Si racconta che Rubens prendesse il pennello dalla mano di un allievo e, sulle linee esitanti, facesse passare il soffio della vita. Se può valere, almeno un poco, questo esempio, diciamo che a Pentecoste lo Spirito “completa” i “cristiani”: essi ricevono la suprema consacrazione cristiana: il loro sforzo d’imitare il Cristo, fino ad allora incerto e non pienamente riuscito, fu compiuto dallo Spirito.
Quando l’uragano della Pentecoste si fu placato e le lingue di fuoco svanirono, la Chiesa era ormai abilitata alla missione. Ormai è capace di missione, perché battezzata nel fuoco dello Spirito. Al battesimo della Chiesa Maria è degnissima «madrina» (R. Cantalamessa).
La Chiesa, «capolavoro» dello Spirito
Se maturiamo una concezione della storia della salvezza come storia dello Spirito, oltre che come storia di Cristo, diviene più comprensibile l’affermazione di sant’Ireneo: «Dove è lo Spirito di Dio ivi è la Chiesa, e dove è la Chiesa ivi è lo Spirito di Dio e ogni grazia» (sant’Ireneo Contro le eresie, III, 24,1).
Questo assioma patristico deve diventare un convincimento fortemente radicato nell’animo del popolo cristiano. La sua portata di senso è intensa: in negativo, significa che, senza lo Spirito, non c’è la Chiesa; in positivo, che la Chiesa è una sua creazione, anzi il suo «capolavoro», come scriveva, con molta verità, il card. G. Biffi (cf. Tre riflessioni sullo Spirito Santo, Leumann [Torino] 1998, pp. 50-60).
Tuttavia, fra le molte consolazioni che oggi andiamo conoscendo sullo Spirito di Dio, vi sono quelle relative al suo rapporto con la Chiesa, che è intimo, forte, costitutivo. Con la Chiesa lo Spirito ha un legame fin dall’inizio, che è come dire: alla stessa maniera che proviene dall’atto generatore e istitutivo di Cristo, la Chiesa nasce dallo Spirito, dalla sua azione creatrice e plasmatrice.
Non c’è Chiesa senza lo Spirito
Cristo ha fondato la Chiesa lungo gli anni della sua opera messianica, istituendo i sacramenti, l’apostolato, la primazialità petrina; ma è a Pentecoste, con l’invio dello Spirito, che egli dona ad essa il soffio della vita. È il metodo della storia della salvezza: lo Spirito viene dopo, a compiere: la Pentecoste è il mistero che dà perfezione alla Chiesa.
Lo Spirito costituisce con la Chiesa una profonda unità; in similitudine con ciò che diciamo del rapporto Chiesa-Cristo (la Chiesa è corpo di Cristo), possiamo parlare della Chiesa come creatura dello Spirito: lo Spirito costruisce quello spazio ecclesiale in cui vive Cristo. Nella Chiesa, di conseguenza, si rende visibile l’azione vivificante dello Spirito e si diffondono in lei e da lei i suoi doni.
Dopo aver costruito la Chiesa, lo Spirito la riempie della sua forza e della sua luce. La sua presenza dentro la Chiesa è essenziale perché essa viva. Come non ci sarebbe la Chiesa senza Cristo, così non vi sarebbe la Chiesa senza lo Spirito: senza il Cristo, la Chiesa sarebbe un corpo senza testa, e non potrebbe vivere; senza lo Spirito, la Chiesa sarebbe un corpo senza cuore, e neppure potrebbe vivere.
Lo Spirito è presente nella Chiesa con una molteplicità di azioni che, in modo più appropriato, si riferiscono alla tipicità della sua persona divina.
Lo Spirito agisce nel magistero della Chiesa che egli assiste; nella liturgia sacramentale, in cui egli ci pone in comunione con Cristo; nella preghiera, nella quale intercede per noi; nei carismi e ministeri che edificano la Chiesa; nei segni della vita apostolica e missionaria; nella testimonianza dei santi e dei martiri, nei quali egli manifesta la sua santità e continua la sua opera di salvezza.
