L’Associazione tedesca di teologia dogmatica e fondamentale indirizza una lettera a Víctor Manuel Fernández, nuovo responsabile del Dicastero della fede.
Eccellenza, gentile arcivescovo Fernández!
In questi giorni lei assume il nuovo incarico di prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Come “Associazione di teologia dogmatica e fondamentale nel mondo di lingua tedesca”, ci congratuliamo vivamente con lei per la sua nomina e le auguriamo la benedizione di Dio per i compiti che l’attendono.
Come organismo rappresentativo della teologia sistematica nelle università e negli istituti superiori, che si occupa intensamente di questioni di dottrina della fede, abbiamo preso atto della sua nomina con grande attenzione.
La lettera con cui papa Francesco ha accompagnato la sua nomina, mette degli accenti che conferiscono al suo ufficio un profilo specifico. Il Santo padre parla della Congregazione per la dottrina della fede, dicendo che «in tempi passati è arrivata a usare metodi immorali. Erano tempi in cui – invece di promuovere la conoscenza teologica – si perseguivano soprattutto i possibili errori dottrinali. Quello che mi aspetto da voi è, senza dubbio, qualcosa di molto diverso». Con ciò il papa indirizza il nostro sguardo verso un futuro che è determinato da molteplici crisi e pone la Chiesa e la teologia di fronte a grandi sfide, difficilmente prevedibili.
Lei stesso ha detto che il Dicastero per la dottrina della fede si trova all’inizio di una «nuova tappa». Questo ci riempie di fiducia. Contiamo sulla volontà e sulla capacità di impegnarsi nel dialogo teologico nei contesti scientifici, sociali ed ecclesiali in cui è necessario assumersi la responsabilità della fede cristiana nei suoi contesti globali e contribuire attivamente ad essa. Come papa Francesco, sentiamo «che la Chiesa “ha bisogno di crescere nell’interpretazione della Parola rivelata e nella comprensione della verità». Ciò presuppone una disponibilità al dialogo, ma richiede anche una disponibilità ecclesiale affinché la teologia possa costituire un «laboratorio culturale» (Veritatis gaudium, 3).
Ci consenta di collegare questo aspetto con una preoccupazione: il proemio di Veritatis gaudium ha spalancato le porte allo sviluppo della teologia come discorso aperto nella responsabilità ecclesiale. Solo così la teologia cattolica potrà trovare il rispetto e la risonanza di cui ha bisogno per il suo lavoro nelle nostre società del sapere.
Ciò presuppone la libertà intellettuale per poter sviluppare la teologia. Questa, a sua volta, non è compatibile con l’intervento disciplinare. Per questo chiediamo che anche le procedure del nihil obstat siano rese più trasparenti, che i processi siano più celeri e che si coltivi una cultura ecclesiale di fiducia reciproca. Siamo convinti che questo rafforzerà la nostra Chiesa nel suo risveglio sinodale e stabilizzerà il rapporto di collaborazione tra Chiesa e Stato, così importante per noi teologi di lingua tedesca.
Vorremmo offrirle, come associazione che in questi giorni sta discutendo il significato di una teologia della rivelazione nel corso della nostra assemblea annuale, la nostra collaborazione laddove le sembri utile. Saremmo estremamente lieti di avere l’opportunità di dialogare con lei.
Con le più sentite benedizioni per la nuova fase del suo lavoro.
Significativo che chi si vuole inventare un nuovo cristianesimo si rivolga al nuovo uomo di punta. Ricordo ai ” teologi/ teologhe tedesche e non solo che loro non sono chiamati ad aprire processi ma al solo oggetto teologico ovvero DIO. Il resto è zolfo satanico. Venendo dalla Germania già conosciamo quali sono i frutti sinodali.
Ricapitolare tutto in Cristo altro che cistericismo.Romano Amerio docet
Questa cosa della stabilizzazione del rapporto fra chiesa e stato non l’ho capita.
Che significa?
Che ora sono conviventi e devono sposarsi?
In municipio ovviamente.