Docente di teologia a Cambridge e a Oxford, in seguito arcivescovo di Canterbury e quindi arcivescovo della Chiesa anglicana, nel 2013 Williams è tornato a insegnare teologia e a predicare quale direttore del Magdalene College presso l’Università di Cambridge. È conosciuto come autore colto, versato nella teologia ma anche ricercato conferenziere per la trattazione dei temi più svariati di attualità.
In questo volume l’autore sviluppa le lezioni tenute nel 2016 a Cambridge, oltre a interventi presentati successivamente in seminari e congressi. Egli è del parere che una teologia e una cristologia sono convincenti quando sanno tenere insieme vari livelli di discorsi e di realtà, entro le quali le persone trovano senso e gioia di vita.
La trattazione cristologica di Williams collega la figura e la riflessione su Cristo lungo la storia in rapporto al tema del cosmo e della creazione. Il modello teologico che vuole descrivere la realtà di Cristo in cui convergono strettamente la natura umana e quella divina è applicabile alla relazione che lega Dio e il cosmo. Dio e Cristo – vero uomo – non sono realtà accostabili sullo stesso piano, in concorrenza tra loro, cosicché dove cresce una l’altra deve cedere il passo, in un rapporto di competizione.
Dio è non aliud in relazione al mondo (Niccolò Cusano). Williams usa l’espressione («impervia» la definisce) di “non-identità non-duale”. Come con Cristo, anche con nessuna attività particolare nell’universo l’azione di Dio entra mai in competizione. Dio non ha completato l’essere umano di Cristo entrando in lui per diventarne parte integrante o sostitutiva di qualche aspetto della sua natura umana. Gesù Cristo d’altronde non è neppure un essere umano incompleto sul quale Dio eserciti un’influenza dall’esterno così da renderlo un canale per comunicare la verità divina o per manifestare la sua perfezione divina.
Il modello cristologico nuovo è possibile solo basandosi sul fatto che l’azione divina e l’azione creata non possono mai stare una accanto all’altra come rivali. «Dio crea il mondo perché sia se stesso, perché abbia un’integrità, una completezza e una bontà che sia – per dono divino – tutta sua. Allo stesso tempo, Dio crea il mondo perché sia aperto alla relazione con la vita infinita di Dio che può allargare e trasfigurare l’ordine creato senza distruggerlo» (p. 8).
Il modello cristologico rinvenuto è quello che può chiarire correttamente ciò che vien detto della relazione fra Dio e il mondo, tra l’infinito e il finito, tra Creatore e creazione. La vita piena e felice della creazione e delle creature non è vissuta a detrimento del Creatore. Si ripete il modello cristologico, in cui Cristo «vive ininterrottamente una vita creaturale finita sulla terra e, allo stesso tempo, vive delle profondità della vita divina e gode ininterrottamente della relazione che eternamente sussiste tra la Fonte divina o Padre e il Verbo incarnato o Figlio. È in questo senso che possiamo giustamente parlare di Gesù come il cuore della creazione» (p. 9).
Nell’Introduzione (pp. 13-52) Williams parte dal mezzo, cioè dalla trattazione del Medioevo con l’esame della visione cristologica di Tommaso d’Aquino. Egli sintetizza la tradizione vedendo in Cristo un atto infinito e un’incarnazione finita. Tommaso si concentra sull’unità di Cristo e sulla sua umanità trasformante che rende Cristo fondamento della comunione.
Nella Parte prima (pp. 53-248), l’autore esamina il periodo in cui si formulano le domande (c. 1, pp. 53-90). Da Paolo ad Agostino scorrono le origini del Nuovo Testamento tra storia, fede e racconto, a cui segue il cammino che da Paolo porta a Nicea con una lunga riflessione sul lògos e la carne. Nel percorso verso Calcedonia viene raccolta la voce latina di Agostino sull’unità di Cristo.
Il contributo della prima teologia bizantina si pone nel contesto del perfezionamento del lessico (c. 2, pp. 91-130): Calcedonia, Leone di Bisanzio e Leonzio di Gerusalemme. Di Massimo il Confessore si sottolinea il discorso sulla cristologia e sul cosmo riconciliato. Giovanni Damasceno costituisce una sintesi bizantina.
Nel c. 3 (pp. 131-168) Williams esamina la perdita e la ripresa, studiando Calvino e la ri-forma della cristologia. Il dibattito tardomedievale tende a smantellare Tommaso, mentre il Calvino cattolico rappresenta una tradizione teologica rinnovata. Williams presenta, infine, le varietà della cristologia protestante.
Il c. 4 si sofferma su “Cristo, creazione e comunità: la cristologia all’ombra dell’Anticristo” (pp. 169-214). Si esaminano le proposte di Barth, le lezioni di cristologia di Bonhoeffer e l’eredità dell’ortodossia protestante. Si analizza, infine, il rapporto tra cristologia, etica e politica, in una connessione di discorsi che tendono alla trasformazione.
La Conclusione (pp. 215-248) presenta Cristo come cuore della creazione, in una riflessione tesa fra teologia e metafisica.
L’Appendice (pp. 249-265) porta infine il titolo: “Concludendo. Postilla (non teologica?): Wittgenstein, Kierkegaard e Calcedonia”.
Chiude il volume l’Indice dei nomi e degli argomenti notevoli (pp. 265-270).
Volume tecnico di studio, indicato per persone attrezzate adeguatamente nell’ambito teologico.
- ROWAN WILLIAMS, Cristo, cuore della creazione (Biblioteca di Teologia Contemporanea 202), Queriniana, Brescia 2020, pp. 272, € 33,00, ISBN 978-88-399-3602-8.