Siamo qui, Gesù, al cimitero. Il luogo del riposo. I cristiani sono sempre stati convinti di non finire nel nulla. Terminavano la vita terrena addormentandosi nel cuore di Gesù.
Siamo qui, ma non siamo nati qui. Tutti i nostri cari non sono nati qui. Non sono nati qui i Patriarchi, i Profeti, Maria, gli apostoli, i martiri e i confessori della fede. Siamo nati da un dono che il Padre ti ha fatto, Gesù. «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me», hai detto nel vangelo.
Siamo venuti al mondo nella Gerusalemme terrena. Gerusalemme che ti ha visto insegnare, discutere, celebrare l’Ultima Cena, donarci il tuo corpo e il tuo sangue, farci dono della tua passione, morte e risurrezione. Gerusalemme doveva essere città di pace, ‘ir shalom. Si è rivelata città che divora i suoi figli e mette a morte i suoi profeti. Sono le nostre città terrene che anche oggi ci portano smarrimento, disorientamento, paura e incertezza sul futuro. Sirene lacerano l’aria, maschere nascondono i nostri volti, ma proteggono la vita nostra e quella dei nostri fratelli.
La nostra vita è stravolta. Distanziati, ma uniti. Vogliamo restare tuoi fratelli, i fratelli di Gesù risorto: «Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno», hai detto (Mt 28,10). Dobbiamo tornare, Gesù, alla Galilea dove siamo nati come tuoi discepoli. La pandemia ha dato una bella scossa alla nostra presunzione di essere autosufficienti.
Non possiamo più pensare di nascondere la morte dalla nostra vita, pensando di rimanere eternamente giovani e sani come ci vuole la pubblicità. La giornata di oggi ci fa pensare alle cose importanti. Solo chi ama colui che incontrerà alla fine dei suoi giorni vive bene anche la sua vita. Dobbiamo rimanere umani e diventare di nuovo credenti, affidati totalmente a te.
La volontà del Padre è che tu non cacci via nessuno di noi, neanche la persona che non pensa mai a te e che ti ha escluso per sempre dal suo orizzonte mentale. Il Padre che ti ha inviato non vuole che tu perda nessuno di noi, nessuno dei nostri cari che ci hanno preceduto nella vita. Loro già vedono il tuo volto e godono del tuo amore con la loro persona, il loro spirito, il loro amore. Sono loro, anche se il loro corpo risorgerà quando tu ci radunerai tutti insieme alla fine dei tempi.
Siamo qui, al cimitero. Noi e i nostri cari defunti. La parola defunti indica coloro che hanno esaurito il tempo della loro vita terrena. Ma per noi sono vivi, sono vivi in Dio, non sono morti.
Tu ci hai detto appena ora nel Vangelo: «Questa è infatti la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna». Tu non puoi aver ingannato Maria tua madre, e gli apostoli e tutti i tuoi discepoli. Noi vediamo te con gli occhi della fede. Con tutto l’amore del nostro cuore, della nostra coscienza e della nostra volontà noi crediamo in te, nostro Salvatore e Signore, amante della vita.
Nel vangelo che abbiamo ascoltato tu ci prometti la vita eterna, non ci parli di vita futura. Verrà il tempo della risurrezione di tutti noi, con i nostri corpi, ma fin da adesso siamo tutti tuoi, felicemente tuoi. Tu ci dai adesso la vita eterna. È la tua vita, la vita del Figlio di Dio. La possibilità di vivere non secondo i tristi criteri del nostro mondo, ma secondo lo Spirito dell’amore. Vivere secondo le beatitudini, vivere da santi della porta accanto.
Vediamo tombe davanti a noi, ma ai nostri occhi splendono persone e vite.
Attraverso il tuo grande apostolo san Paolo ci hai detto che ci hai amato fino al dono della vita quando ancora eravamo deboli, non amabili, empi, nemici tuoi. Nessun uomo è capace d’amare così. Solo il cuore di uomo che è anche Figlio di Dio. La tua morte si è trasformata per noi in vita, pace, riconciliazione. Siamo sicuri che Dio Padre è per sempre dalla nostra parte e niente potrà mai separarci più dal tuo amore per noi. Questo ci dà grande pace.
Siamo qui. Al cimitero. Siamo vivi noi e vivi i nostri cari che abbiamo davanti. Siamo avvolti da una nuvola di fede e di pace, perché sentiamo che la nostra vera città non è la Gerusalemme della terra.
Il libro della Rivelazione, dell’Apocalisse, ci ha rivelato un mondo capovolto, un Dio capovolto. La nostra città sale dalla terra della fatica, delle lacrime e del lutto, delle sirene delle autombulanze. Gerusalemme di chi muore per malattia, a volte da solo, e di chi muore per la vita, perché ha amato tanto, ha amato con tutto se stesso. È una Gerusalemme che sale dalla storia adornata da te come la tua fidanzata ufficiale. Abbellita dei doni dello Spirito, della vita santa di tanti credenti, delle sofferenze e delle lacrime di giovani e anziani raccolte nell’otre del tuo amore, che non ne perde neppure una goccia (cf. Sal 56,9).
Viviamo nella Gerusalemme della terra. Nello stesso tempo sentiamo che non siamo moribondi, ma vivi. Scendiamo dal cielo, dalla Gerusalemme celeste, la nostra patria, la nostra vera vita che sei tu. Dal cielo che è la vita di Dio Padre tu ci fai scendere come sposa bellissima, preparata per la vita di unione piena con te. Siamo tuoi, siamo la tua sposa.
Non moriamo. Viviamo in modo diverso, ma niente ci può privare della vita. La tenda del tuo amore ci copre. È il baldacchino di nozze che ancora oggi usano i nostri fratelli ebrei nel giorno del loro matrimonio. Tu abiterai per sempre nella tenda che ti sei costruito per riunirci tutti stretti a te. Una vita sponsale, amorosa, feconda. Ci sono certo i travagli del parto. Ci sono le ferite e i dolori di una vita che non è ancora il paradiso. San Paolo ci ricorda e ci consola: «Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm 14,8).
«Riposa in pace», diciamo ai nostri cari che iniziano a vivere una vita diversa nella stanza vicina alla nostra. “Vivi in Dio”, ho sempre preferito dire ai miei cari: familiari, parenti, benefattori, confratelli e amici…
Dove siamo? Al cimitero? Nella Gerusalemme della terra impaurita e minacciata dall’egoismo e dalla chiusura in se stessi? No! La fede nella parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci dice che siamo nell’amore del Cuore di Gesù. Lui ci fa vivere in due modi diversi, ma non separati. Il corpo di Cristo che riceveremo fra poco nella comunione ci farà vivere la vita eterna; basta che lo vogliamo.
Il Cuore di Cristo ci attira a sé. Ha già attirato a sé la vita dei nostri cari defunti.
Noi ti amiamo Gesù, vita nostra. Ci aggrappiamo al tuo cuore.
Sappiamo bene che tu non ti lasci mai vincere nel fare i tuoi regali.