Evoluzione e creazione – termini di un binomio che fino a non molto tempo fa avrebbe suscitato perplessità e tensioni nell’ambito della riflessione teologica – costituiscono la chiave di lettura con cui il recente saggio di Cristiano Massimo Parisi ricostruisce l’itinerario di riflessione di Jürgen Moltmann prestando particolare attenzione alla fecondità del dialogo tra saperi e della ricerca interdisciplinare, vivamente auspicati da Veritatis gaudium.
Il divenire della creazione e il coinvolgimento di Dio nella storia sono approfonditi sollecitando il lettore a prendere coscienza dell’attuale contesto culturale e a valorizzare il dialogo con le scienze sperimentali. Superata la preoccupazione che le teorie dell’evoluzione comportino la messa in discussione radicale di un irrinunciabile dato di fede, oggi la chiarificazione dei vari livelli del discorso introdotta dai saperi scientifici e la rilettura ermeneutica dei testi scritturistici e dottrinali, operata dalla riflessione religiosa, consentono di riconoscere che l’intervento creatore di Dio non si pone in alternativa con il processo evolutivo dell’intero universo (come ampiamente sottolineato in molteplici interventi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI).
Il mutato contesto culturale, inoltre, consente di rileggere con uno sguardo nuovo anche il senso della collocazione dell’uomo nel mondo, riconoscendo l’importanza del suo prendersi cura della casa comune. Da questo punto di vista, il pensiero trinitario di Moltmann applicato alla dottrina della creazione permette «di individuare nello Spirito la dinamica presenza divina nelle creature rese capaci di esistere e di evolversi» (17), insistendo sull’importanza del dialogo tra scienza e fede.
Valorizzando gli elementi salienti del percorso esistenziale di Moltmann – dalla formazione degli anni giovanili all’esperienza della guerra e della reclusione nei campi di concentramento, dall’interesse per la «teologia del popolo» all’impegno ecumenico – Parisi sottolinea quanto sia stato costantemente centrale l’interrogativo sulla presenza di Dio nella storia e nella creazione, focalizzando l’attenzione sulla dimensione escatologica.
La comunione che è donata nella consegna di sé fino alla morte in croce vissuta da Gesù Cristo, l’interpretazione del presente alla luce della memoria di quanto accaduto in Cristo e l’apertura che emerge dal dialogo con i vari ambiti del sapere costituiscono le caratteristiche di fondo della teologia di Moltmann e risuonano in vario modo lungo l’intera riflessione che Parisi conduce interrogando analiticamente il molteplice materiale speculativo. Il lavoro è articolato in tre capitoli: il punto di partenza è costituito dall’analisi de Il Dio crocifisso – cardine dell’intero pensiero di Moltmann – per poi passare al tema del divenire della creazione alla luce della prospettiva trinitaria e per concludere infine con la ripresa della presenza trinitaria nella creazione, questa volta assunta in un’accezione storico-escatologica da cui provengono interessanti sollecitazioni per una riflessione ecologica.
Il principale punto di forza della rilettura del pensiero di Moltmann proposta da Parisi risiede nel valorizzare l’apertura al dialogo con le scienze naturali e l’attenzione alla questione ecologica, in sintonia con una lettura sapienziale della realtà che consenta un ulteriore passaggio:
«Un dialogo tra la sapienza naturale che si è scoperta e la sapienza umana che va appresa, quella che risiede negli equilibri che rendono possibile la convivenza tra la cultura dell’uomo e gli ecosistemi della terra. L’obiettivo che ci si dovrà prefiggere sarà quello di una vita da vivere sapientemente in sintonia con la natura, partendo “dal rispetto per la memoria primordiale della vita e dal rispetto per la vita stessa, massimo comandamento che si fonda sul diritto alla vita”» (150-151).
