Nel sonno dei popoli e nella notte del mondo, Dio viene ad abitare nella storia umana. Lo fa in una maniera che mette, sempre di nuovo, in crisi tutte le rappresentazioni che possiamo avere di lui: consegnandosi alla cura delle nostre mani, con fiducia incrollabile che davanti a un cucciolo d’uomo appena venuto al mondo noi sapremo tirare fuori il meglio di noi. Un azzardo che pagherà con la sua vita, ma dal quale non arretrerà mai di un millimetro. In quei tempi come oggi.
Dio mostra di avere fiducia in ogni uomo e donna che sono al mondo, una volta di nuovo anche in questo anno. Non si arrende davanti al nostro torpore, non si scoraggia per l’oscurità in cui siamo tutti piombati per mano di un virus invisibile. Si affida e consegna ancora una volta: alle nostre mani, ai nostri corpi.
Maria, Giuseppe, i pastori e i magi… vite concrete che stanno per ogni storia che si prende cura del cucciolo d’uomo che è Dio: ospitandolo e accudendolo, onorandolo perché il bambino è pegno e promessa di un futuro diverso. Storie minori, come quella del Dio di Gesù. Mentre Erode, e con lui la forza e i poteri del mondo, ha timore proprio di quel futuro altro da quello impugnato da noi – e deve cancellarlo fin dal suo nascere. Anche la religione si troverà a disagio davanti al cucciolo d’uomo diventato adulto – non solo quella degli altri, ma anche quella dei suoi.
Quando il cristianesimo perde il sentore di questo disagio, quando si è assuefatto all’abitare marginale di Dio nella storia e nei tempi, quando è sicuro di sapere dove è Gesù nell’oggi del mondo, allora si lascia attrarre dall’inganno della propria autosufficienza – e scambia quello che pensa di potere e non potere con la presenza affidabile del Dio di Gesù.
Nel sonno dei popoli e nella notte del tempo, un bambino ci annuncia la fiducia tenace del Dio che si consegna – accendendo in noi la speranza di un’umanità capace dei suoi gesti migliori e più affettuosi, proprio quando la sua barca è scossa dalle intemperie della storia. Speranza praticata ai margini impercettibili del nostro vivere insieme, che non s’impone nel momento stesso in cui genera spazi abitabili di vita più giusta per tutti.
Nel sonno dei popoli e nella notte del tempo, il Dio di Gesù ci chiede di iniziare a scrivere la storia della nostra epoca dando parola a coloro che se la vedono negata dalle potenze e dalle convenzioni tacite delle nostre culture. Il senza tetto, il migrante, le prostitute, i marginali e disadattati, sono le vite che si fanno scrittura di una storia mai ascoltata – nonostante le molte grida che lanciano da secoli immemori.
In queste scritture troveremo anche le pagine del Dio che consegna il suo affetto più caro al seno di una donna, alla custodia di un uomo, alla visita di pastori, al viaggio dei magi. Troveremo la donna, l’uomo, i pastori, i magi – e solo per questo potremo trovare anche il bambino a cui Dio ha affidato la sua storia con l’umanità.