Lo scorso 22 novembre, nel dare inizio alla conversazione con i vescovi della Conferenza episcopale italiana radunati per la loro assemblea straordinaria, papa Francesco ha distribuito ai presenti un cartoncino con l’immagine del Buon Pastore e il testo delle Beatitudini del vescovo che di seguito riprendiamo (Sala stampa vaticana, 22 novembre 2021).
Le beatitudini del Vescovo
Beato il vescovo che fa della povertà e della condivisione il suo stile di vita, perché con la sua testimonianza sta costruendo il regno dei cieli.
Beato il vescovo che non teme di rigare il suo volto con le lacrime, affinché in esse possano specchiarsi i dolori della gente, le fatiche dei presbiteri, trovando nell’abbraccio con chi soffre la consolazione di Dio.
Beato il vescovo che considera il suo ministero un servizio e non un potere, facendo della mitezza la sua forza, dando a tutti diritto di cittadinanza nel proprio cuore, per abitare la terra promessa ai miti.
Beato il vescovo che non si chiude nei palazzi del governo, che non diventa un burocrate attento più alle statistiche che ai volti, alle procedure che alle storie, cercando di lottare a fianco dell’uomo per il sogno di giustizia di Dio perché il Signore, incontrato nel silenzio della preghiera quotidiana, sarà il suo nutrimento.
Beato il vescovo che ha cuore per la miseria del mondo, che non teme di sporcarsi le mani con il fango dell’animo umano per trovarvi l’oro di Dio, che non si scandalizza del peccato e della fragilità altrui perché consapevole della propria miseria, perché lo sguardo del Crocifisso Risorto sarà per lui sigillo di infinito perdono.
Beato il vescovo che allontana la doppiezza del cuore, che evita ogni dinamica ambigua, che sogna il bene anche in mezzo al male, perché sarà capace di gioire del volto di Dio, scovandone il riflesso in ogni pozzanghera della città degli uomini.
Beato il vescovo che opera la pace, che accompagna i cammini di riconciliazione, che semina nel cuore del presbiterio il germe della comunione, che accompagna una società divisa sul sentiero della riconciliazione, che prende per mano ogni uomo e ogni donna di buona volontà per costruire fraternità: Dio lo riconoscerà come suo figlio.
Beato il vescovo che per il Vangelo non teme di andare controcorrente, rendendo la sua faccia «dura» come quella del Cristo diretto a Gerusalemme, senza lasciarsi frenare dalle incomprensioni e dagli ostacoli perché sa che il Regno di Dio avanza nella contraddizione del mondo.
Dal ricco magistero di papa Francesco si potrebbero anche attingere dieci BEATITUDINI DEL PRETE, ovvero dieci stili che noi laici vorremmo vedere nella vita dei nostri preti.
1. Beato il prete, uomo della misericordia e della compassione (discorso 6 marzo 2014) che cammina con il cuore e il passo dei poveri ed è reso ricco dalla loro frequentazione (discorso 16 maggio 2016). Gli emarginati, i poveri, i senza speranza, infatti, sono stati eletti a sacramento di Cristo (discorso 18 settembre 2021).
2. Beato il prete, uomo pacificato che anche nei momenti faticosi diffonde serenità intorno a sé, trasmettendo la bellezza del rapporto con il Signore (discorso 20 novembre 2015). Sa portare concordia dove c’è divisione, armonia dove c’è litigiosità, serenità dove c’è animosità (discorso 15 settembre 2018).
3. Beato il prete, uomo del dono e del perdono (discorso 15 settembre 2018) che sa mantenersi distante dalla freddezza del rigorista e dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato (discorso 16 maggio 2016). La durezza gli è estranea perché non è un ispettore del gregge ma un pastore secondo il cuore mite di Dio (omelia 3 giugno 2016).
4. Beato il prete, uomo della Pasqua e dallo sguardo rivolto al Regno di Dio, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni (discorso 16 maggio 2016). Non è mai arrivato, ma è sempre un pellegrino sulle strade del Vangelo e della vita, affacciato sulla soglia del mistero di Dio e sulla terra sacra delle persone a lui affidate (discorso 1° giugno 2017).
5. Beato il prete che, ad imitazione di Gesù, incontra i volti, incrocia gli sguardi, condivide la storia di ciascuno (omelia 10 ottobre 2021). E’ consapevole che, prima di essere prete è sempre diacono e, prima di essere ministro ordinato, è fratello e servitore di tutti (discorso 15 settembre 2018).
6. Beato il prete autorevole ma non autoritario, fermo ma non duro, gioioso ma non superficiale, pastore ma non funzionario che sa stare in mezzo alla gente come padre e fratello, condividendone gioie e sofferenze (discorso 20 novembre 2015). Nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso (omelia 3 giugno 2016).
7. Beato il prete che a volte si pone davanti al popolo di Dio per indicare la strada e sostenerne speranze e aspirazioni, altre volte sta in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze cammina dietro al popolo per aiutare e infondere coraggio a coloro che faticano a stare al passo (Evangelii gaudium, n. 31).
8. Beato il prete che nei confronti dei laici, non si comporta come il padrone della baracca, ma mette concretamente al bando ogni visione verticista e distorta del suo servizio presbiterale (riflessione 9 ottobre 2021). Promuove e valorizza la partecipazione alla vita della Chiesa di ogni persona battezzata (discorso 16 maggio 2016) dotata del sensus fidei che l’aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio (Evangelii Gaudium n° 119).
9. Beato il prete che si nutre della Parola che predica (discorso 15 settembre 2018), facendola risuonare in tutto il suo splendore nel cuore del popolo avendo essa risuonato dapprima nel suo cuore di pastore. Infatti, la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda (Evangelii Gaudium n° 149).
10. Beato il prete che, mettendo Dio e le persone al centro delle sue preoccupazioni quotidiane, diffonde, alla luce del Vangelo, il gusto di Dio intorno a sé, trasmette speranze ai cuori inquieti (discorso 7 giugno 2021). Egli rifiuta ogni spiritualità disincarnata ed è disponibile a sporcarsi le mani con i problemi della gente (discorso 15 settembre 2018) senza usare i guanti (omelia 3 giugno 2016).