Dono e ricerca: il messaggio dell’Epifania

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re magi

La festa dell’Epifania, il cui nome deriva dal greco epiphaneia (manifestazione), celebra la rivelazione di Cristo a tutti i popoli della Terra, rappresentati dai Magi. Questi personaggi misteriosi, descritti nel vangelo di Matteo, si mettono in cammino per adorare il «re dei Giudei» e gli portano doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ogni anno, riflettendo sull’Epifania, continua a colpirmi in questo racconto il desiderio insopprimibile dell’essere umano di comprendere il senso della propria vita e dell’universo.

I Magi, identificati dalla tradizione come astrologi o re provenienti dall’Oriente, intraprendono un lungo viaggio, faticoso e pieno di pericoli, guidati dalla stella che annuncia una nascita straordinaria. Il loro cammino diventa simbolo della ricerca di Dio e del significato dell’esistenza.

I Magi e i loro doni

Secondo la tradizione cristiana, i Magi sono tre, uno per ogni dono offerto al bambino Gesù.

Baldassarre, raffigurato con la pelle nera, simboleggia l’Africa. Porta con sé l’oro, simbolo di regalità che riconosce in Gesù il sovrano non solo dei giudei ma di tutti i popoli. Melchiorre, dalla carnagione chiara, rappresenta l’Europa e porta in dono l’incenso che bruciando si eleva verso il cielo e richiama il legame tra l’uomo e Dio. Il dono dell’incenso è così un modo per riconoscere in Gesù il figlio di Dio incarnato. Gaspare, infine, raffigurato con tratti arabi o indiani, è associato all’Asia; egli porta in dono la mirra, una resina aromatica utilizzata per le unzioni sacre e per la preparazione dei corpi alla sepoltura: è questo il segno che anticipa il sacrificio di Cristo, la sua passione e morte, compimento della missione salvifica.

La tradizione dei Magi non si limita, perciò, al loro ruolo di portatori di doni. Ogni figura rappresenta un popolo, una cultura, una parte dell’umanità che si unisce nel rendere omaggio al bambino di Betlemme. La loro diversità di origine sottolinea l’universalità del messaggio cristiano: la nascita di Cristo non è solo per Israele, ma per tutti i popoli, senza distinzione di provenienza, cultura o condizione sociale. L’incontro tra i Magi e Gesù diventa quindi il simbolo del dialogo, una chiamata all’unità e alla comunione. Baldassarre, Melchiorre e Gaspare invitano a superare le barriere e a riconoscere in Cristo il punto di incontro tra le differenze umane, un ponte verso una fratellanza universale.

La ricerca e gli ostacoli

Guidati dalla stella, i Magi raggiungono Gerusalemme e si rivolgono a Erode per sapere dove sia nato il re dei Giudei. La notizia sconvolge il re e tutta la città: Erode, temendo di perdere il potere, li invia a Betlemme con l’inganno, chiedendo di essere informato una volta trovato il bambino. I Magi, ignari delle intenzioni malvagie di Erode, proseguono il loro viaggio, fino a raggiungere il luogo della nascita. Entrano nella casa, trovano il bambino con Maria e lo adorano, colmi di gioia. Tuttavia, avvertiti in sogno, tornano nei loro paesi per un’altra via, eludendo Erode.

La reazione di Erode, furioso per l’inganno, è tragica: ordina la strage degli innocenti, uccidendo tutti i bambini sotto i due anni. È un episodio brutale che lascia inorriditi, che però ci ricorda come la ricerca del senso dell’esistenza non è priva di ostacoli e spesso richiede di affrontare forze contrarie, spesso contrassegnate dalla violenza e dalla crudeltà umana che, ogni volta, sollevano profondi e inquietanti interrogativi. Amore di Dio, mistero del male, libertà e responsabilità umana si intrecciano qui, ancora una volta.

L’episodio ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sul rapporto tra Dio e l’umanità. I Magi, pur attraversando un mondo segnato dalla violenza, non si fermano: proseguono nella loro ricerca della luce. La loro determinazione diventa simbolo di una fede che, nonostante il male, si affida alla promessa di un Dio che si rivela nella fragilità e nella speranza.

Una donna tra i Magi: l’audacia dell’arte

Sebbene il vangelo di Matteo parli di tre uomini, l’iconografia pittorica e le tradizioni culturali hanno spesso arricchito o reinterpretato la rappresentazione dei Magi. In alcune opere d’arte, ad esempio, il gruppo dei Magi include una donna, figura che potrebbe trarre ispirazione dalla leggenda della regina di Saba. Secondo il racconto biblico, la regina si recò da Salomone per metterne alla prova la sapienza e offrirgli doni preziosi. Nella rilettura cristiana, questa figura femminile sembra invece rendere omaggio a Gesù, ampliando così la portata simbolica e universale della scena.

Un esempio interessante di questa variazione si trova nel presepe napoletano, dove talvolta compare una figura chiamata “Re Magia”. Non è escluso che questa presenza attinga a tradizioni mitologiche molto antiche come quella di Diana per esempio, dea associata alla luna. In questa prospettiva, la figura femminile arricchisce la scena affiancando al simbolismo solare di Cristo e degli altri Magi quello lunare, in un’armonia cosmica che trova il suo compimento nella narrazione cristiana.

Queste varianti iconografiche stimolano l’interpretazione teologica perché l’aggiunta di una figura femminile, se per qualcuno non è che provocazione, più positivamente può essere vista come un arricchimento che invita a riflettere sulle vaste e radicali risonanze dell’universalità del vangelo: donne e uomini, senza distinzione, sono chiamati a riconoscere Cristo e a offrire i propri doni.

L’arte, in questo senso, non si limita a rappresentare la narrazione evangelica, ma la amplifica, offrendo nuove chiavi di lettura che rispondono alle domande e alle sensibilità di ogni epoca. L’inclusione di una figura femminile nella scena dell’adorazione dei Magi diventa così un richiamo alla capacità della fede di dialogare con la cultura e di abbracciare la vivace e dinamica complessità dell’esperienza umana.

Un messaggio universale

L’Epifania, nella variegata ricchezza delle sue immagini, è dunque potente memoriale della manifestazione di Cristo come Dio incarnato per tutti, donne e uomini senza distinzione di genere, età, razza o cultura. Questa festa celebra l’incontro di popoli e culture e ci ricorda l’importanza di imparare a distinguere ciò che è essenziale nella fede da ciò che inevitabilmente appartiene alla tradizione culturale. In un tempo in cui la Chiesa stessa si è impegnata a fondo nell’ascolto e nel dialogo tra natura e cultura, l’Epifania diventa un’ulteriore occasione per riflettere su questo snodo.

Ciascuno di noi è, come i Magi, chiamato a mettersi in cammino con la passione della ricerca, a portare i propri doni, piccoli o grandi, e a contribuire al progetto universale di Dio. Nessuno è escluso: siamo tutti invitati a camminare insieme verso quella luce che, come la stella, continua a brillare per ogni popolo e generazione.

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