La lettura dell’epistolario di Sonia Serazzi e Antonio Cavallaro – Chiedo istruzioni ogni notte (Rubbettino, 2022) – lascia un senso di forte edificazione spirituale. Niente di devozionale, sia chiaro. Ma più semplicemente la consapevolezza che la fede è un dono che, goccia dopo goccia, si insinua nelle piccole cose, nella spontanea quotidianità della vita, pur non preservando dai dubbi, dalle incertezze, dalle difficoltà.
È un dialogo che matura nel contesto della casa editrice Rubbettino, ma testimonia un legame di amicizia che va ben al di là dei rapporti professionali. Lei, Sonia, è una scrittrice che, con questa casa editrice, ha pubblicato diversi romanzi di successo; lui, Antonio, si occupa di comunicazione e di editoria religiosa, sempre per la Rubbettino, e collabora con le sezioni culturali de Il Quotidiano del Sud.
Accostarsi alle pagine del libro alle prime luci dell’alba si rivela – almeno per me lo è stato – un esercizio di ascesi, di profondo scavo interiore, che porta a interrogarsi sulle domande ultime della vita umana, senza l’affanno di cercare a tutti i costi delle risposte. Si è accompagnati alla soglia dell’essenzialità, delle piccole cose, a vivere “ai margini della fede” che – come scrive Antonio – vuol dire «abbandonare una visione grandiosa e trionfante di Dio per accorgersi che il nostro è il Dio delle corse e delle esperienze minute da cui osservare spiragli di cielo».
Le coordinate sembrano d’un tratto sfumare. Non c’è un alto e un basso, un piano verticale e uno orizzontale. La trascendenza si traduce nell’immanente, e la divinità è cercata in orditi esistenziali che non rinnegano la sofferenza, il dolore e persino l’odore (la “puzza”) della morte.
D’altronde, il messaggio che si vuole comunicare è chiaro: il Vangelo non edulcora la vita. Eppure, compare l’azzurro, compare il cielo come orizzonte escatologico che rivela l’insopprimibile dignità del corpo, della materia, della persona umana. «Non oso immaginare il corpo dei risorti – annota Sonia –. Sono però certa che il cieco vedrà, che lo zoppo salterà come un cervo, e che il gobbo si raddrizzerà». La risurrezione è presentata come un’aspirazione così scontata, così banale, che diventa (effettivamente) alla nostra portata.
La professione di fede che Sonia consegna in queste pagine è di una semplicità straordinaria: «Credo che, in fondo, la fede sia tutta nell’essere pulci senza paura e senza vergogna, allora i cieli scendono a fare grandi cose in noi».
Come “pulci senza paura e senza vergogna”, gli autori mettono a nudo le loro intime esistenze, offrendoci pagine di “bellezza ammaccata”, l’unica – proprio perché ferita – capace davvero di salvare il mondo e noi stessi.
Post-scriptum
Dopo aver letto l’epistolario, mi sono ricordato di una professoressa che circa quindici anni prima (novembre 2007) al liceo “Siciliani” di Catanzaro era stata mia supplente di italiano per qualche settimana, e che in classe aveva consigliato la lettura del libro di aforismi di Nicolas Gomez Davila In margine a un testo implicito (Adelphi, 2001).
Ho ripreso il libro, che custodisco gelosamente, per rileggere un aforisma che allora avevo sottolineato: «Amare è (…) il privilegio di accorgersi di una perfezione invisibile negli occhi dell’altro».
La professoressa che ne aveva suggerito la lettura era proprio Sonia Serazzi: in poche settimane di supplenza dimostrava di saper curare con la letteratura i moti adolescenziali di noi studentesse e studenti, incidendo profondamente nelle nostre vite. La gratitudine è tanta.
SONIA SERAZZI – ANTONIO CAVALLARO, Chiedo istruzioni ogni notte, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2022, pp. 128, € 10,00, EAN: 9788849871784.
Luigi Mariano Guzzo, Ph.D, è ricercatore senior in Diritto ecclesiastico e canonico presso l’Università di Pisa – Dipartimento di Giurisprudenza (https://unimap.unipi.it/cercapersone/dettaglio.php?ri=177215).