Ferma presa di posizione della Conferenza episcopale brasiliana tramite il Consiglio permanente, riunito a Brasilia dal 24 al 26 ottobre, che manifesta, ancora una volta, la sua apprensione e indignazione per la grave situazione politico-sociale del Paese, che investe sia il popolo che le istituzioni.
Afferma di ripudiare la mancanza di etica, che, da decenni, si è instaurata nelle istituzioni pubbliche, imprese, gruppi sociali e nel comportamento di molti esponenti politici, tradendo la missione loro affidata dagli elettori e gettano nel discredito l’attività politica.
Ciò che avviene mediante il baratto negli emendamenti parlamentari da parte del governo è un affronto ai brasiliani. I tagli riguardanti la salute pubblica, l’educazione, i programmi sociali e così via rendono sempre più profondo il dramma della povertà di milioni di persone. Il divorzio tra il mondo politico e la società brasiliana – osservano i vescovi – è grave.
Crescono di giorno in giorno l’apatia e il disinteresse nei confronti della politica nella popolazione e anche nei movimenti sociali che incidono sulla ricerca del bene comune e vengono privilegiati interessi di parte.
Queste pratiche feriscono la politica e la speranza dei cittadini che non si fidano più della forza trasformatrice e innovatrice del voto: «È grave togliere la speranza di un popolo. Occorre stare attenti, inoltre, a quelle situazioni che possono aprire spazi per salvatori della patria, radicalismi e fondamentalismi che aumentano la crisi e la sofferenza, specialmente dei più poveri, oltre a minacciare la democrazia nel Paese».
Va vinta la tentazione dello scoraggiamento. Soltanto una reazione del popolo, consapevole e organica, è capace di purificare la politica, bandendo coloro che battono le strade della corruzione e del disprezzo del bene comune.
Va incoraggiata la popolazione ad essere protagonista dei mutamenti, di cui il Brasile ha necessità, perché non siano minacciati i diritti dei cittadini e mandate all’aria le conquiste.
Una citazione tratta dalla lettera ai Romani (4,18): Chiamati a sperare contro ogni speranza, dice tutta la drammaticità del momento, soprattutto a causa di politici che non onorano il loro mandato alla ricerca del bene comune.