Prosegue la serie di pubblicazioni di report di indagine sugli abusi sessuali nelle singole diocesi tedesche. Ultimo quello che riguarda la Chiesa locale di Freiburg, che si caratterizza per una particolare attenzione rispetto alle procedure canoniche e giuridiche da parte dei vescovi e della curia diocesana davanti a casi di abuso di minori da parte del clero locale.
In quest’ottica, particolarmente grave è risultata essere la posizione dei vescovi Saier e Zollitsch (che fu anche presidente della Conferenza episcopale tedesca dal 2003 al 2013, succedendo a Karl Lehmann). Se si tiene conto del fatto che Zollitsch fu prima referente personale di Saier (che diresse la diocesi dal 1978 al 2002) e poi direttore del personale, fino a succedergli nel 2003, si comprende come, trasversalmente al report, la sua sia la figura più coinvolta nel pesante giudizio degli estensori.
In sintesi, risulta un’assenza di cultura giuridica e una sistemica elusione del Codice di diritto canonico e delle disposizioni mano a mano emesse dalla Santa Sede in materia di abusi sessuali contro minori. Tutto in funzione di una protezione acritica della corporazione clericale e della tutela del buon nome e dell’immagine dell’istituzione ecclesiale.
Si conferma, in tal modo, una cultura ecclesiastica diffusa che ha favorito l’occultamento dei casi, la protezione istituzionale degli abusatori, l’emarginazione delle vittime. Cultura trasversale alle Chiese locali e ai paesi, quantomeno per ciò che riguarda l’Occidente cattolico. Prassi diffuse che non conoscono confini nazionali e non si ancorano a stereotipi ecclesiali – tipo vescovo progressista/conservatore.
La posizione teologica ed ecclesiologica dei vescovi sembra essere del tutto irrilevante rispetto all’elusione della normativa ecclesiale e del Codice di diritto canonico. Quando avrebbe dovuto essere applicato, a difesa delle vittime e per rendere loro giustizia, esso rimase del tutto disatteso. Mostrando così che, stante una certa comprensione della strutturazione gerarchica della Chiesa cattolica, il Codice e il diritto sono consegnati all’arbitrio del potere episcopale e alla sua sostanziale intangibilità corporativa.
Non per niente, è stata anche la mancanza di competenze adeguate in ambito canonico che ha spinto p. Zollner a lasciare la Pontifica commissione per la tutela dei minori. E, più ampiamente, si rende urgente una riflessione seria e approfondita sulla mancanza di cultura giuridica proprio da parte del ceto episcopale e dei preti. Che ha, come conseguenza, un ricorso discrezionale e asimmetrico alla normatività stessa del Codice (il cui utilizzo diventa quasi implacabile in molti ambiti della pastorale, mentre viene completamente dimenticato quando si tratta di questioni penali riguardanti il clero – ad esempio).
“stante una certa comprensione della strutturazione gerarchica della Chiesa cattolica, il Codice e il diritto sono consegnati all’arbitrio del potere episcopale e alla sua sostanziale intangibilità corporativa”
Una intuizione tanto semplice e vera. Un articolo veramente ben fatto. Spiace vedere che i nostri pastori non abbiano neppure l’onesta di riconoscere l’intangibilità del sistema e che esso va cambiato alla radice. Il Codice di Diritto canonica è totalmente inadeguato e va riformulato per tutto quello che riguarda la parte dei processi e del governo ecclesiastico, lasciato al totale arbitrio di un certo numero di dittatori, continuate pure a chiamarli “pastori”, “superiori”, “parroci”, ma questo sono.