1° gennaio: pace che ti sognai

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Foto di Humphrey Muleba su Unsplash

«Pace,/ che ti succhiai la prima volta/ dal petto bianco di mia madre.// Pace,/ che mi svegli al mattino/ e mi porti il sonno della sera.// Pace,/ che tutto dai e niente vuoi,/ abbraccia il mondo/ e lasciami solo./ Copri d’ali di colombe il cielo di ogni terra».

I versi di Ignazio Buttitta, tratti dalla sua lirica La Pace, con la potente immagine della pace succhiata dal neonato al petto materno, inaugurano bene le gioie e le speranze di quest’inizio d’anno che esordisce con la sua tradizionale Giornata della pace, dopo che l’ultimo dell’anno si è svolta la tradizionale Marcia.

“Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”, è il significativo titolo del messaggio che papa Francesco ci ha inviato per la celebrazione della 56ª Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2023).

All’isolamento e al distanziamento sociale, imposti dalla pandemia, viene coraggiosamente opposto il senso di fratellanza e di sorellanza universale, non solo per invocare che la pace, finalmente, abbracci il mondo, ma per tracciare insieme sentieri di pace.

Restano, intanto, emblematiche le parole pronunciate il 16 luglio 2022 dal Segretario generale delle Nazioni Unite: «Il nostro mondo oggi è segnato da guerre; sommerso da emergenze; macchiato da razzismo, discriminazione, povertà, e disuguaglianze; e minacciato da disastri climatici».

A tutto ciò ci si può opporre soltanto dichiarandosi contrari all’odio e schierandosi a favore dei diritti umani; accettando la nostra comune umanità – arricchita nella diversità, uguale nella dignità, unita nella solidarietà; collaborando per rendere il nostro mondo più equo, umano, prospero e sostenibile per tutti.

Guerre nel mondo: una panoramica

A sua volta, incontrando alcuni ambasciatori in Sala Clementina il 15 dicembre 2022, papa Francesco ha ribadito: «[Siamo] in un momento di maggiore sensibilità politica per l’aumento delle violazioni del diritto internazionale e per quella che ho definito, da tempo, una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Se vogliamo che la pace abbia una possibilità e che i poveri abbiano la prospettiva di un futuro migliore, soprattutto in quelle parti del mondo dove conflitti molto lunghi rischiano di generare assuefazione nella coscienza pubblica, siamo tutti chiamati a mostrare una maggiore vigilanza e a rispondere alla chiamata ad essere costruttori di pace nel nostro tempo».

Secondo i dati aggiornati del portale “Guerre nel mondo”, i punti caldi in Africa sono tantissimi: Burkina Faso, Egitto, Libia, Mali, Mozambico, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan.

Tantissimi in Asia: Afghanistan (Talebani al potere da agosto 2021), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro militanti islamici), Pakistan (guerra contro militanti islamici), Thailandia (colpo di Stato dell’esercito).

Nella nostra Europa: Cecenia (guerra contro i militanti islamici), Daghestan (guerra contro i militanti islamici), Ucraina (guerra contro l’attacco russo e i secessionisti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk), Artsakh ex Nagorno-Karabakh (scontri tra esercito Azerbaijan contro esercito Armenia e esercito del Artsakh (ex Nagorno-Karabakh).

In Medio Oriente: Iraq (guerra contro i militanti islamici dello Stato Islamico), Israele (guerra contro i militanti islamici nella Striscia di Gaza), Siria (guerra civile), Yemen (guerra contro e tra i militanti islamici).

Al drammatico conteggio non mancano le Americhe: Colombia (guerra contro i gruppi ribelli), Messico (guerra contro i gruppi del narcotraffico).

Ben 70 Stati sono coinvolti in guerre; ben 883 milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici vi sono coinvolti.

Di fronte a tanta violenza, a così tanti morti, mutilati e disagiati, le lacrime prevalgono davvero sulle gioie, come canta Buttitta, che ricorda dove ha visto la pace: «L’ho vista nei cimiteri,/ la pace,/ inginocchiata accanto alle croci,/ parlava senza voce con i morti/ li abbracciava senza braccia e mani,/ gli asciugava le lacrime/ senza pezze e pezzuole».

Domande inquietanti

Vien da chiedersi: dove abbiamo riposto la ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione Europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente? Anche per chi crede nel sogno di costruire insieme la giustizia e la pace, ciò va diventando un’utopia di altri tempi?

Con Paolo possiamo, dobbiamo, continuare a credere operosamente: «Egli infatti è la nostra pace,/ Colui che ha fatto dei due un popolo solo,/ abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,/ cioè l’inimicizia» (Ef 2,14).

Forti nella fede, possiamo con vigore operare nella quotidianità, facendo nostre le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La pace nasce dalla coerenza, dalla legalità, dal rispetto dell’altro, dal far proprie le speranze e le esigenze degli altri. La pace nasce dalla fatica di dire no quando è necessario».

Una strada forse impervia e accidentata, ma da percorrere fino in fondo con consapevolezza di trovare pace in noi e per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.

Buon 2023!

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