Dall’11 al 14 maggio 2022, presso l’Università Gregoriana, si è svolto il Convegno internazionale di Teologia morale «Pratiche pastorali, esperienza di vita e teologia morale: Amoris laetitia tra nuove opportunità e nuovi cammini». Con il Convegno si voleva celebrare il quinto anniversario di Amoris laetitia, approfondendo le suggestioni offerte dall’esortazione apostolica e trattare alcuni nodi critici che sono sorti al momento della sua diffusione nella pastorale della Chiesa.
Una svolta per la teologia morale
Se volessimo riassumere il messaggio del Convegno, potremmo dire che, secondo i relatori, Amoris laetitia rappresenta un punto di svolta per la teologia morale, che occorre sviluppare ben oltre il contesto della famiglia nel quale il documento papale si inserisce.
Il Convegno è stato caratterizzato da un fitto programma e da una grande varietà internazionale di relatori. In un certo senso, al Convegno è stato presente anche il Santo Padre, che ha accolto in udienza i partecipanti.
Il primo giorno ci sono stati alcuni interventi che hanno analizzato il modo in cui è stata accolta Amoris laetitia nel mondo. La diversità delle culture da cui provenivano i relatori ha trovato un punto comune nella difficoltà di proporre una pastorale della famiglia. Se in Africa si sente la mancanza di catechesi e dei corsi prematrimoniali, in Europa il problema sempre più preoccupante è rappresentato dalla denatalità. In Cile si deplora la forte secolarizzazione, atipica per l’America Latina, e le nozioni irrealistiche e idealizzate della vita familiare che ancora persistono nella Chiesa a causa del forte clericalismo.
Forse la conclusione più importante della mattinata è stata che, in termini di situazioni pastorali concrete, Amoris laetitia rappresenta un’importante innovazione che riesce a colmare il divario che si è creato tra la dottrina e la pratica. È anche caratteristico il fatto che il popolo di Dio abbia accolto con favore i cambiamenti, se questi, nonostante le forti resistenze conservatrici, sono avvenuti.
Una «Chiesa del Buon Samaritano»
Degli altri giorni del Convegno, mi limito a ricordare alcuni interventi, senza alcuna pretesa di completezza.
Lisa Sowle Cahill, un nome molto noto nel mondo dell’etica teologica, si è soffermata sulla complessità delle situazioni familiari, sottolineando «l’immagine eccessivamente idealizzata che il Magistero della Chiesa ha della famiglia», chiedendosi se l’insegnamento cattolico sia adeguato ai nostri tempi, visto – a suo dire – «il divario estremamente profondo tra un miliardo di cattolici e l’insegnamento della Chiesa». Prezioso è stato il richiamo all’insegnamento di Tommaso d’Aquino, in base a cui «la verità morale pratica si trova nella realtà familiare», non nell’applicazione delle regole. Da qui la conclusione che le risposte magisteriali fino ad Amoris laetitia sono da ritenersi non più adeguate. L’auspicio conclusivo è che in futuro la Chiesa sia più inclusiva, una «Chiesa del Buon Samaritano», in cui la persona si senta a casa propria.
Philippe Bordeyne, preside dell’Istituto Giovanni Paolo II, si è soffermato principalmente sui concetti di dialogo, sinodalità e sensus fidei. Il suo intervento si potrebbe riassumere nella necessità di costruire sul «principio della pastoralità» il «principio della sinodalità», ovvero di passare da una teologia morale come un insieme di norme, all’ascolto e alla «libertà di scegliere il bene possibile», accentuando, nella pastorale familiare, l’ecclesiologia del Popolo di Dio.
Nel contesto della questione di come l’approccio di Amoris laetitia influisca sulla teologia morale fondamentale, si può menzionare il contributo di Alain Thomasset, che si è soffermato soprattutto sul delicato rapporto tra norma e coscienza, accennando al ruolo indispensabile svolto dal discernimento. Riuscendo a rimanere fedele al Magistero della Chiesa, il relatore ha cercato di non trascurare i diversi approcci del magistero papale nel corso dei decenni, che ha cercato di leggere insieme.
