Nel momento in cui i principi sono stati violati, il vantaggio personale ha dominato la morale, le cose proibite sono state giustificate e la corruzione è stata legalizzata, abbiamo un disperato bisogno che Gesù ci guidi verso la verità, l’amore, la buona volontà, la dignità e la grazia.
Egli ci insegnerà come dovremmo essere «per essere» piuttosto che «per avere». Perciò, abbiamo bisogno di quest’ultima settimana di Quaresima per purificare le nostre menti e i nostri cuori, in modo da recuperare l’autenticità della nostra fede ed essere in grado di nutrirci con passione di questo tipo di spirito, che viene da Gesù, l’unica fonte viva nella nostra vita, a cui siamo così grati.
Innanzitutto, dobbiamo prestare attenzione al fatto che Gesù era consapevole di ciò che lo aspettava quando decise di andare a Gerusalemme, sapendo che aveva iniziato la sua «missione» in Galilea e l’avrebbe terminata a Gerusalemme, affinché da lì la buona notizia si diffondesse in tutto il mondo. Perciò cominciò a intensificare il suo insegnamento e a preparare i suoi apostoli all’inizio di una nuova fase, soprattutto quando percepì la mobilitazione dei giudei per liquidarlo fisicamente.
Inoltre, la meditazione delle stazioni della vita di Gesù durante l’ultima settimana di Quaresima non deve essere vista solo come una celebrazione tradizionale, ma in modo appassionato – il che significa essere consapevoli che il Regno di Dio richiede da parte nostra accettazione (fede), totale abbandono di sé con coraggio, onestà e fiducia. Tuttavia, ognuno di noi deve sforzarsi di entrare nel Regno di Gesù, attraverso il pentimento che può trasformarsi in una vera e propria «riforma» attraverso la conversione, il cambiamento e l’integrazione per mantenere Gesù vivo e influente dentro di noi.
Chiesa caldea «con un’eredità che la contraddistingue»
In questa Settimana santa e in mezzo a queste circostanze difficili, la Chiesa caldea sta attraversando la sua «Via Crucis». Invito quindi i nostri sacerdoti, monaci, monache, figlie e figli a scoprire il significato delle principali stazioni della vita di Gesù e a viverle come ha fatto lui, con onestà, coraggio e fiducia – e come è stato vissuto anche dai loro padri, nonni e martiri.
Inoltre, li esorto ad aderire alla loro identità e alla loro Chiesa (la loro casa della carità) per essere un ponte per la fraternità, l’unità e la pace e non permettere mai agli altri di separarli.
Domenica delle Palme: Gesù è il nuovo tempio
Generalmente, il Tempio è il centro principale del culto ebraico e scacciando i mercanti da esso Gesù, che ha sacrificato la sua vita per noi, ne ha cambiato il significato in quello di nuovo tempio escatologico, che è Gesù stesso. Il popolo eletto non è stato scelto per quello che è, ma per testimoniare al mondo l’amore, la misericordia e il perdono di Dio. Così, la Chiesa di oggi è per tutti gli uomini.
L’Ultima Cena: Fate questo in memoria di me
La celebrazione della Cena di Pasqua è l’occasione religiosa e nazionale più importante del calendario ebraico. La cena annuale di Pasqua ricorda l’esodo degli ebrei dalla schiavitù del faraone. Così, celebrando la Pasqua, Gesù indica chiaramente la nascita di un nuovo Israele, come una nuova comunità fondata dai suoi dodici apostoli, la sua nuova famiglia (la Chiesa), che si apre al mondo intero.
Gesù spiega il significato dello spezzare il pane: «questo è il mio corpo» che viene sacrificato per il mondo intero. Invita i fedeli (la Chiesa) a trasformarsi nel suo corpo: «fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Così, il calice: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24).
È il sangue della nuova alleanza. Noi fedeli non dobbiamo abituarci a queste parole né dimenticarle. Attraverso il sangue di Gesù (la sua morte), Dio ha rinnovato la sua alleanza con l’umanità. Il vangelo di Giovanni non menziona la presenza del tradizionale agnello nell’Ultima Cena, perché Gesù è il vero Agnello pasquale.
Gesù indica con forza la speranza in questo grande dono della Cena eucaristica. Questa tavola, attorno alla quale Gesù riunisce i suoi discepoli, diventerà il centro finale della nuova comunità (la Chiesa) e il suo cuore pulsante per continuare la sua missione. Ricevere la santa eucaristia significa per noi essere in Gesù e Gesù in noi? «Quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Giovanni 3,2). Quindi, la celebrazione della Pasqua è una celebrazione della Risurrezione di Cristo.
Meditiamo sull’eucaristia che celebriamo ogni domenica, e forse ogni giorno, soprattutto in questo Anno dell’Eucaristia (3 dicembre 2023-3 dicembre 2024), indetto da papa Francesco.
