Lettera pastorale sull’utilizzazione dei social media: è il titolo di una lettera pastorale dei vescovi canadesi, pubblicata il 24 gennaio 2024. Una decina di pagine a stampa. L’urgenza di qualche indicazione in merito è legata ai fatti.
L’87% dei canadesi che hanno accesso ad Internet sono attivi sulle reti dei social. Nel 2026 saranno il 96%. Attualmente il tempo dedicato è un’ora e 56 minuti al giorno. Ma gli adolescenti vi investono 3 ore al giorno. Considerando il tempo dedicato dagli adulti, spalmato su una vita media di poco più di 73 anni, si arriva a dedicare ai social media sei anni e otto mesi, mentre per l’insieme dei pasti si giunge a tre anni e sette mesi.
Dati che non lasciano dubbi sull’importanza del fenomeno e sulla opportunità di collocarlo dentro uno «stile» cristiano.
Ecco le sette indicazioni offerte dai pastori.
- Verificare la correttezza delle informazioni. Le parole e le immagini devono corrispondere ai fatti per evitare il pericolo reale delle false notizie (fake news). L’impegno dei cristiani è di cercare la verità, favorendo l’esattezza della comunicazione. Senso critico, verifica delle fonti, diffidenza verso le manipolazioni: sono le indicazioni pratiche di riferimento.
- Prendere distanza. Privilegiare diversi e differenti punti di vista permette di non essere prigionieri delle “bolle d’eco” che i media favoriscono. Diffidare quindi delle polarizzazioni facili e delle radicalizzazioni ideologiche.
- Rispettare la dignità. Si persegue la verità solo se si prende cura della personalità del proprio interlocutore. Trattarsi con dignità è un passo necessario per non diventare vittime del mezzo. Nel contesto dell’annuncio cristiano la benevolenza è richiesta a doppio titolo: il rapporto umano e la presentazione dell’Abbà di Gesù. È bene non ridurre le persone alle loro idee.
- Sviluppare la curiosità. Quando decidiamo di entrare in una conversazione on line è bene partire da una attitudine di curiosità. Il dialogo va aperto e non immediatamente irrigidito sulle posizioni di partenza. Consapevoli che in tali dialoghi manca tutta la ricchezza del gesto, del tono di voce, dei silenzi, del linguaggio dei corpi.
- Non fermarsi all’impressione. Un testo sgarbato non significa una intenzione cattiva. Può succedere di sentirsi feriti quando l’altro non ha intenzione di farlo. Molto meglio rallentare o sospendere il dialogo, piuttosto che gonfiarsi di indignazione.
- Privilegiare gli incontri reali. «Il comportamento che privilegia l’attenzione al proprio telefono piuttosto che alle persone con cui ci si trova ha ormai un nome – phubbing (contrazione di phone snubbing, «snobismo telefonico»). È risaputo che abbassa di colpo la qualità delle interazioni, pur facendo salire il livello di ansietà». L’incarnazione ci insegna che gli incontri da lontano completano e non sostituiscono quelli faccia a faccia.
- Gestire il tempo di connessione. Le ricerche attestano che una prolungata esposizione alla rete ha degli effetti sulla sanità mentale e il benessere dell’interessato. Non possiamo sacrificare al video il tempo della preghiera, dell’esercizio fisico, dell’attività sociale, del sonno. «Sosteniamo la pratica di un “riposo sabbatico tecnologico” ogni settimana e gli utenti non abbiano paura di chiedere aiuto se utilizzano le reti sociali in una maniera nefasta per sé stessi».
«Le sette indicazioni fornite − proseguono i vescovi canadesi − sono decisioni che ciascuno di noi può prendere per cambiare il paesaggio delle reti sociali. La nostra appartenenza a una comunità di fede mondiale favorisce una mobilitazione per fare avanzare la società umana nel suo insieme, paese per paese».
E concludono: «È giunto il momento di riflettere a quello che possiamo fare insieme, come cattolici canadesi a favore di un ambiente comunicativo più sano, al servizio del bene comune. È in preparazione una legge sulle reti sociali. Non possiamo trattarne qui, ma incoraggiamo tale progetto e appoggiamo una legislazione che favorisca la veracità e il rispetto della dignità umana nelle reti sociali».