Per la festa del Cuore di Gesù (il 19 giugno), l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace ha scritto una lettera per esortare alla devozione al Sacro Cuore.
Catanzaro, 31 maggio 2020
Carissimi, in questo tempo di pandemia, siamo stati sollecitati ad un cambiamento nell’idea dei nostri rapporti con il pianeta terra, gli animali, le cose… Tutto è connesso, come ci ha mostrato il contagio. Tutto è connesso anche nel bene, come ci ricorda la teoria dei vasi comunicanti applicati al corpo ecclesiale. Il rinnovamento spirituale e pastorale di uno incide su tutta la Chiesa.
Nuova lena, cuori nuovi: «Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana» (Gc 1,26)
Questo concetto è stato plasticamente rappresentato da una vignetta che è circolata sui social nei giorni del distanziamento sociale totale: si vede il diavolo che provoca il Signore: «Ti ho fatto chiudere tutte le chiese»; e il Signore che sorride: «E io ne ho aperta una in ogni casa!». Questa vignetta sembra, tuttavia, anche un’accettazione soddisfatta – e non tanto consapevole – della sufficienza di una Chiesa “virtuale”, in cui ciò che conta è il servizio sacro che ci raggiunge a domicilio, con la grave perdita degli aspetti di annuncio, di celebrazione e di carità.
Anche la Chiesa (o più precisamente, il sacro) rischia di essere interpretato sul modello degli acquisti on line, come un servizio non essenziale che, tuttavia, può essere offerto on demand (con la consegna a domicilio). In realtà, la rinuncia alla “carne” della comunione ecclesiale (l’eucaristia, la confessione, la comunione concreta tra le membra dell’unico Corpo, la carità dell’andare incontro all’altro, le relazioni interpersonali…) è stato il più grave vulnus inferto al corpo ecclesiale. Ne ha sofferto l’intero corpo della Chiesa, ne hanno sofferto i singoli.
Ma, ora, si apre un mese in cui avremo come una trasfusione di sangue ossigenato. È il mese del Sacro Cuore!
Il dramma del coronavirus, sul piano pastorale, non andrà mai rimosso e non dovrà mai essere utilizzato come “colpa” degli uomini verso il Signore, o peggio come “punizione divina”, ma valorizzando il significato del virus come prodotto dell’offesa degli uomini al creato (dono gratuito del Signore), esso va riscattato con la conversione degli animi e dei comportamenti sociali, ma sia anche occasione di riconciliazione, di solidarietà e di condivisione, come risposta di Dio al turbamento e alla paura, e con la coerenza dei comportamenti individuali e di gruppo nel rispetto del Creato e del suo equilibrio sostenibile.
A tutti, particolarmente alle famiglie, ricordo una delle promesse del Sacro Cuore a santa Margherita: «Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise».
Cor ad cor loquitur: «Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3,20)
Il mese dedicato al cuore di Gesù Cristo mi fa pensare ai tre cuori (probabilmente le tre Persone divine) che il John Henry Newman scelse per il suo stemma cardinalizio. Quando nel 1879 fu nominato cardinale, non si fece disegnare un proprio stemma, ma adottò con pochi cambiamenti uno stemma del XVII secolo, ereditato dal padre. Egli non formulò nemmeno un proprio motto, ma scelse il detto: “Cor ad cor loquitur” (il Cuore parla al cuore; ma anche; Cuore a cuore) che sentiva così familiare tanto da ritenerlo della Bibbia o dell’Imitazione di Cristo.
Il primo Cuore che parla ai cuori è senza dubbio quello di Cristo.
Il secondo, mi piace pensare sia il Cuore della Madre di Gesù (il cui mese di maggio ci lascia per consegnarci il mese dedicato al Figlio), trafitto da sette spade perché vibrante all’unisono col cuore del suo Figlio trafitto dalla lancia e Risorto.
E il terzo cuore? Non è forse il cuore di ciascuno di noi, vescovo, preti, consacrati/e e laici, chiamati a vibrare all’unisono coi cuori di Maria e di Gesù, per pulsare costantemente il sangue dell’amore (il sangue eucaristico!)? Questo Sangue prezioso rivitalizzi tutto il corpo e lo renda, da inerte, vivente e vivace per l’amore agli altri, alle creature, alla Terra.
