Dammi l’acqua
dammi la mano
dammi la tua parola
che siamo
nello stesso mondo
(Fatti vivo, Chandra Livia Candiani).
Questo stralcio poetico preso in prestito da un libro di Chandra Livia Candiani è un’ottima premessa per presentare il corso online del Coordinamento delle Teologhe Italiane, che quest’anno è dedicato all’eco-teologia delle donne.
Nella poesia di Candiani risuona un invito che ci raggiunge là dove siamo e che ci chiede cose apparentemente molto distanti tra loro: l’acqua, la mano e la parola. Questo accostamento non è affatto bizzarro. Anzi, vi si riconosce molto della nostra umanità. Siamo infatti esseri materiali, cioè dipendenti, vulnerabili, bisognosi; ma siamo anche esseri relazionali e per questo sentiamo il bisogno di darci una mano e di darci la mano in segno di pace; siamo infine esseri simbolici: la nostra carne è fatta anche di parole, fin dai primi istanti della nostra esistenza.
Questo intreccio così impegnativo – un appello per chiunque legga i versi della poesia – ha un solido fondamento: siamo nello stesso mondo. Sentire e prendere sul serio la nostra co-esistenza significa allora preoccuparsi dell’acqua, della pace e dei nostri discorsi. Senza soluzione di continuità.
Non serve essere persone esperte per capire l’importanza di tutto questo: la crisi ambientale si è resa oggi percepibile a chiunque e sempre più spesso viene registrata dalla cronaca perché accade qualcosa. È ancora vivida in noi l’immagine della Marmolada che perde un pezzo del suo ghiaccio, travolgendo vite umane innamorate della montagna.
E noi, mentre imparavamo che cos’è un seracco e perché si può staccare, ancora una volta abbiamo dovuto riconoscere lo stile sbagliato con il quale stiamo abitando il mondo e fare i conti con la nostra mancanza di cura verso quella terra che, secondo il libro della Genesi, ci è stata affidata come un giardino da custodire e da coltivare.
Perché le donne dovrebbero avere qualcosa di originale da dire e da trasmettere in questa situazione?
Perché da tempo, anche se in una genealogia sapienziale spesso interrotta o comunque emarginata, molte di loro hanno posto la questione ecologica in una chiave differente e originale, soprattutto per l’intensità delle connessioni messe in campo. Proprio per queste connessioni le eco-teologie delle donne non sono né saperi neutri né eco-femminismi di stampo unicamente filosofico-politico.
Si tratta di percorsi sapienziali sensibili alle differenze – di genere ma non solo –, che intrecciano senza timore questioni varie e solo apparentemente distanti: il tema delle origini, il senso profetico e solidale dei testi biblici, il problema di una tecnica ingovernabile, le “seconde possibilità” che Dio non fa mancare all’umanità, i diversi modelli degli eco-femminismi, l’impronta politica della misericordia e le strade battute dalle donne affinché la vita non venga più usata come moneta di scambio.
In questa prospettiva di attenzione ai legami e ai nodi tra le cose, il corso non segue quella mentalità tradizionale che da un lato lega la donna alla natura mentre dall’altro rende materna la terra (soffocando l’una e l’altra), ma cerca di raccontare la fantasia di un Dio che continuamente apre la creazione alla ri-creazione, e che ispira l’umanità affinché si lasci coinvolgere in questa dinamica salvifica.
Ci si inoltra così per strade ancora troppo poco praticate, avviando forse nuove modalità di pensare il cristianesimo stesso.
Le inquietudini di questo tempo possono qui trovare nuovi orientamenti per la cura di un mondo che non nasce perfetto e che, come scrive san Paolo, geme, è in travaglio e si nutre di speranza. Questa metafora di gestazione non serve tanto a marcare il discorso in chiave femminile, bensì a valorizzare le trasformazioni senza averne paura, in un buon equilibrio fra la sapienza dell’attesa e quella che spinge ad agire.
Dietro e dentro il corso c’è ovviamente un vero e proprio tessuto di libri e di storie, spesso ignorato o tralasciato anche da studiosi con una specifica formazione eco-teologica. Vi si potranno riconoscere diverse figure: Rosemary Radford Ruether, per la quale il patriarcato non opprime solo le persone ma anche la natura, Sally McFague che invita a pensare il legame tra noi e la natura come una vera e propria relazione tra soggetti viventi, Elisabeth Johnson che recentemente ha riassunto la storia del legame tra il creato e la croce, ma che va ricordata soprattutto per averci restituito Sophia quale mediatrice della creazione.
Ce ne sono però molte altre… In ascolto di questa genealogia, il corso consente di approfondire l’urgenza ecologica del presente anche attraverso ciò che è stato elaborato dalle donne.
La presentazione di questa iniziativa del CTI avviene attraverso diversi siti e riviste. L’iscrizione prevede l’accesso a dieci videolezioni che possono essere guardate e riguardate in qualunque momento. Per ogni ulteriore informazione, consultate il sito del Coordinamento: https://www.teologhe.org/corso-teologia-delle-donne/