Ali al desiderio

di:

Arcabas, Natale

Si comincia con un censimento, un atto del potere politico che serve per contare gli uomini e le donne, fare la somma dei numeri e vedere il risultato. Poche cose come il censimento privano le persone della loro storia. Non interessa niente alla somma algebrica: non interessa se sei felice, triste, sfiduciato.

Non interessa al censimento sapere se hai degli amici con i quali sperimenti la gioia di vivere e di stare insieme. Al potere politico non interessa nulla di questo; non interessa sapere se la tua compagna di vita aspetta un bambino: il potere politico che vuole censire vuole solo contare, avere numeri.

Hai una storia da raccontare? Non interessa al decreto di Cesare Augusto. Chissà poi cosa se ne fa di un censimento un re, un imperatore: lo guarda, distrattamente, solo per vedere la cifra finale, il numero dei sudditi, sui quali egli ha potere.

Da Nazaret, in Galilea, a circa centocinquanta chilometri a nord di Gerusalemme, partono due giovani, un ragazzo e una ragazza come tanti, per andare a farsi contare. Partono in due, ma diventano tre, e questo è già un problema. Lei, quando partono, è incinta, aspetta un bambino che deve nascere di lì a poco. Con quale voglia sarà partita da casa sua Maria, col pancione, per andare a sentirsi dire che lei “è uno”!

Proprio a lei, che avrebbe avuto una storia straordinaria da raccontare, la storia di un fidanzato, Giuseppe, innamorato pazzo di lei, la storia di un angelo di Dio che va a visitarla, di lei che rimane incinta ma non di Giuseppe; di lei che va da sua cugina Elisabetta, anche lei incinta nonostante gli anni, e ci va per chiederle cosa vuol dire tutto ciò che le è accaduto, ciò che sta vivendo; cosa vuol dire diventare donna in attesa.

Maria aveva da raccontare una storia che sarebbe diventata la storia delle storie, la storia per eccellenza, destinata a durare nei secoli, ma a nessuno interessava.

Un po’ come noi oggi. Abbiamo imparato a contare con precisione atomica, facciamo il censimento preciso dei cromosomi, delle cellule, delle stelle nel cielo, e sperimentiamo anche che tutto questo potere non ci salva, non ci dà forza di vivere e fiducia. Non fa nascere i bambini. Non pulisce l’aria che respiriamo e l’acqua da bere.

Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia raccontare storie, le nostre storie; storie di fatiche, di povertà, di amicizia, di lavoro; storie di passione, di amore; storie che hanno il potere di emozionare, di toccare le corde del nostro cuore; storie che mettono ali ai nostri desideri.

«Non temere – dice il vangelo – vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo». Una gioia è grande quando è di tutti, ed è per tutti, perché è storia d’amore con ciascuno di noi.

Non è un censimento spersonalizzante o un calcolo che astrae, ma è un bambino, figlio dell’uomo, figlio di Dio.

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Un commento

  1. francesca cocchini 25 dicembre 2022

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