«Labirinti e Biblioteche» è il titolo del ciclo di conferenze promosse quest’anno dal Centro Fede e Cultura Alberto Hurtado nell’ambito de «i martedì alla Gregoriana». L’intento è «rendere onore al libro e alle sue declinazioni cristiane, nel riconoscimento della centralità della Parola e delle parole che ha ispirato nell’arco dei secoli. La Parola di Dio ha assunto la carne delle nostre ispirazioni e si fa ogni volta storia, provocando il pensiero che, talvolta, può aver bisogno di perdersi per ritrovarsi, appunto, tra labirinti e biblioteche» (G. Bonfrate).
I classici
Per dodici incontri, tra ottobre 2019 e maggio 2020, saranno presentati alcuni «classici» della letteratura cristiana. Il criterio di scelta non punta né alla completezza, né all’esaustività. Più semplicemente, è stato chiesto ai professori dell’Università di proporne uno, di spiegarne il contenuto, di contestualizzarlo, e anche di raccontarsi – inevitabilmente – attraverso esso.
Per citare ancora il professor Giuseppe Bonfrate, curatore del ciclo di insieme ai proff. Sandro Barlone sj e Marco Ronconi, «la parola scritta sulla carta sta lì in attesa, disponibile, amica delle nostre curiosità, compagna dei nostri desideri. Sembra un miracolo, alle volte, che le parole depositate nelle nostre tradizioni culturali si rivolgano a noi permettendoci di riconoscerci con e in esse».
L’elenco che ne è scaturito spazia dalla lettera A Diogneto, snodo fondamentale della letteratura dei Padri, al celebre Storia e Dogma redatto da Maurice Blondel alla fine del XIX secolo; dalla Summa Teologiae di Tommaso d’Aquino alla Scientia crucis: Studio su san Giovanni della Croce, scritto da Edith Stein poco prima di essere trasferita dal Carmelo di Echt al campo di Auschwitz; dalle Confessioni di Agostino di Ippona agli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola; dal Cur Deus homo di Anselmo d’Aosta a Essere del Signore di Josef Fuchs. E altri ancora.
Mimesis
Il primo incontro si è svolto lo scorso 22 ottobre. Uno dei più prestigiosi docenti di esegesi del Pontificio Istituto Biblico, il gesuita Jean-Louis Ska, ha raccontato uno dei capolavori della critica letteraria del XX secolo: Mimesis di Eric Auerbach. Non sembri riduttivo dire che lo ha «raccontato».
Mimesis è infatti un libro la cui storia sembra un romanzo, il cui contenuto ha iniziato nuove forme di sapere e che ha resistito a decenni di discussioni e polemiche, rivelandosi un pozzo senza fine di spunti e occasioni, come ha mostrato Ska rileggendo in quell’occasione 2Re 5 (la vicenda di Naaman il Siro) alla luce della lezione di Auerbach.
Una delle tesi portanti di Mimesis riguarda la radice del realismo della cultura occidentale, ossia del modo con cui la nostra cultura si è addestrata a leggere la realtà e a raccontarla. Secondo Auerbach, ebreo tedesco in fuga a Istanbul durante la Seconda Guerra Mondiale dopo un passato da bibliotecario nella stessa università in cui insegnava Rudolf Bultmann, il realismo europeo ha due radici: la letteratura greca da una parte e la Bibbia dall’altra; e non solo per quanto riguarda temi e personaggi, ma per il modo stesso di scrivere e di raccontare.
Chi è stato alla conferenza ha ascoltato questa spiegazione, ma soprattutto ha visto un libro che tra le mani di chi, come il prof. Ska, ha speso la propria vita a imparare a leggere «i libri» per eccellenza (Tà Biblìa, si dice in greco), sembrava scritto esattamente per i presenti in quell’aula. O almeno si è rivelato tale quando, durante la conversazione con l’assemblea, Ska ha risposto a due domande spontanee, dapprima sorridendo e aprendo il volume davanti a sé, poi scegliendo con calma la pagina e la riga, e – semplicemente – leggendo parole che non sembravano scritte nel 1947, ma composte in quel momento per rispondere a quelle precise domande.
La Gregoriana e la città
«Labirinti e biblioteche» è un servizio che l’Università Gregoriana offre alla città di Roma, ma è condiviso attraverso il canale «UniGregoriana» sulla piattaforma youtube, dove saranno riprodotti gratuitamente i video delle conferenze, qualche settimana dopo il loro svolgimento. La prossima conferenza si terrà il 5 novembre quando la professoressa Rosalba Manes presenterà la A Diogneto, altro testo dalla storia romanzesca, visto che risale a un autore anonimo dei primissimi secoli, la cui memoria è stata riscoperta solo nel XV secolo quando, si racconta, un giovane chierico latino riconobbe il manoscritto nella carta usata dal pescivendolo che gli aveva appena venduto il pranzo.
Un testo di rara eleganza e indiscutibile potenza, citato dal Vaticano II nelle Costituzioni Lumen gentium e Dei Verbum, oltre che nel decreto sulle missioni Ad gentes. Un altro libro il cui contenuto è di straordinaria attualità, visto che nel capitolo più famoso affronta i criteri dell’identità del cristiano nel mondo. Ma non vorremmo anticipare nulla di quanto sceglierà di raccontare Rosalba Manes, docente incaricato di Teologia Biblica nella Facoltà di Missiologia della Gregoriana. Preferiamo aspettare e, nel frattempo, fare un salto in una biblioteca sperando di trovare qualcuno che ci faccia compagnia nei labirinti in cui speriamo di perderci.