Ricordiamo una delle promesse del Sacro Cuore a santa Margherita: «Benedirò i luoghi dove l’immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta e onorata».
Il linguaggio dell’amore: «Lo scopo del comando è però la carità, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera» (1Tim 1,5)
Il cuore è, nella letteratura sia ascetica che profana, la metafora dell’amore, soprattutto se è un amore puro. Apostrofiamo come senza cuore chi non si lascia intenerire dal bisogno e dalle povertà altrui, mentre consideriamo di “buon cuore” chi sa condividere con l’altro un boccone di pane, di vita, di beni, di sapere…
Questo tempo di pandemia ha messo in ginocchio la situazione economica già precaria di molte famiglie. Soprattutto chi aveva un lavoro incerto o viveva di espedienti, è in grave difficoltà. Preziosissimo è l’aiuto dato dalla Protezione Civile e dalle Chiese e parrocchie in varie forme.
Questa prossimità concreta permette di accostare personalmente parecchie persone, dando loro, oltre il pane, anche una parola fraterna. In questo campo di carità, occorre sempre più coordinarsi per non sprecare, ma sarà un campo che avrà molto lavoro ancora per tanto tempo. È certo che, oltre a dare “pane” e companatico, l’accostare le famiglie permette di “entrare dentro” le situazioni, le case, instaurare rapporti più fraterni, scambiare piccoli dialoghi.
L’andare nelle case è un’importante via di prossimità che, a mio avviso, andrà potenziata nel futuro, anche come possibilità di annuncio della salvezza e di sostegno fraterno.
Ricordiamo una delle promesse del Sacro Cuore a santa Margherita: «Li consolerò nelle loro afflizioni».
Purificarci da ogni macchia: «Accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura» (Eb 10,22)
La via che i monaci della Filocalia propongono è quella che parte dall’affermazione del contrasto tra la carne e lo spirito e, per mezzo di un’ascesi di rinuncia, termina nella conoscenza sperimentale di Dio in un corpo glorificato: «Al corpo tieni ben chiusa la porta della tua cella; conserva sigillate le labbra al vano parlare; chiudi il segreto introito del cuore agli spiriti del male. Purifica la carne da ogni macchia, distacca la mente da ogni legame con le creature e sottometti la tua sensibilità, tieni la tua anima, vincendo ogni limite naturale, sempre davanti a Dio. Quando sarai del tutto unito all’amore divino, allora esteriormente nella tua carne apparirà, come in uno specchio, l’interiore chiarità della tua anima» (s. Giovanni Climaco).
Il filosofo S. Kierkegaard riprendeva la figura di Climaco per parlare di un punto di svolta della sua attività di scrittore e di pensatore. Climaco è come l’ideale di chi aspira alla verità e del genuino cristianesimo: di fronte a un’epoca che è tutta apparentemente cristiana, il pensatore danese intende dichiarare cosa vuol dire davvero diventare cristiani.
Lasciamoci guidare da una delle promesse a santa Margherita: «A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
La devozione al sacro Cuore di Cristo: «… dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34)
La prima celebrazione della festa del Sacro Cuore risale al XVII secolo, probabilmente nel 1672 in Francia, ma ha origini molto più antiche. Punto di partenza è la figura di san Giovanni apostolo, che tantissime iconografie ritraggono nell’Ultima Cena con il capo appoggiato al cuore di Gesù.
Il Medioevo è stato un’epoca particolarmente feconda per lo sviluppo della devozione al Cuore del Salvatore. Uomini insigni per santità e dottrina, come san Bernardo di Chiaravalle († 1153), san Bonaventura di Bagnoregio († 1274), e mistici come santa Lutgarda († 1246), santa Matilde di Magdeburgo († 1282), le sante sorelle Matilde († 1299) e Gertrude († 1302) del monastero di Helfta, Ludolfo di Sassonia († 1378), santa Caterina da Siena († 1380)… approfondirono il mistero del Cuore di Cristo, in cui videro la “casa di rifugio” dove ripararsi, la sede della misericordia, il luogo per l’incontro con lui, la sorgente dell’infinito amore del Signore, la fonte dalla quale sgorga l’acqua dello Spirito, la vera terra promessa e il vero paradiso.
