È Vasileios A. Tsigkos – greco, studi di teologia presso l’Università di Salonicco e di Dublino, docente di Teologia pastorale e sociale presso l’Università di Salonicco, autore di numerose opere di dogmatica – a firmare questo volume primo della Dogmatica della Chiesa ortodossa.
In questo testo, specificamente attinenti al dogma sono le pagine intitolate “Il Dio trinitario” e “Il mistero di Cristo”.
Fondamentale, per noi cattolici occidentali, è il capitolo introduttivo in cui l’autore sviluppa alcune “premesse teologiche”. Pagine preziose, per capire la sensibilità con la quale i nostri fratelli ortodossi affrontano la dogmatica, quali le fonti a cui attingono, quale il metodo, quali i contenuti.
Il primo aspetto che colpisce il lettore è il legame «indissolubile» degli elementi che compongono la teologia dogmatica ortodossa. Scrive infatti Tsigkos: «C’è un’unità e un’intrecciatura funzionale e infrangibile tra teologia biblica, patristica e dogmatica… Nella tradizione ortodossa si registra il collegamento organico del dogma con la pratica liturgica e con l’ethos della Chiesa… È inscindibile la connessione tra dogma e culto divino, tra norma della fede e norma della preghiera… La teologia della Chiesa ha, e sempre deve avere, un carattere unitario… La teologia è indissolubilmente connessa alla storia, il cui asse centrale è il momento storico dell’umanazione del Figlio e Logos di Dio Padre».
A comporre i dogmi confluiscono quindi la Scrittura, la Tradizione, gli scritti dei Padri, le definizioni e i canoni dei concili, il culto, le arti liturgiche, la tradizione ascetica, le vite dei santi, il vissuto ecclesiale… Anche l’icona «ha un contenuto dogmatico assai profondo…, poiché spiega i dogmi con la lingua della bellezza».
Perché Tsigkos ha sentito la necessità di un nuovo testo di teologia dogmatica?
Lo scrive nel prologo: in ragione del mutato clima culturale, «riteniamo che sia diventata, oramai, imperiosa la necessità di un rinnovato approccio e di una rinnovata disamina dei temi trattati dalla dogmatica della Chiesa ortodossa». Lo ribadisce nel testo: «Per diventare più convincente, più capace di intervento e di attrazione, la teologia dogmatica deve ricercare la veste linguistica appropriata, se vuole avvicinarsi all’uomo del nostro tempo e comunicare con lui. A tal fine è necessario che essa si mantenga costantemente aperta e dialettica, in un dialogo creativo e fecondo con i bisogni e le aspirazioni dell’uomo contemporaneo».
Mantenendo, però, la propria fisionomia. Non deve quindi occidentalizzarsi, perché in Occidente – annota Tsigkos – la teologia è stata coltivata come scienza specifica, staccando la ricerca teologica dall’esperienza e dal vissuto del corpo ecclesiale, separando la verità dalla vita, mentre, «secondo la tradizione e vita ortodossa, è sbagliato ammettere un’interpretazione a sé stante del dogma».
Si innesta qui la sua analisi (e la sua critica) della teologia scolastica occidentale (razionale, sistematica, concettuale, teorica, intellettualistica…) che ha parcellizzato il discorso teologico in capitoli a sé stanti (Dio, mondo, Chiesa, sacramenti, salvezza…). Purtroppo – ammette il nostro autore – questo modo di fare teologia dogmatica ha contagiato per alcuni secoli anche i teologi ortodossi. Egli chiama quel periodo «una lunga cattività babilonese nei ceppi del pensiero teologico occidentale», annotando, con sollievo, che la teologia orientale «ha iniziato a risvegliarsi dal letargo dell’occidentalizzazione».
L’autore, sulla scia di questo rinnovamento, tratterà i singoli argomenti «organicamente dipendenti l’uno dall’altro e armoniosamente congiunti in un insieme unitario, come ermeneutica del tutto».
Prima di affrontare i capitoli iniziali della sua dogmatica (la dottrina trinitaria e la figura di Gesù Cristo), Tsigkos inserisce un capitolo su “Le teofanie come sorgente di teognosia”. In sintesi: noi di Dio possiamo conoscere solo ciò che egli ha rivelato di sé. E sarà la fede a farci riconoscere i segni della sua manifestazione. Dove? Certamente nelle sacre Scritture. Cristo, scrive Gregorio Palamas, è il solo ad essere al contempo «Dio e teologo» ed è lui a rivelare al mondo il Dio uno e trino. Ma Dio si manifesta anche nei “divinizzati”, cioè negli amici di Dio, i quali, attraverso un cammino di perfezione, più si sono avvicinati alla Divinità. E poi nella divina liturgia, che «è una teofania sorgente di illuminazione». Secondo i Padri greci poi, «tutta quanta la creazione e la storia intera costituiscono l’unica teofania».
