maggior interesse.
Poniamoci dunque in ascolto di alcuni passaggi del documento, sul quale varie comunità di credenti, ora, stanno meditando e dibattendo. Particolare attenzione va posta sempre alla salute della donna che ospita l’embrione e dell’embrione stesso, rispetto alla quale i dati in nostro possesso sono talora parziali e incompleti.
“Il percorso di una gestazione per altri non è semplice né privo di rischi e richiede pertanto un impegno notevole di ‘risorse di salute’ da parte della donna. Questo rende particolarmente importante che venga intrapreso all’interno di luoghi sicuri dal punto di vista sanitario (cosa che attualmente non sempre accade, soprattutto nei Paesi a basso reddito) e che venga riservata particolare attenzione a un consenso informato” riguardo anche al rischio oncologico.
Vi è poi da discernere tra la GPA (gestazione per altri) “nella sua forma oblativa e puramente altruistica” e quella commerciale. Riguardo alla prima, “riteniamo che in specifiche e determinate circostanze (…) la GPA possa configurarsi come un atto solidaristico compatibile con un’etica laica, ma anche non necessariamente in contrasto con la fede cristiana. Anche perché, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e dell’analisi sociologica, non disponiamo di prove che la GPA influisca negativamente sul benessere psico-fisico del nascituro”.
Riguardo alla GPA commerciale, il discorso è più controverso. Da un lato, infatti, si evidenzia il rischio di ridurre a merce di scambio anche la capacità riproduttiva, dall’altro “la progressiva affermazione del principio di autonomia rispetto alle scelte riguardanti il proprio corpo e la propria salute, avvenuta sin dalla metà del secolo scorso nel mondo occidentale, fa sì che” molti “considerino pienamente lecito che una donna consapevole e informata possa, se lo desidera, diventare gestante per altri dietro corresponsione di un compenso economico”.
In entrambi i casi si corre il rischio di generalizzare e assolutizzare “una visione antropologica particolare (…) applicandola a realtà storiche, sociali e culturali” profondamente dissimili “da quelle occidentali contemporanee”. E proprio sulla GPA commerciale la Commissione non ha raggiunto l’unanimità di vedute. A sottolineare, come detto, il suo carattere laico. Il quale non le impedisce di confrontarsi anche con i principi teologici e con le pagine bibliche, sempre con cautela, rispetto, scrupolo, al fine di evitare grossolanità e anacronismi.
“allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e dell’analisi sociologica, non disponiamo di prove che la GPA influisca negativamente sul benessere psico-fisico del nascituro”.
Questa frase mostra la stupidita’ contemporanea: non disponiamo neppure di studi scientifici su altre cose, tipo la pedofilia ,il cannibalismo, ma ci poniamo forse il problema se ” influiscano sul benessere psico- fisico” ?
Abbiamo fatto degli studi degli esperti un feticcio e abbiamo perso il buon senso.
Per me è sbagliatissimo, perchè nel ventre della donna incinta non c’è un sasso amorfo che non interagisce con il corpo di chi lo ospita: il feto capta la realtà che è vissuta dalla madre (colei che lo partorirà alla fine della gestazione), sente i sentimenti che vive e partecipa (perchè è in relazione stretta) anche, a suo modo, alla vita di relazione di lei. È un piccolo in formazione che si muove anche nell’utero: la donna incinta lo sente.Una qualche relazione si instaura. Se è solo un fastidio, perchè la gravidanza non è scelta liberamente (solo per motivi economici), il feto lo percepisce e si imprime in lui il senso del rifiuto della donna che lo porta in grembo, che gli lascia una ferita
insanabile, di cui lui non ha colpa. L’abbandono nei primi mesi di vita da parte di una coppia che l’ha generato e messo al mondo e poi non lo vuole più, è meno grave di questa GPA
La grande psicanalista francese Françoise Dolto (1908-1988) scrisse: “Non si deve dimenticare che in utero il bambino è coinvolto nella vita della madre; sente anche la voce del padre. In utero, sente; l’ascolto è perfetto. Soprattutto verso la fine, sente tutto. E, di colpo, alla nascita, arrivano rumori molto forti. Ha bisogno ben presto di sentire la voce modulata della madre, che riconosce, come la voce del padre. Credo che il primo colloquio del piccolo, tra le braccia della madre, sia molto importante […]. E’ molto importante. Posso dirle che ci sono bambini che ricordano tutte le prime cose che sono state dette intorno a loro. Si stupisce, vero? E’ come un nastro magnetico registrato” (dal libro “Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo”).
Si tratta di realtà condivise e facilmente verificabili, che molte madri potrebbero confermare per esperienza diretta.
Come si fa, allora, a sostenere che “allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e dell’analisi sociologica, non disponiamo di prove che la GPA influisca negativamente sul benessere psico-fisico del nascituro”?
Si tratta di una pratica che spezza programmaticamente proprio quel legame fondamentale tra madre e figlio, tra prima e dopo la nascita, che invece sarebbe doveroso tutelare e proteggere nell’interesse del bambino.
Vogliamo proprio negare l’evidenza? O rinnegare e fare tabula rasa di tutte le conoscenze umane e scientifiche acquisite nel tempo?
Di questo passo riusciremo anche a giustificare la schiavitù.
Se un adulto consapevole e informato si vuole vendere per una congrua somma di denaro perché dovremmo impedirlo?
Correremmo il rischio di generalizzare e assolutizzare “una visione antropologica particolare (…) applicandola a realtà storiche, sociali e culturali” profondamente dissimili “da quelle occidentali contemporanee”.
Allo stesso modo se qualcuno vuole vendersi un rene o una cornea perché impedirlo?
Attenti, la china è ripida e scivolosa.
Di questo passo riusciremo anche a giustificare la schiavitù.
Ma c’è chi lo ha fatto: Crean e Fimister nel libro ‘Integralism’
A questo si arriva quando non esistono più comportamenti intrinsecamente malvagi e mai giustificabili.
Si riesce a giustificare tutto.