Scrive la mistica medievale Giuliana di Norwich: «Con volto ilare il nostro buon Signore guardò il suo fianco e lo contemplò con gioia, e con il suo dolce sguardo guidò la mente della sua creatura attraverso quella stessa ferita dentro il suo fianco; e là egli mostrò un luogo bello e delizioso, largo abbastanza da contenere tutta l’umanità salvata perché vi riposasse nella pace e nell’amore. E con questo egli rammentò il preziosissimo sangue e l’acqua che egli lasciò sgorgare dal suo costato per amore. E in questa dolce contemplazione mostrò il suo cuore beato spaccato in due e, rallegrandosi, mostrò alla mia mente, in modo parziale, la sua divinità benedetta, nella misura da lui voluta in quel momento, dando così forza alla povera anima perché potesse comprendere ciò che non si può esprimere con le parole, cioè l’amore infinito che non ha principio, è, e sempre sarà. E con ciò il nostro buon Signore disse pieno di gioia: “Guarda quanto ti amo”; come se avesse detto: “Mia cara, contempla e vedi il tuo Signore, il tuo Dio, che è il tuo creatore e la tua gioia eterna: vedi il tuo fratello, il tuo salvatore; figlia mia, contempla e vedi quale gaudio e felicità io provo per la tua salvezza, e per il mio amore rallegrati con me”» (Il libro delle rivelazioni, Àncora, Milano 1997: Decima rivelazione – Capitolo 24, pp. 160-161).
La devozione moderna al Sacro Cuore: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32)
La vera diffusione del culto va attribuita a san Jean Eudes (1601-1680) e soprattutto a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Quest’ultima, monaca visitandina (cioè dell’ordine monastico di clausura della Visitazione di Santa Maria), ebbe per 17 anni, nel monastero di Paray-le-Monial, apparizioni di Gesù, che le domandava una particolare devozione al suo Cuore.
La prima visione risale al 27 dicembre 1673, festa di san Giovanni evangelista, e la santa nella sua Autobiografia la racconta così: «Ed ecco come, mi sembra, siano andate le cose. Mi disse: “Il mio divin Cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso di indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio”».
Passione d’amore per Dio e il prossimo: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,45)
Carissimi, il “cuore appassionato” del Signore ci chiede preghiera, sacrificio, azione, particolarmente in questo periodo, insieme terribile, ma per noi anche pieno di speranza, che ha i suoi segnali nella lenta ripresa personale e sociale della vita “ordinaria”, dopo la “grande reclusione” dovuta alla pandemia, che ci ha imposto, per motivi di salute pubblica, il distanziamento sociale. Vi chiedo di operare in linea con i richiami pastorali ricavabili dalle apparizioni a santa Margherita Alacocque:
- In primo luogo, dunque, vi raccomando in questo mese la meditazione e la contemplazione delle “fiamme d’amore” che provengono dal cuore di Cristo. Gesù è davvero innamorato di noi, anche quando, peccando, cerchiamo di allontanarci da lui. Ci aspetta, arde d’amore per noi, parla al nostro intimo, Cuore a cuore, e c’invita pertanto alla penitenza, alla confessione, promettendoci misericordia. Intensifichiamo, in questo mese, la pratica della confessione individuale, chiedendo ai nostri sacerdoti il ministero della confessione!
- In secondo luogo, vi chiedo di valorizzare nel corso di questo mese tutte quelle persone che, apparentemente, sembrano nell’abisso dell’indegnità e dell’ignoranza – i “vinti” dalla vita, gli “scartati” dalla società, coloro che sono stati resi “invisibili” dalla “guerra del contagio”…: siano non soltanto i “destinatari” della nostra beneficenza e solidarietà, ma gli attori di una rinascita cristiana, che faccia leva sull’amore! La missione riparta dagli ultimi: questo slogan c’invita a valorizzare gli ultimi per una nuova missione evangelizzatrice.
- Inoltre, vi chiedo di cominciare da ognuno di noi – di fronte a Dio siamo tutti veri e propri abissi d’indegnità e d’ignoranza – per riportare Dio al centro e al primo posto della nostra esistenza: preghiera quotidiana, coroncina al sacro Cuore di Gesù, comunione riparatrice, azioni di prossimità e di vicinanza a coloro che domandano, spesso silenziosamente, il nostro intervento.
