(Don Giovanni Giavini)
Il Giubileo biblico e quello di Gesù
Qualcuno si stupisce vuoi di fronte all’interesse mondiale per questo Giubileo, vuoi per un certo scarso interesse in nostre zone. È vero. Cominciamo da un po’ di storia. L’anno di Giubileo è una istituzione molto antica, viene dalla legge di Mosè o da una inserzione in essa avvenuta dopo di lui, e qualcosa di simile c’era già in qualche popolo del Medio Oriente. Comunque il Giubileo biblico, descritto nel cap. 25 del Levitico, era una proposta molto seria. Già ogni 7 anni si doveva compiere un Giubileo in misura ridotta, ma soprattutto ogni 50 anni: tutti gli Ebrei oppressi da debiti o ridotti schiavi di connazionali a causa di povertà personale o familiare, magari anche avendo venduto al padrone ogni proprietà di beni, dovevano essere rimessi in libertà, ricevere il condono del resto dei debiti, ricuperare famigliari e proprietà! Un anno quindi di liberazione, di fraternità nazionale, di lotta alle eccessive ricchezze e ai latifondi. Ottimo spirito.
A quanto pare gli ebrei non attuarono mai tale Giubileo, forse proprio perché… troppo serio e impegnativo. Una eccezione si può leggere nel cap. 5 del libro di Neemìa: un bravissimo governatore ebreo, di nome appunto Neemìa, vissuto tre il 450 e il 300 a.C. a Gerusalemme, accondiscese alla rimostranze di donne e dei loro mariti e, pur non essendo anno giubilare, convinse i ricchi a condonare debiti ai poveri e a restituire loro anche la libertà. Egli stesso ne diede l’esempio e pagò di persona: aveva un vivo timor di Dio e amore alla sua gente. Un invito a tutti, in particolare a politici e amministratori di beni ecclesiastici o privati o pubblici: leggere quella meravigliosa pagina e confrontarsi con quel bravo Neemia.
Gesù conosceva la legge del Giubileo e vi si riferì nella sinagoga di Nazaret, ma identificandolo con se stesso e con la sua opera: Lo Spirito di Dio è su di me… mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore (Luca 4, 16-19): insomma un Giubileo, legato però alla sua persona di servo della grazia-misericordia del Padre. In casa e nel cuore del pubblicano Zaccheo Gesù provoca, potremmo dire, un bel Giubileo (Luca 19).
Gesù ne combina un’altra delle sue: trasforma l’anno giubilare in affare di ogni giorno per i suoi discepoli: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo – anzi, sta scritto nel vangelo di Matteo 6, 12: come noi li abbiamo rimessi – ai nostri debitori! Su queste parole e sul loro spirito camminarono tanti padri della Chiesa, come il nostro sant’Ambrogio, san Basilio, san Giovanni Crisostomo: noi cristiani dobbiamo vivere ogni giorno il senso profondo del vecchio Giubileo: preghiera per il perdono dei nostri peccati e generosa fraternità con i più poveri e con gli stranieri, lottando contro il proprio egoismo (qui “lotta continua” sacrosanta).
I Giubilei nella storia della Chiesa
Per 1.300 anni non si svolsero Giubilei universali (a parte qualcuno locale). Nel Medio Evo molti cristiani avevano un vivo senso del peccato e della necessità della penitenza; questa comprendeva: confessione sacramentale, opere buone, spesso gravose come pellegrinaggi o crociate, e cospicue elemosine alle chiese, compensabili in qualche misura con condoni delle pene, con indulgenze totali o parziali da parte di papi e clero. Nell’inverno del 1299 corse una voce nel nord Europa: il papa Bonifacio VIII ha indetto un Giubileo di grande perdono e condono-indulgenza delle pene. Non era vero, ma la voce ebbe straordinario effetto: valanghe di pellegrini – con i mezzi di allora! – si riversano su Roma e il papa si sente in dovere di lanciare il Giubileo: febbraio 1300, il primo Giubileo universale. Fu anche l’anno in cui, mentre tanti gridavano W il papa, Filippo il Bello, re di Francia, gli procurò il famoso “Schiaffo di Anagni”. Così va spesso la storia… forse anche ai nostri giorni.
Dopo il 1300 si susseguirono altri Giubilei, a cadenze diverse secondo le circostanze. Fino al nostro del 2015-16, voluto dal papa Francesco come segno della e invito alla misericordia di Dio e alla misericordia tra noi e verso l’umanità sempre povera e bisognosa d’amore. Molti si fermano all’interesse per porte sante e processioni solo per il proprio perdono o per il proprio piccolo mondo: sarebbe un modo piuttosto misero e molto parziale di vivere il Giubileo, simile a quello spirito di tanti cristiani – vescovi e predicatori compresi – del tempo di Lutero e che diedero la stura alla sua “protesta”, sfociata poi in molto altro (1517-46). Papa Francesco continua invece a tenerne spalancato il vero spirito del Giubileo: quello biblico e di Gesù, pur consapevole che il contesto sociale e religioso di oggi non è come quello del Medio Evo (non tutti se ne rendono conto). E anche oggi c’è chi grida W il papa e chi lo vorrebbe rinviare in Argentina…