Venerdì Santo: L’amore più grande
La crocifissione di Gesù è il risultato del suo nuovo Vangelo, poiché il suo insegnamento rappresenta una rivoluzione che è stata rifiutata dagli ebrei: «Sebbene avesse compiuto segni così grandi in loro presenza, non credevano in lui» (Gv 12,37). In altre parole: il rifiuto del Regno di Dio (il dono) da parte del popolo ebraico ha fatto sì che egli lo offrisse ad altri, come chiarito nella parabola dei lavoratori della vigna: «Il Signore della vigna verrà e farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri» (Lc 20,16). Attualmente ci troviamo di fronte a una nuova situazione e a una nuova sfida.
La Buona notizia di Gesù ha raggiunto il suo culmine con la sua morte, quando Dio ha stabilito la sua alleanza con coloro che hanno accettato la Buona novella. Tuttavia, il filo con l’Antico Testamento non è stato tagliato, poiché il primo nucleo della Chiesa è stato costituito dai suoi discepoli e apostoli (i suoi seguaci ebrei), che hanno accettato il dono di Dio e hanno deciso di vivere con lui.
Il perdono è un atto d’amore. È il sacrificio che Gesù ci offre per liberarci e per perdonare gli altri, come dice la preghiera del Signore: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Questo spiega la morte di Gesù per i nostri peccati. Quindi, commettere un peccato non è una questione individuale, ma ha conseguenze terribili sulla comunità: esattamente come uccidere, rubare, ecc.
Domenica di Risurrezione: La gioia di avere Cristo tra noi
La nostra vita è Gesù Cristo, che è risorto dai morti, perché «se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15, 14).
Tutto ciò che dobbiamo imparare è come scoprire Gesù vivo dopo la sua risurrezione, poiché nessuno dei suoi discepoli lo ha riconosciuto normalmente dopo la sua risurrezione e il vangelo presenta solo la testimonianza di alcuni di coloro che hanno rivelato che egli è vivo in varie forme.
Apparizioni del Cristo risorto
Dobbiamo concentrarci sulle apparizioni del Signore risorto, sulle sue cornici e sui suoi messaggi.
Maria Maddalena. Abbiamo bisogno dell’amore, della gratitudine e del coraggio di Maria Maddalena per scoprire Cristo vivo. Colei a cui ” sono stati perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (Lc 7,47). Di primo acchito, pensò che fosse il custode del giardino, così gli chiese: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai deposto e io andrò a prenderlo» (Gv 20,15).
Mi chiedo come avrebbe potuto prenderlo? La sorpresa – lo stupore – fu quando Gesù la chiamò per nome: «Maria». Lei lo riconobbe immediatamente e rispose: «Rabbunì, che significa mio amato Maestro». Maria non mi «toccare» perché sono su un altro livello di esistenza, sono nella gloria del Padre! Poi corse con gioia a dirlo ai discepoli. Anche noi raccontiamo agli altri la nostra fede?
Discepoli di Emmaus. A causa di quanto accaduto a Gesù, due discepoli dal cuore spezzato tornano la sera da Gerusalemme al loro villaggio Emmaus. Il vangelo di Luca cita Cleopa come nome del primo e tralascia il nome del suo compagno. Penso che fosse Maria, la moglie di Cleopa, che stava vicino alla croce, come dice il vangelo di Giovanni: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria, moglie di Cleopa” (19,25).
Durante il cammino, un uomo si unì a loro per parlare di Gesù. Essi lo ascoltarono con interesse: «Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,26). Quando si avvicinarono al villaggio, l’uomo (Gesù) li lasciò liberi di scegliere, ma essi lo esortarono a fermarsi a casa loro per la cena (non è forse un’indicazione che si trattava di marito e moglie?). Quando spezzò il pane, i loro occhi si aprirono e capirono che era il Signore risorto (Lc 24, 33-34). Tornarono a Gerusalemme, senza paura, per dirlo ai discepoli. Anche noi raccontiamo agli altri la nostra fede?
Discepoli a pesca. Pietro e alcuni discepoli tornarono a pescare, il loro precedente lavoro. Quando Gesù disse loro: «Gettate le reti» (Gv 21,1-9), essi seppero che era il Signore risorto: «Seguitemi e vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Ciò significa che Gesù è vivo in ogni nuovo fedele. Nel corso della storia, Cristo si è rivelato a migliaia di donne e uomini.
Quando avremo fede e sensibilità, saremo in grado di riconoscere il Cristo vivente in diversi modi: nelle nostre preghiere, negli atti di carità: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). E poi nella celebrazione dei santi misteri, soprattutto nella celebrazione della messa (non è forse presente nel sacramento della santa eucaristia?).
In conclusione, Gesù è sempre con noi, anche nelle sfide e nelle difficoltà che ci feriscono. Ricordiamo la sua promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).