Veniamo ai due trattati: la dottrina trinitaria e la cristologia.
«Il dogma della Trinità santa – scrive Tsigkos – è e rimane una croce per il modo umano di pensare». La presentazione della Trinità come un essere in movimento e in comunione confligge con la filosofia greca di un Dio immobile e impassibile. Tentare di penetrare nell’essenza divina è, per la maggior parte dei Padri greci, e soprattutto dei Cappadoci, «una bestemmia».
La parola chiave che più ricorre in questo trattato è “pericoresi”. Che significa? Significa che le tre persone divine co-esistono e reciprocamente in-esistono, si muovono l’una nell’altra, si appartengono a vicenda, nell’unica divina essenza.
Non poteva mancare il passaggio sulla vexata quaestio del “Filioque”. Nel Credo cattolico affermiamo che lo Spirito Santo procede «dal Padre e dal Figlio», mentre, secondo la teologia ortodossa, lo Spirito Santo proviene direttamente dal Padre. Tra le motivazioni: in Gv 15,26 Gesù stesso dichiara che lo Spirito di verità «procede dal Padre»; il “Credo” niceno-costantinopolitano non contiene quella formulazione; introduce nella Trinità due princìpi, mentre l’unico principio è il Padre; degrada lo Spirito Santo e stravolge il dogma trinitario.
Si tratta di un contenzioso rilevante tra la teologia orientale e quella occidentale.
Il secondo trattato presente nel testo è “Il mistero di Cristo”. Qui la “pericoresi” è tra le due nature, divina e umana, che si compenetrano e si comunicano, senza confondersi, nell’unica persona del Logos. La conseguenza di questa realtà ha un valore inestimabile, perché è la base della divinizzazione dell’uomo. L’uomo, infatti, ha la possibilità della sua deificazione per grazia proprio perché, «nella persona del Logos incarnato la natura divina si è unita con quella umana». Da ciò l’assunto secondo il quale «ciò che non viene assunto [la natura umana] non viene neppure salvato».
La Chiesa ortodossa, chiamando Theotòkos (madre di Dio) la Vergine Maria conferma la sua fede incrollabile nella persona di Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità.
Può sorprendere che le ultime pagine riguardanti il “Logos umanato” Tsigkos le dedichi a Maria Madre di Dio. Egli contesta alla Chiesa romana di aver fatto della theotokologia (dottrina sulla Madre di Dio) un trattato indipendente della dogmatica, mentre tutto quanto riguarda la Madre di Dio deve essere organicamente connesso con la cristologia. Per questo motivo, la Chiesa ortodossa ignora e rifiuta i dogmi mariologici della teologia cattolica romana circa l’immacolata concezione e l’assunzione corporea di Maria in cielo. In realtà – a nostro parere – le argomentazioni addotte da Tsigkos per giustificare la differenza fra le due teologie mariologiche non sembrano inconciliabili (anche per noi, infatti, Maria è stata “salvata” – preservata per grazia – e, anche per noi, Maria non ha subìto la corruzione del sepolcro ed è in cielo dove partecipa alla gloria del Figlio).
La lettura dell’intero testo del teologo greco è importante per conoscere con precisione il pensiero teologico ortodosso e anche dove questo pensiero si discosta dalla teologia sviluppata in Occidente. Da qui si capisce l’importanza dei dialoghi ecumenici.
La Postfazione del testo, firmata da Antonio Ranzolin, eccellente traduttore di queste pagine dall’originale greco, è una risonanza, sotto forma di preghiera, dell’intero trattato. Presente, nell’autunno del 2022, in un eremo del Monte Athos, ha partecipato alla liturgia dei monaci – l’Ufficio di mezzanotte – che è «una confessione di fede tradotta in lode stupita o in supplica ardente».
Ancora un plauso all’editrice triestina Asterios nel renderci accessibili le ricchezze dei nostri fratelli ortodossi.
- VASILEIOS A. TSIGKOS, Dogmatica della Chiesa ortodossa, vol. 1, Premesse – Teofanie – Triadologia – Cristologia, Traduzione dal greco e Postfazione di Antonio Ranzolin, Asterios Editore, Trieste 2024, pp. 303, € 26,00, ISBN 978-88-9313-266-4.
Se il mutato ‘clima culturale, ma anche ecclesiale, inter-ecclesiale, ecumenico, richiede una maggiore e migliore conoscenza tra le tradizioni occidentali e orientali, dalla presentazione del testo, probabilmente il testo sarà diverso, è difficile capire come questo possa avvenire quando si continua a parlare del Filioque, dei dogmi mariani formulati dalla Chiesa cattolica, come se niente fosse avvenuto in casa cattolica in questo ultimo periodo… Sarà vero che «riteniamo che sia diventata, oramai, imperiosa la necessità di un rinnovato approccio e di una rinnovata disamina dei temi trattati dalla dogmatica della Chiesa ortodossa»?