Ricordiamo l’ultima promessa del Cuore di Cristo a Santa Margherita: «Io ti prometto, nell’eccesso della misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i sacramenti, e il mio Cuore sarà loro asilo sicuro in quell’ora estrema».
Cuore a cuore con i preti: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1)
A voi, carissimi e amati presbiteri, ho già indirizzato nel corso della pandemia una Lettera che vi sollecitava ad apprezzare nelle vostre mani il profumo del sacro crisma di ordinazione. Oggi dico, cuore a cuore: Grazia a voi, carissimi presbiteri, e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra, di cui voi siete gli annunciatori e il segno sacramentale! Egli vi rende ministri in persona Christi in mezzo a questo popolo affidato alle vostre cure.
Accogliete il popolo nelle parrocchie! Educate il popolo a continuare nelle chiese domestiche la vita di annuncio, di preghiera e di riflessione! Posti dal vescovo alla guida del popolo, raggiungete uno ad uno tutti coloro che attendono aiuto, anche materiale, e sostegno alle loro difficoltà! Siate uomini di cuore, trascinando tutti al Cuore di Cristo.
Scrive Leon Bloy: «La semplice verità cattolica consiste nel bisogno assoluto di soffrire per essere salvati. Allora ha inizio una lotta terribile tra il cuore dell’uomo che vuole fuggire per mezzo della sua libertà e il cuore di Dio che vuole farsi padrone, con la sua potenza, del cuore dell’uomo».
Voi, aderendo alla chiamata dall’alto, vi siete “arresi” a questo “Signore” che ha preso pieno e totale possesso del vostro cuore sacerdotale. Siatene sempre i segni luminosi in mezzo al popolo, in unità con il Collegio presbiterale e il vostro Pastore! Vi ricordo particolarmente una delle promesse del Cuore di Gesù: «Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere».
Cuore sacratissimo di Gesù…: «All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”» (At 2,37)
Il venerabile Leone Dehon (1843-1925) fu un apostolo infaticabile della devozione riparatrice al Sacro Cuore di Gesù. Edificò tutti con il profumo delle sue virtù umane e teologali. Ecco una sua preghiera: «Cuore amatissimo di Gesù, Cuore degno di tutto il mio amore e di tutta la mia adorazione, mosso dal desiderio di riparare e di cancellare le offese così gravi e numerose fatte contro di te, e per evitare che io stesso mi macchi della colpa di ingrato, ti offro e ti consacro interamente il mio cuore, i miei affetti, il mio lavoro e tutto me stesso. Per quanto siano poveri i miei meriti, o Gesù, ti offro le mie preghiere, i miei atti di penitenza, di umiltà, di obbedienza e delle altre virtù che praticherò oggi e durante l’intera mia vita, fino all’ultimo respiro. Propongo di fare ogni cosa a gloria tua, per tuo amore e per consolare il tuo Cuore. Ti supplico di accettare la mia umile offerta per le mani purissime della Madre tua e Madre mia Maria. Disponi di me e delle cose mie, o Signore, secondo il beneplacito del tuo Cuore».
Preghiamo ogni giorno, carissimi, offrendo la giornata al Cuore divino, con le intenzioni speciali del papa e dei vescovi: «Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen».
Di cuore, coraggio! «C’è qualcuno che abbia paura e a cui venga meno il coraggio?» (Dt 20,8)
Dal termine “cuore”, deriva anche la parola coraggio, carissimi, cioè la forza morale che permette di affrontare situazioni difficili. Con il cuore, vi dico: coraggio! Quanto sangue di morte e di dolore è stato versato in questi lunghi giorni di contagio, di malattia e di morte! Ricordiamo spesso in queste ore e in questi giorni del mese di giugno, le parole che il Maestro rivolse alla donna che aveva perdite inguaribili di sangue, ma non aveva perso la fiducia: «Gesù si voltò, la vide e disse: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”. E da quell’istante la donna fu salvata» (Mt 9,22).
Di cuore, perciò, vi benedico uno ad uno, mentre elevo ogni giorno la mia preghiera per voi. Anche voi fatelo per me.
✠ P. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace.