Ha accolto la notizia con la serenità che l’ha sempre contraddistinto il nuovo custode di Terra Santa, nominato venerdì scorso. I voti espressi alla professione religiosa si rinnovano ogni giorno nella fiducia in Dio e nei superiori accantonando talvolta anche ogni logica umana. Così l’obbedienza per fra’ Francesco Patton significa abbandonare a breve le sue montagne del Trentino per andare a Gerusalemme a ricoprire un incarico inatteso, ma consapevole di quanto scritto dal “padre” Francesco nella Regola per i suoi fratelli: «I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia» (FF 90).
Solo nel novembre scorso era stato accreditato da un quotidiano trentino in testa alla rosa degli “episcopabili” in vista della successione di mons. Bressan alla guida della diocesi di Trento: aveva sorriso insieme ai suoi frati impegnati nella riorganizzazione della Provincia di san Vigilio di cui era ministro provinciale dal 2008. E quasi all’indomani dalla costituzione della nuova Provincia di sant’Antonio dei Frati Minori – eretta il 16 maggio nella Basilica del Santo a Padova alla presenza del Ministro generale, fr. Michael Antony Perry – giunge la nomina che lo porterà in Terra Santa.
53 anni il prossimo dicembre, originario di Vigo Meano, un sobborgo sulla collina Est di Trento, frate Francesco Patton (professione religiosa solenne il 4 ottobre 1986 e ordinazione presbiterale nel 1989; un fratello maggiore Giovanni, frate pure lui) è ben conosciuto in tutta la diocesi dove le reazioni non sembrano improntate allo stupore, anzi. Esiste tutta una tradizione di missionarietà che ha visto negli anni i frati trentini andare per il mondo assumendo anche incarichi di guida delle diocesi più povere della terra e non solo, come Adalberto Rosat, vescovo emerito di Aiquile in Bolivia morto due anni fa o Adriano Tomasi, vescovo ausiliare a Lima in Perù, o Claudio Moser in Canada, Oscar Girardi in Tanzania, Efrem Trettel, ora in infermeria, ma da quasi sessant’anni a San Francisco.
E per singolare coincidenza con padre Efrem, ideatore e animatore della prima emittente cattolica della California, tra i molti incarichi che dovrà abbandonare Francesco Patton c’è anche quello di docente di scienze della comunicazione presso lo Studio teologico accademico di Trento, dopo aver conseguito la licenza in Scienze della comunicazione presso la Pontificia università salesiana a Roma (insieme ad un altro trentino, don Ivan Maffeis, ora portavoce della CEI). Giornalista dal 1991 ha collaborato a diverse realtà della comunicazione locale, dal settimanale e la radio diocesani, a Telepace, ma sono ben più numerosi gli incarichi a livello pastorale da lui ricoperti negli anni: da membro del Consiglio presbiterale e della segreteria di quello pastorale della diocesi di Trento a presidente della Conferenza dei ministri provinciali d’Italia d’Albania.
Un frate carico di umanità e letizia francescana, catturato dalla «gioia del vangelo» e dall’ideale di vita proposto da Francesco d’Assisi, che ha accompagnato decine di giovani della Gioventù francescana e poi giovani coppie di sposi. Animatore del recente pellegrinaggio del Crocifisso di San Damiano (particolarmente indirizzato ai giovani), è stato coinvolto in diverse occasioni dalla diocesi, come del resto è tradizione per i religiosi trentini. Così i docenti di IRC ricordano con riconoscenza il corso di aggiornamento da lui tenuto nel settembre scorso sull’enciclica Laudato si’ («un’enciclica che sarà bene leggere e rileggere con calma» suggeriva dalle colonne di Vita Trentina all’indomani della pubblicazione) o i suoi interventi sull’indizione dell’Anno della misericordia su richiesta dell’arcivescovo Bressan.
Padre Francesco Patton lascia il convento di San Bernardino a Trento – sorto ancora vivente Francesco d’Assisi per volontà dei suoi frati in cammino verso la Germania – per recarsi a Gerusalemme dove la presenza dei frati è rilevata, ininterrottamente, dallo stesso periodo per custodire i luoghi santi.
Cosa farà fra Francesco? Si lascerà guidare dal Signore, una volta preso contatto coi frati laggiù, facendo anche tesoro dell’esperienza condivisa dalle parole di padre Kaswalder, il francescano trentino, docente al Biblicum di Gerusalemme, morto due anni fa e sepolto laggiù, la cui testimonianza ha costituito sempre un ponte fra il Trentino e la Terra Santa.
Un esperto di comunicazione in una zona dove la mancanza di dialogo diventa conflitto, ma i religiosi sono soprattutto “esperti di comunione” diceva due anni fa un altro frate trentino, Saverio Biasi, vicario episcopale per la vita religiosa. Sulla scia di Francesco col sultano d’Egitto.