Clericalismo, libertà di ricerca, coscienza
Pur consapevole di aver omesso la maggior parte degli interventi, ci si potrebbe chiedere quali siano stati gli orientamenti generali del Convegno. Si potrebbero forse riassumere in tre elementi: (1) la lotta al clericalismo; (2) la nuova libertà della teologia morale; e (3) il forte sostegno al rinnovamento dell’etica teologica cattolica sulla base della fiducia nella coscienza umana.
La lotta contro il clericalismo, anzitutto. In molti interventi si è potuta percepire, o addirittura sentire esplicitamente, una sfiducia nei confronti dei pastori del popolo di Dio che «resistono al cambiamento». Si tratta di una critica che può essere certo valida e corretta, ma a volte è emerso addirittura un certo disprezzo riguardo alla reale applicazione delle nuove idee della teologia morale nella pastorale concreta. In realtà, però, la maggior parte dei teologi morali probabilmente è in qualche modo lontana dalla pratica pastorale concreta. Si potrebbe persino temere che i teologi morali, dopo secoli, stiano riportando l’etica al tempo del probabilismo, cioè a una sorta di lotta tra diverse autorità che, in situazioni etiche simili, giungono a conclusioni completamente diverse.
A questo proposito, il Convegno ha evidenziato una debolezza metodologica, rappresentata dalla sua «unilateralità». Mentre si è continuamente parlato di pluralità di opinioni, di dialogo e di tolleranza del dissenso, non c’è stato in realtà un vero confronto con le cosiddette «tendenze conservatrici». È mancato, in altri termini, un confronto critico con autori che partono da una diversa prospettiva teologico-morale e che legittimamente hanno in merito ad Amoris laetitia opinioni diverse.
La questione decisiva
Infine, un’ultima impressione: sulla base della già menzionata «libertà della teologia morale», il Convegno ha dimostrato che, forse a differenza del passato, si può oggi esprimere il proprio pensiero senza paura, il che garantisce un ulteriore sviluppo della teologia morale.
In questa linea, si palesa la questione decisiva che la teologia morale cattolica dovrà affrontare in futuro. Sebbene i relatori siano stati unanimi nel ritenere che Amoris laetitia rappresenti un punto importante nel rinnovamento dell’etica teologica, è stata lasciata senza risposta la domanda principale. Si tratta della questione dei fondamenti deontologici della morale cattolica. Vale a dire: si tratta di abbandonare gradualmente i fondamenti deontologici della teologia morale oppure si devono cercare rimedi pastorali all’interno di una struttura esistente, di quella che di solito viene chiamata «morale oggettiva»?
È vero che spesso siamo chiamati ad affrontare i problemi urgenti e concreti della vita pastorale. Ma è altrettanto vero che non daremo una risposta vera e chiara a questi problemi se, prima o poi, non affrontiamo con coraggio la questione dei fondamenti. Potrebbe essere questo il tema di uno dei prossimi convegni su Amoris laetitia.
Gran parte dei matrimoni celebrati in chiesa sono nulli… perché uno degli sposi (oppure entrambi) si sono sposati in chiesa senza sapere cos’è un sacramento… Quindi smettiamola di fare gli ipocriti. Fino a qualche hanno fa, solo i ricchi e benestanti potevano chiedere la nullità alla sacra rota… Anche questo non c’era nel vangelo…
Gesù Cristo quando parlava del matrimonio indissolubile era clericalista? Questo termine, clericalista, viene oramai richiamato a sproposito in ogni dove, spesso quando bisogna arrampicarsi sugli specchi per eludere le semplici e cristalline verità lasciateci dal Signore nei Vangeli. Dicono che bisogna riempire il divario tra dottrina (vangeli direi io) e prassi del popolo di Dio… certo un divario c’è sempre stato e sempre ci sarà e sarebbe bene chiamarlo spazio della conversione piuttosto che calmarlo al ribasso disconoscendo quanto abbiamo ricevuto nelle Scritture e nella Tradizione. Ciò vale in ogni campo della morale, o meglio, della vita cristiana. Speriamo che il revisionismo non metta mano pure al porgere l’altra guancia insegnatoci dal Signore: ben si sa che da sempre esiste un grande divario tra questo precetto e la prassi del popolo di Dio.