Lo Spirito anima della Chiesa
I cristiani non sono uniti e concordi perché li tiene insieme l’amicizia, la tolleranza, la carità, la comunione, quanto piuttosto lo Spirito in persona. Egli non si limita a ispirare l’unità del pensare e dell’agire, ma fa di più: è presente personalmente nella Chiesa celebrandovi e operandovi il mistero della comunione, perpetuandovi l’evento pentecostale (cf. At 2). Perciò, l’unità che unisce i cristiani nella Chiesa non è il frutto di una comune persuasione, di un comune atteggiamento religioso, di un comune stile di vita etica.
Lo Spirito esercita pertanto funzioni simili a quelle dell’anima nel corpo del singolo uomo, come insegna l’enciclica di Pio XII Mystici Corporis (1943): «Egli, col suo celeste soffio di vita, è il principio di ogni azione vitale ed efficacemente salutare nelle diverse parti del corpo» (H. Denzinger, Enchiridion symbolorum, Bologna 1995, n. 3808).
Creatura dello Spirito, la Chiesa ha in lui la sua forza unificante, la sua causa santificatrice, la sua spinta missionaria, la sua capacità di durare nel tempo e negli spazi umani in fedeltà alla sua origine apostolica.
Le energie dello Spirito la rendono fattiva ed essenzialmente dinamica. Cristo costruisce la Chiesa con molti atti, ma è lo Spirito che, per così dire, le dà un’anima, le dà un cuore, le dà la forza per la missione.
Quasi quarant’anni fa, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, nel celebre incontro ecumenico di Uppsala, affrontò il tema Lo Spirito Santo e la cattolicità della Chiesa. Nel documento finale furono scritte cose raffinatissime circa la sua opera molteplice e multiforme dentro la Chiesa. Con parole abbreviate vi si legge che lo Spirito, donando la vita, fa dei peccatori una comunità di perdonati; rende testimonianza alla verità dell’Evangelo; edifica la Chiesa in ogni luogo; affina la coscienza della Chiesa con la voce dei profeti; mantiene la Chiesa nella comunione e nella continuità col popolo di Dio di tutti i tempi e di tutti i luoghi; dispone la Chiesa ad accogliere e a utilizzare la grande diversità dei doni di Dio; manda nel mondo uomini e donne capaci di preparare la via alla signoria di Dio sulla terra; risveglia i cristiani perché attendano la venuta del Signore quando giudicherà i vivi e i morti e aprirà le porte della sua città a tutto il suo popolo.
Lo Spirito aleggia sul mondo
Lo Spirito di Pentecoste aleggia sul mondo e dentro la storia dell’uomo da sempre, fin dall’atto della sua creazione (cf. Gn 2,7). Creatore, lo Spirito impegnò il mondo in una storia di elevazione, di spiritualizzazione, di purificazione in vista dell’avvento ultimo del Regno.
Come insuperabile consigliere intorno alle cose del Regno, egli guida la storia dell’alleanza antica e nuova: parla per mezzo dei profeti fino all’immediato Precursore del Cristo che è «ripieno di Spirito Santo» (Lc 1,15); suscita Gesù nel seno della Vergine Madre (cf. Lc 1,35), lo consacra Messia al Giordano (cf. Lc 3,22); fa giungere la storia santa a compimento (cf. Mt 12,28); risuscita Gesù (At 3,26).
Nel fare la storia, infatti, lo Spirito si rivela come l’immedesimarsi di Dio nel mondo e come l’interiorità di Dio che assume in sé il mondo per elevarlo fino al cuore dei Padre, scaturigine di ogni salvezza. Da un lato, dunque, lo Spirito è l’altra mano del Padre, ossia il contatto di Dio con il mondo, e dall’altro è la trascendenza dal mondo, a tal punto che qualunque cosa egli tocca e anima diviene lo spazio santo per il Regno.
La storia che lo Spirito guida non è, dunque, una storia di fatalità, ma una storia di grazia: contrariamente a quanto appare, gli uomini non sono irretiti in un circolo chiuso di nascita e di morte; è, invece, una storia destinato a spezzare il cerchio vita/morte, poiché è direzionato in alto, verso il cuore del Padre.