Che la pace sia

di:

guerra ucraina

All’inizio del tempo penitenziale pasquale, la pace sia su tutti voi!

Abbiamo di nuovo una guerra in Europa – per la generazione della maggior parte dei teologi della Società Europea di Teologia Cattolica, la guerra è stata l’evento decisivo nella vita dei loro nonni e genitori, per alcuni anche nella loro stessa vita. Apparteniamo – soprattutto in Europa occidentale – alla generazione del movimento per la pace, che si sforzava di contrastare la guerra fredda e il riarmo, e di superarli soprattutto attraverso i numerosi contatti umani e culturali.

Nel 1989, quando fu fondata la nostra Società, stava nascendo una nuova Europa, le polarità tra Est e Ovest sembravano essere superate. Questo ha dato alle Chiese cristiane la possibilità di avvicinarsi e di lavorare insieme per il bene del mondo. Con il nostro lavoro teologico abbiamo anche contribuito alla comprensione, all’accettazione reciproca e al rispetto tra persone di diverse tradizioni di fede. Sono stati stabiliti partenariati con centri teologici in Ucraina e in Russia, e abbiamo sperimentato come queste connessioni, attraverso i confini delle nazioni, delle denominazioni e delle lingue, abbiano dato vita a una nuova “fraternità tra tutti i popoli” – per citare la più recente enciclica di Papa Francesco; una fraternità basata sulla creazione e sulla redenzione di Dio in Cristo.

Ora i carri armati avanzano, le bombe esplodono, distruggendo senza senso vite umane ed esiliando la gente dalle loro case. C’è la guerra in Europa. Siamo profondamente colpiti; sperimentiamo un fallimento dell’umanità. Dov’è la voce della nostra fede cristiana?

Come teologi, il nostro compito è quello di camminare sulle orme del Figlio di Dio che si è fatto uomo, sulle orme dell’Incarnazione per dare voce – sicuramente sempre solo balbettando – al messaggio del Natale: Pace a questo mondo! Parlare di Dio nel nostro tempo significa anche lottare per la pace in questo mondo ferito. Questo è il nucleo di ciò che la parola “teo-logia” significa in primo luogo – parlare responsabilmente di Dio con ragione e cuore.

Siamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli in Ucraina che stanno soffrendo profondamente, la cui sovranità nazionale è stata violata, e stanno lottando per la loro libertà. Siamo con le sorelle e i fratelli in Russia che sono stati privati del diritto di guardare in faccia la verità. Pronunciamo il messaggio di pace, che le richieste di fermare questa guerra risuonano forti in Europa, in Ucraina e anche in Russia. La nostra speranza e il nostro desiderio è che la via della verità e della libertà, per cui il Figlio di Dio incarnato ha vissuto ed è morto, possa essere realizzata nel nostro mondo.

La fede cristiana ha plasmato la storia dell’Europa e la storia della Russia. Oggi siamo testimoni credibili di Gesù Cristo solo se siamo al servizio del suo messaggio di pace e chiediamo la fine di questa guerra. Questo messaggio di pace ci unisce al di là delle frontiere delle denominazioni e delle culture.

Ci battiamo per questo messaggio di pace e chiediamo la fine di questa guerra fratricida insensata e incommensurabilmente sofferente.

Con San Francesco d’Assisi preghiamo:

Signore, rendimi strumento della tua pace, perché io ami dove c’è odio;
che io possa perdonare dove c’è offesa; che io possa unire dove c’è lotta;
che io possa dire la verità dove c’è l’errore.
Che sia la pace!

  • Margit Eckholt, a nome del Consiglio di amministrazione e della Presidenza della Società Europea di Teologia Cattolica.
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