I Magi, pellegrini del cielo

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«Magi, voi siete i santi più nostri, i pellegrini del cielo… l’anima eterna dell’uomo che cerca». Così cantava padre Turoldo, accostando la ricerca interiore e il cammino dei Magi all’inquietudine che da sempre abita anche il nostro cuore.

L’Epifania celebra il canto del viaggio: quello di Dio, che si mette in cammino verso l’umanità e in Gesù si manifesta a ogni creatura e a tutti i popoli; e quello dell’uomo, che abbagliato dalla luce di questa stella discesa sulla terra che è Gesù, sente il desiderio profondo di uscire da sé stesso, di andare oltre l’immediato, di scrutare il cielo per interrogare il significato profondo della vita, di mettersi alla ricerca del volto di Dio, avvertendo nell’intimo che è proprio Lui la felicità ultima che anima il cammino della vita.

Seguendo il cammino di questi inquieti viaggiatori verso la grotta, possiamo dare voce alla nostra brama di felicità, alle domande che ci abitano, al desiderio di pienezza che muove e alla nostra stessa ricerca di Dio.

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I Magi alzano lo sguardo verso il cielo. Non si accontentano di ciò che sono e di ciò che hanno, non vivono la vita con lo sguardo rivolto verso il basso, non restano prigionieri delle cose di ogni giorno, non chiudono tutta l’esperienza della loro vita in ciò che possono vedere e toccare. Essi hanno lo sguardo rivolto verso il cielo, guardano in alto, cercano qualcosa che va oltre sé stessi, si lasciano scomodare dalla luce della stella.

Essi ci insegnano che non possiamo sistemare sempre la vita dentro ai nostri schemi; che non possiamo preferire la comodità al rischio del cammino; che non possiamo sempre controllare tutto e pensare di sapere già tutto invece che metterci umilmente alla ricerca della verità; che non possiamo incasellare la realtà, gli altri e perfino noi stessi nelle etichette che abbiamo costruito o nei pregiudizi che la stessa società spesso produce.

I Magi ci insegnano questo: se pensiamo che la vita sia «tutta qui» e non ci sia un oltre, allora essa si spegne, ci sfugge di mano, ci muore in braccio. Diventa immobile, un corpo senza vita, un quadro fissato per sempre sulla stessa parete.

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I Magi si mettono in cammino. Come pellegrini nella notte, seguendo la luce della stella, i Magi partono.

Essi sono il simbolo di tutti i cercatori di Dio, di tutti coloro che non si arrendono alla notte ma cercano la luce, di tutti coloro che cercano la verità ad ogni costo, che non si rassegnano a vivere in superficie, che non vogliono appiattire la vita nelle abitudini o imprigionarla nella mediocrità.

Essi ci insegnano che la vita è un esodo, è uscire fuori da sé stessi, è mettersi in gioco, è vincere l’immobilismo per andare incontro agli altri e alle situazioni di ogni giorno senza paura.

Essi ci insegnano che la tentazione più grande è proprio arrendersi alla notte, fermare il cammino, pensare di essere già arrivati.

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I Magi riconoscono Dio nel Bambino che è nato. La meta ultima del viaggio è la luce vera che illumina il mondo, di cui la stella nel cielo era stata un segno.

Essi ci insegnano che non dobbiamo fermarci alla luce della stella, perché essa indica sempre qualcos’altro. Che la nostra domanda di senso e di felicità, cioè, non può essere appagata solo da ciò che conquistiamo, da quello che sembra soddisfarci sul momento, dalle cose che costruiamo o riusciamo a possedere. Queste conquiste “di mezzo” e queste gioie passeggere sono soltanto l’immagine della gioia vera: sentire che siamo amati e sorretti da un amore che ci accompagna e ci preserverà anche nel tragico naufragio della morte.

È Dio il compimento della felicità: in Lui trova compimento la nostra attesa, la nostra speranza ultima, tutto ciò che stiamo cercando e per cui siamo inquieti. Solo incontrando Lui la nostra vita cambia, vince la notte, si apre alla gioia.

Uomini in attesa, cercatori di infinito, scrutatori del cielo, i Magi ci invitano al viaggio. Impariamo da loro a metterci in cammino. Non smettiamo di cercare la verità profonda delle cose, il senso di ciò che viviamo, il volto vero delle persone che ci passano accanto, il bene possibile da compiere, l’amore che possiamo offrire e con cui possiamo guarire le ferite del mondo.

Cercando, ci accorgeremo che in ogni domanda della nostra vita, in realtà ci siamo messi alla ricerca di Dio.

E, con immenso stupore, scopriremo che Dio, come una stella luminosa, si è già messo sulle nostre tracce e ci è già venuto incontro come Colui che vuole rischiarare le notti della nostra vita.

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