La consapevolezza dell’appartenenza alla creazione, inoltre, promuove nel credente una coscienza politica e sociale ricordando che «la Chiesa esiste nella società per essere opera e strumento della giustizia di Dio e che, quindi, sperimenta come propri gli stessi conflitti economici, politici e sociali della società. I cristiani sperimentano nel proprio corpo questa tensione e più credono nella giustizia di Dio più soffrono per l’ingiustizia che vedono. Il cristiano non deve mai stancarsi di ri-affermare, innanzitutto a se stesso, che il “pericoloso e rassicurante” ricordo di Cristo crocifisso lo costringe ad aprirsi a un pensiero critico nello stato, nella società, nell’ambiente naturale e non da ultimo nella Chiesa» (159).
Teologia politica e teologia del creato risultano così inscindibilmente unite in vista di una ri-appropriazione del vivere in cui Dio dimorerà stabilmente tra gli uomini (Ap 21,3). La rilettura trinitaria dell’evento della croce consente di cogliere l’unità tra teologia della croce e teologia della speranza, così come dopo Auschwitz la riflessione sulla dimensione politica della teologia e la questione della teodicea risultano inseparabili: «grazie alla speranza escatologica introdotta dal Crocifisso è l’uomo stesso che si sforza di anticipare il futuro di Dio nel mondo presente» (39).
La croce rivela così una dimensione critica perché invita a liberarsi da qualsiasi forma di idolatria, evitando sia il pericolo di risolvere la fede cristiana in politica sia quello di risolvere il cristianesimo in umanesimo. Il privilegio degli ultimi e la solidarietà con i «senza speranza» diventano critica del potere e di qualsiasi forma di estraniazione dell’uomo:
«Un’autentica emancipazione non può essere ottenuta senza democrazia politica e giustizia sociale, ma finché l’estraniazione dell’uomo dall’uomo non è eliminata non si raggiungono né la liberazione economica dalla fame, né la liberazione politica dall’oppressione» (45).
E tale liberazione non può non riguardare l’intera creazione, riconoscendo che diritti dell’uomo e diritti della natura sono indissolubilmente uniti. Il ruolo che la Chiesa assume in questo processo di liberazione inizia «dal basso», confermando che teologia della speranza e teologia della croce non possono assolutamente essere separate.
Per comprendere fino in fondo il senso dell’evento della croce Moltmann ritiene indispensabile privilegiare un linguaggio trinitario perché l’esperienza di abbandono vissuta dal Figlio genera il 691 Recensioni dono dello Spirito. La rilettura trinitaria dell’evento della croce – sottolinea Parisi – consente di «pensare la storia della sofferenza umana in Dio, vedere Dio operante nella storia e farsi interprete della sofferenza umana nel momento presente» (70).
Sotto il segno inconfondibile della “consegna di sé”, la presenza trinitaria nel mistero della croce svela in modo incontrovertibile la pienezza della comunione. Dal momento che la storia del Dio trinitario è aperta al creato e al futuro, l’attenzione di Moltmann si rivolge a considerare la creazione come sistema aperto, in perfetta sintonia con gli sviluppi della più recente riflessione scientifica e sottolineando il carattere cristocentrico della creazione:
«Tutte le cose sono state create in vista del Messia, il quale le redimerà nella loro verità, le riunirà per il Regno e così porterà a compimento il creato. Questo però significa che il Risorto non è soltanto presente nello spirito della fede e nascosto nella storia del mondo, ma è anche immanente nel “cuore del creato”» (118).
Il Creatore è presente al creato interiormente, inabita in esso così da renderlo la casa di Dio. Una casa in cui la trascendenza non è in competizione con l’uomo ma lo libera e lo chiama a vita autentica rendendolo compartecipe del processo di liberazione cosmica.
Cristiano Massimo Parisi, Dalla theologia crucis al divenire della creazione. Il cammino teologico di Jürgen Moltmann. Presentazione di Vincenzo Battaglia, EDB, Bologna 2019, pp. 176, € 20,00. Recensione pubblicata su Rassegna di Teologia LXI(2020)4, pp. 689-691.