Un detenuto dalle doti artistiche pronunciate ha voluto fare omaggio di alcuni acchiappasogni ai bambini di oncologia pediatrica. L’incanto di quelle creazioni è davvero magnetico.
Prima di consegnarli ai destinatari, confesso di avermene voluto godere uno per una notte nella mia stanza, dove ho installato un minuscolo presepe. E così è successo che l’acchiappasogni ha mantenuto la promessa del suo nome e ha catturato un sogno di … Gesù Bambino.
Ho scoperto che Gesù, da bambino cresciutello, faceva i sogni comuni a tanti suoi coetanei, ma, nel suo caso, “rivelatori” della sua umanità.
Gesù ha sognato di sentirsi abbandonato. Sperimentava l’angoscia tanto precoce e tanto umana di trovarsi in un luogo sconosciuto, senza che la mamma e il papà fossero lì a rassicurarlo e proteggerlo.
Tutto intorno era oscuro e minaccioso. Sapeva solo piangere, ma nemmeno il pianto scatenava la magia di far ricomparire le uniche persone per lui importanti.
Non poteva ancora sapere che quell’incubo infantile, comune a tanti, sarebbe diventato una drammatica realtà, comune a tanti, da adulto, quando avrebbe sperimentato il tormento di essere stato abbandonato da tutti. Non da sua madre, ma da suo Padre sì.
Quel sogno di bambino e quella realtà di adulto hanno fatto di lui un vero figlio dell’uomo. Il sogno di Dio di farsi uomo tra gli uomini si incarna anche nell’incubo tanto umano della solitudine.
Dopo aver messo mano al suo sogno, nei primi giorni della creazione, Dio ha esclamato «Non è bene che l’uomo sia solo». Acchiappiamo questo suo sogno, pagato a caro prezzo nella nostra e sua umanità, e nessun uomo, bambino o adulto, viva più l’incubo della solitudine. Come si salverà, come ci salverà lui altrimenti?
Secondo me… al momento che ai piani alti distribuivano la non (solitudine…), più della meta dell’emisfero non ha sentito il campanello. Ecco che nasce il dramma più grosso del mondo.