Francesco, la dottrina e gli «indietristi»

di:
papa francesco

Photo: ANSA/Alessandro Di Meo/POOL

«Sul problema dell’anticoncezionale, so che è uscita una pubblicazione su questo tema e su altri temi matrimoniali. Questi sono gli atti di un congresso e in un congresso ci sono diverse argomentazioni, poi discutono fra loro e fanno le proposte. Dobbiamo essere chiari: questi che hanno fatto questo congresso hanno fatto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina, ma in senso ecclesiale».

È il caso di riflettere su questa e altre affermazioni di Francesco, in risposta a una domanda posta sull’aereo nel viaggio di ritorno dal Canada. La domanda faceva riferimento a un possibile «cambiamento» in vista sul divieto di contraccezione.

Un volume e la tempesta

Il riferimento sotterraneo – che papa Francesco ha immediatamente compreso – era alle violente polemiche sviluppatesi dal 30 giugno scorso, data di uscita del volume Etica Teologica della Vita che riporta gli Atti di un Congresso della Pontificia Accademia per la Vita  pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana (ne ho parlato qui su SettimanaNews).

Il libro ha provocato un certo clamore mediatico perché contiene una possibile apertura sul tema della contraccezione, anche nella coppia cattolica regolarmente sposata in Chiesa, ma solo a precise condizioni. Inutile dire che il volume, di 527 pagine, recensito con favore da La Civiltà Cattolica (qui), è molto denso e ricco di spunti e di temi. Ridurne la portata a qualche frase fuori contesto è un’operazione fuorviante, purtroppo consueta.

I siti cattolici conservatori, italiani e nordamericani, seguiti dal can can mediatico sui social media (Twitter) hanno immediatamente affermato che la «dottrina» di Humanae vitae non si cambia, portando a supporto della loro posizione Veritatis splendor e Fides et ratio: i teologi non hanno libertà di ricerca, il dialogo non esiste in teologia, il Magistero ha già parlato e ogni discussione è chiusa.

«C’è una regola che è chiarissima»

Di fronte a tali argomenti, nella prefazione del libro firmata da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, si sottolinea che il metodo del convegno è stato il dialogo, sullo stile delle «questiones disputatae» di medioevale memoria, rivendicando la legittimità di uno spazio di dialogo in teologia.

È la linea che Francesco ha argomentato nella sua risposta. Certo una risposta estemporanea, però ben meditata. Innanzitutto, il papa ha immediatamente compreso il riferimento sotteso alla domanda. E quindi ha voluto inserire la sua risposta in un più ampio contesto, fornendo un criterio di ermeneutica teologica tutt’altro che scontato.

«Per lo sviluppo teologico di una questione morale o dogmatica − ha spiegato, iniziando a rispondere – c’è una regola che è chiarissima e illumina. È quello che ha fatto Vincenzo di Lerins (è uno scrittore ecclesiastico del Quinto secolo − nda). Dice che la vera dottrina per andare avanti, per svilupparsi, non deve essere quieta, si sviluppa ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. Cioè si consolida con il tempo, si dilata e si consolida e viene più ferma ma sempre progredendo. È per questo che il dovere dei teologi è la ricerca, la riflessione teologica, non si può fare teologia con un “no” davanti. Poi sarà il Magistero a dire no, sei andato oltre, torna, ma lo sviluppo teologico deve essere aperto, i teologi (ci) sono per questo. E il Magistero deve aiutare a capire i limiti. Sul problema dell’anticoncezionale, so che è uscita una pubblicazione su questo tema e su altri temi matrimoniali. Questi sono gli atti di un congresso e in un congresso discutono fra loro e fanno le proposte. Dobbiamo essere chiari: questi che hanno fatto questo congresso hanno fatto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina, ma in senso ecclesiale, non fuori, come ho detto con quella regola di san Vincenzo di Lerins. Poi il Magistero dirà: sì va bene, o non va bene».

L’«indietrismo» è un peccato

Anche il seguito del ragionamento di papa Francesco è stato importante, perché ha voluto allargare le sue considerazioni con un esempio e una successiva riflessione. L’esempio riguarda l’avanzamento della consapevolezza e della dottrina sul tema delle armi atomiche e della pena di morte.

«Pensa tu per esempio alle armi atomiche: oggi ho ufficialmente dichiarato che l’uso e il possesso delle armi atomiche è immorale. Pensa alla pena di morte: oggi posso dire che siamo vicini all’immoralità lì, perché la coscienza morale si è sviluppata bene. Per essere chiaro: quando il dogma o la morale si sviluppano, sta bene, ma in quella direzione, con le tre regole di Vincenzo di Lerins. Credo che questo sia molto chiaro: una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali».

Francesco poteva fermarsi e invece ha proseguito per rendere più chiaro il suo pensiero. Quei «tanti che si dicono tradizionali» in realtà «sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici: sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione diceva qualcuno – credo che l’ho detto in uno dei discorsi – la tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti, è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa, e sempre questa è verticale. E l’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso. È importante capire bene il ruolo della tradizione, che è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce».

Certamente le parole cristalline del papa non spegneranno le polemiche che soprattutto sui social si sviluppano seguendo uno schema che risponde a quello che oggi si definisce «disordine informativo». Ovvero l’articolato tentativo di confondere attaccando le persone, senza spiegare, gettando in pasto documenti del Magistero spesso poco conosciuti, dando dell’«eretico» a chiunque (soprattutto a mons. Paglia), in base a interessi politico-economici portati avanti (inconfessati) da quei gruppi che intendono dividere la Chiesa dall’interno con la scusa di una supposta fedeltà alla tradizione.

Per fortuna papa Francesco ha smontato una volta ancora questo tentativo. Ma forse servirebbe un concertato e meditato lavoro di conferenze episcopali, vescovi, sacerdoti, media cattolici (quelli vaticani compresi) per far progredire ecclesialmente e culturalmente il «popolo di Dio».

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12 Commenti

  1. Franco 8 agosto 2023
  2. Lorenzo M. 6 agosto 2022
  3. Fabrizio Mastrofini 5 agosto 2022
    • Anima errante 5 agosto 2022
    • don Stefano 5 agosto 2022
  4. Adelmo Li Cauzi 3 agosto 2022
    • Pietro 3 agosto 2022
      • Anima errante 3 agosto 2022
      • Adelmo Li Cauzi 3 agosto 2022
      • Angela 5 agosto 2022
  5. Pietro 2 agosto 2022
    • Anima errante 3 agosto 2022

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